Lo ricordate? Tutto nacque con la sociologia giornalista del “popolo dei fax“, all’inizio degli anni Novanta, quando lo scalpo dell’ex Pci era conteso tra i meno brizzolati D’Alema e Veltroni mentre il Cinghialone Craxi veniva sostituito da Silvio Berlusconi. Non c’era ancora internet e anche quando questa era diffusa, ma non ossessiva e social come oggi, la “società civile” trasmutò in quella che lo storico inglese, residente a Firenze, Paul Ginsborg, etichettò come “ceto medio riflessivo“: e vai così a riflettere tra girotondi e costituzione (talmente riflettenti che finito il Caimano non se ne vede più uno, a riflettere… on n’est pas chic).

Oggi tutta l’indignazione scorre via internet, sui social, su Facebook o sui 140 caratteri di twitter, ad ondate, incontrollabile o molto controllabile e, alla fine, influente nell’emozione come ininfluente nella struttura, nella carcassa, della politica, dell’economia, della comunicazione. E forse del “click-attivismo“, momento catartico dove i tasti diventano agorà, iniziamo a pagarne le prime conseguenze. Forse più a livello locale che nazionale, dove comunque la capacità di “contro-informarsi” agita tanti piccoli nuclei tuttavia incapaci di coagularsi.

Prendiamo la nostra San Benedetto. Ad eccezione del dinamismo ambientalista di associazioni come “Ambiente e Salute nel Piceno”, o anche la protesta “No Triv” o contro le degenerazioni del biogas, tutto sembra non scorrere. Può accadere qualsiasi cosa, che non rientri “nel proprio giardino” (giardino da preservare da intrusioni illogiche, si badi bene) che può accadere persino su Marte.

La classe politica è del tutto disinteressata, o persino incapace di comprendere a questo punto, qualsiasi dinamica che fuoriesca leggermente dalle logiche partitiche, ovvero carrierette e consenso (maggioranza e opposizione classica di centrodestra) con poche e sempre più rare eccezionali manifestazioni di curiosità intellettuale, e quindi di ricerca, coinvolgimento, confronto.

Ma la ex società civile è scomparsa, semmai esistita. Qualche anno fa la città sembrava pronta ad un risveglio, con i movimenti nascenti sulla questione dello stoccaggio gas, altri che hanno lottato duramente per le estrazioni di sabbia dall’Adriatico e il ripascimento di sabbia seguente, senza dimenticare il grande sforzo collettivo per un “Piano regolatore a Crescita Zero“.

Per restare al tema del nuovo lungomare, del quale mi sto occupando in questo periodo, l’intera faccenda, essenziale per la città, è lasciata nelle mani di un progettista, il sindaco, qualche assessore e qualche rappresentante di maggioranza, una decina di persone in tutto che non incontrano alcun tipo di aiuto/critica da parte di imprenditori, quartieri, ambientalisti.

Fanno bene, dunque, coloro che sono al lavoro per la preparazione dei comitati elettorali per le votazioni del 2016, tanto i programmi sono scatoloni vuoti copia&incolla, la visione della città non esiste, l’opposizione si esaurisce con un “click&like”