
ASAMB CALCIO. Una premessa: se la Sambenedettese non si trovava in una situazione di classifica inaspettata e negativa, probabilmente l’attuale disappunto sarebbe stato rinviato a fine campionato. Il motivo però non è quello che state pensando ma perché sarebbe stato interpretato come un disturbo ad un cammino tecnico favorevole. E letto con occhi diversi e un po’ bendati.
La società rossoblu non sta attraversando un momento felice sotto l’aspetto tecnico nel quale gli errori li vedo più nel ‘manico’ che nelle possibilità della rosa. Anche se è difficilissimo smentire chi ritiene che la squadra, a dicembre, non si è rafforzata, anzi. Due giocatori sempre positivi come Di Paola e Valim non andavano ceduti: Alessandro e Scarpa non li valgono. Però, prima di criticare Arcipreti che sicuramente li avrebbe aggiunti a quelli che c’erano e non sostituiti, vanno fatte alcune considerazioni. I cordoni della borsa non li ha lui. Sarebbe invece colpevole se fosse stato lui a mandare via Di Paola e Valim, suggerendo alla società e al tecnico, Alessandro e Scarpa. Tra l’altro Padovani sulla destra era già una valida riserva.
Io sono abituato a parlare o scrivere a ragion veduta ed ora quello che vedo è una squadra messa male in campo con Tozzi Borsoi isolatissimo nel mezzo e mai raggiunto con scambi stretti nei pressi dell’area avversaria. Vedo due attaccanti sempre larghi (Napolano e Alessandro) in un 4-3-3 che, secondo me, depotenzia l’ex Cosenza e non ha nell’argentino un’ala capace di superare l’uomo e aiutare il centravanti. Con D’angelo vicino a Tozzi Borsoi e Napolano alle loro spalle, libero di andare dove vuole, molte cose migliorerebbero.
In difesa Borghetti sta accusando gli anni: con qualcuno in meno non starebbe in serie D. Pepe non è quel difensore arcigno che fa sentire il fiato agli attaccanti, a volte sembra che guardi la partita più che giocarla. Essendoci in panchina un difensore giovane (Fedi), le responsabilità sono di chi non lo schiera. Anche perché sarebbe difficile fare peggio. O trovare soluzioni diverse (Pino Perotti sull’Espresso Rossoblu suggerisce di arretrare Tozzi Borsoi come fece nel 1959 mister Eliani con il centravanti Santoni) che potrebbero rivelarsi utili ma toglierebbero all’attacco (scegliendo la soluzione di Pino) l’unica vera punta rimasta dopo l’addio a Di Paola.
Il centrocampo vive su Carteri che, solo il pensiero di non averlo acquistato, mi fa venire i brividi. Paulis è bravo ma insufficiente per dare consistenza al reparto. In un contesto simile fare a meno di Baldinini diventa un peccato ‘mortale’. Sui portieri è meglio stendere un velo pietoso. Lì, per esempio, Arcipreti avrebbe dovuto puntare i piedi e chiedere per la panchina un uomo di esperienza, anche se quarantenne.
LA SOCIETÀ? Secondo me ci risiamo e la prima resa dei conti è arrivata puntualmente a metà febbraio (con Pignotti e Bartolomei arrivò a dicembre) quando le risorse locali (abbonamenti e sponsor) diventano insufficienti per portare a termine la gestione sportiva. Nel caso attuale però non c’è alcuna similitudine con quanto accadde nel 2013. Oggi non ci sono debiti, tanto meno insopportabili. Il problema, secondo me, è un altro. Gli attuali presidenti adesso devono mettere concretamente le mani in tasca e, giustamente, per farlo vorrebbero qualche garanzia legale e trasparente e non dover convivere con problematiche (stadio, mancanza di campi, Comune confuso e immobile, eccetera) che non li riguardano direttamente.
Insomma, la situazione rischia di precipitare in vicinanza della fine del torneo se le parti in causa non dicono espressamente e pubblicamente quello che vogliono in cambio di investimenti sulla società rossoblu. Magari una sola volta ma, per lasciare la serie D, servono investimenti cospicui seppur non esagerati (2-300 mila euro) da aggiungere a quelli derivanti da abbonamenti e entrate varie. Una volta tra i ‘prof’, un’efficiente gestione sportiva sarà più importante di quella economica. Per due motivi: il primo perché in Prima Divisione, almeno per i primi due-tre anni, sarà importante mantenere la categoria e per farlo basterà la forza della nostra tifoseria. Tra prestiti e giovani da valorizzare, gli investimenti necessari saranno minimi o nulli se non si punta alla promozione in serie B.
All’uopo rilancio subito una mia idea sulla quale servirebbe puntare sin da adesso. Una società (con l’investimento di cui scrivevo sopra) formata da uno o più ‘stranieri’ per il 51% (sarebbe meglio il 50% ma è meno realizzabile) e l’altro 49% a personaggi locali. Capitale sociale versato di 600 mila euro, presidenza allo ‘straniero’ e ruoli importanti e determinanti in società a rappresentanti sambenedettesi. Il tutto nella massima trasparenza e serietà. Non invento nulla perché già ad Alessandria e Chiavari (i casi che conosco) sono state attuate, con risultati eccellenti, soluzioni molto simili se non uguali.
Una prospettiva che potrebbe però risultare insufficiente se si vuole veramente far tornare il calcio vero nel territorio che una volta si chiamava Riviera delle Palme con i suoi tredici comuni uniti e con spirito comune anche calcistico.
Insomma, se non si ricomincia a vedere la Sambenedettese ed il suo stadio come l’unica possibilità per tornare in serie B (e anche per la prima volta in A, perchè no) ogni volo di fantasia diventa irrealizzabile. Oggi viene vista da Porto d’Ascoli e Grottammare come una concorrente tra i dilettanti. Il mio sogno, ma credo anche quello di gran parte dei residenti in Riviera, sarebbe quello di un unico settore giovanile con campi di gioco negli stadi migliori (Grottammare, Cupra Marittima, Monteprandone, Acquaviva) per le gare che vanno dai Pulcini alla Primavera.
Resterebbero chiaramente le squadre militanti attualmente nel calcio dilettantistico (Eccellenza, Promozione, Prima e Seconda categoria) dove però, insieme a 3-4 giocatori esperti, dovrebbero militare calciatori del settore giovanile unificato. Un progetto, secondo me, realizzabile. A meno che qualcuna delle località sopracitate non stia pensando di intraprendere i percorsi di Chievo Verona, Real Vicenza per prendere il posto della Samb. Non sarebbe nemmeno male.
Ma, se così non fosse, Bucci e Moneti avrebbero ragione a ritenere che San Benedetto del Tronto e il suo comprensorio non meritano campionati calcistici sopra la serie D. Anzi me ne sto convincendo anch’io. Bella non è.
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Pienamente d’accordo sulla creazione di un settore giovanile unico per tutta la riviera, oramai mantenere una squadra per ogni paesino è pressoché impossibile, le strutture nei comuni limitrofi ci sono ( Cupra, Grottammare, Monteprandone) e non c’è affatto bisogno di nuovi campi, quello che serve e’ creare una forte sinergia tra più Comuni, ottimizzando le risorse e valorizzando i giovani locali, altrimenti non ci sarà alcun futuro roseo per la Sambenedettese e di conseguenza per il tutto il calcio locale.
In pratica lei ha espresso i miei stessi concetti con parole diverse. Sfido a trovare un lettore che non la pensa come noi e, se esiste, in grado di spiegare perché. Eppure un’idea così utile e condivisa per il futuro calcistico del territorio non viene messa in pratica. Forse manca una persona che si prenda l’impegno di organizzare incontri con i rappresentanti delle località da noi indicate, per mettere a punto la proposta. Se nessuno lo fa mi propongo io con il mio giornale. Provarci a questo punto è indispensabile ma dopo che gli interessati (i dirigenti delle squadre interessate)… Leggi il resto »
direttore,negli anni ottanta,Samb di Sonetti in serie B,ricordo benissimo che la Samb calcio aveva raggiunto degli accordi con realtà confinanti e non per i settori giovanili,in pratica i “migliori” andavano alla Samb.ricordo benissimo,visto che c’ero anche io, il settore giovanile dai giovanissimi alla primavera,di sambenedettesi se ne contavano sulle dita della mano!
Sì ma era frutto di accordi estemporanei perché era già una società stabile e formata da persone del territorio. Adesso la società è instabile perché non vi sono all’interno imprenditori locali (non solo sambenedettesi). I tempi sono diversi e la progettazione deve essere totale e coinvolgere chi vuole far tornare la Samb la squadra dei grottammaresi, degli acquavivani, dei cuprensi, dei monteprandonesi, dei martinsicuresi e, incredibile ma vero… di tutti i portodascolani.
sono d’accordo con lei sulla stabilita’ di una societa’,ma purtroppo ogni anno stiamo a sentire le solite cose: CERCASI IMPRENDITORE LOCALE. Io penso,che prendere una societa’ come la samb non sia un ottimo investimento da fare,specialmente oggi.Ci sono troppe spese e poche entrate.Ricordo che anche ai tempi di Zoboletti si cercavano,almeno,gli albergatori…!! Per quanto riguarda i settori giovanili da un po’ di anni a questa parte si chiamano “scuole calcio” dove l’iscrizione si paga!!! Cioè io non lavoro,non posso far andare mio figlio a giocare a calcio,perchè non ho i soldi per l’iscrizione!!! Nè conosco tanti di genitori che hanno… Leggi il resto »
Infatti io non ho scritto CERCASI IMPRENDITORE LOCALE bensì cercasi 10-15 sambenedettesi (non devono essere per forza imprenditori) che diventino parte integrante della società anche al 49% ma con precise clausole sull’aspetto amministrativo.
Visto, lo ripeto, che non esiste uno o due che tirano fuori 300 mila euro o 150 mila cadauno per acquistare il 51% della società.
Mi scusi ma non ha capito. CentoSamb lo proposi quando la Samb stava per scomparire e scrissi meglio cento che zero. Adesso è diverso ed ho solo detto, spiegandolo, che il futuro della Samb nel calcio che conta è legato a due fattori; ad una rappresentanza societaria rivierasca anche parziale e minoritaria (di poco) e che essa diventi la squadra del territorio “Riviera delle Palme” che comprende 13 comuni. Se invece, da sole, Grottammare, Porto d’Ascoli o Monteprandone scalassero i vertici del calcio, nessuno, né io né lei possiamo impedirlo e tanto meno può essere ritenuta una cosa brutta. Ho… Leggi il resto »
Ci siamo. Anche se le ricordo che nella nostra provincia, io ho qualche anno più di lei, Ascoli ha preso il posto della Samb dopo che per oltre 25 anni tutti i piceni, diversi ascolani compresi, erano tifosi della Samb essendo quella dei bianconeri una formazione solo dilettantistica. Dal dopoguerra alla fine degli anni 60. Oggi si informi su quanti grottammaresi, monturanesi, montegiorgesi, elpidiensi, cuprensi, monteprandonesi, lamensi non tifano più Samb ma i nostri cugini bianconeri. Io e lei non cambieremo mai ma il mondo cammina e né io né lei possiamo fermarlo. Le ricordo anche che con l’Ascoli in… Leggi il resto »
Una squadra di calcio amata e fortemente radicata in un territorio, è fatta di due componenti molto diverse tra loro: 1) La Samb è una realtà di fatto, una costante dal 1923, che non può esistere senza il nostro territorio e i suoi splendidi tifosi, ha una storia lunga e un tempo gloriosa, merita un museo, degli impianti, una fondazione di carattere territoriale duratura nel tempo e in grado di tutelarne la storia, gli investimenti sul territorio, il marketing, la tifoseria. QUESTA COMPONENTE E’ SU BASE AFFETTIVA E DI LUNGA DURATA, FORSE ETERNA. 2) Esiste poi un’altra Samb calcio che… Leggi il resto »
Mi piace tutto, di più “…avrebbero un interlocutore locale che li affianca, li aiuta e li controlla”.
È in linea con le mie riflessioni ma non leggo niente sul settore giovanile unico che, secondo me, risolverebbe alla grande il problema dei campi da gioco e tanto altro.
Un settore giovanile unico è chiaramente collegato ad un discorso globale di appartenenza con dirigenti, come una volta locali, ma non obbligatoriamente sambenedettesi. Tu sei giovane ma prima era così, ricordo per esempio che un dirigente molto attivo era Piatti (non ricordo il nome) di Cupra Marittima. L’essere parte della società sottintendeva il tifo per la squadra non la residenza a San Benedetto ma quella nel territorio. E il territorio al quale mi riferisco, anche se sta perdendo i pezzi, è ancora composto da tifosi o simpatizzanti della Samb. Si può essere dirigente della Samb e curare le vicende di… Leggi il resto »
No direttore, ho detto che al Ciarrocchi di Porto d’Ascoli giocano le giovanili della Sambenedettese guidate da Palladini e finanziate da NoiSamb… una realtà forte calcisticamente e ben attrezzata come tecnici, staff, dotazioni, gli manca solo il campo e usa appunto quello del Porto d’Ascoli… Un conto è tifare Sambenedettese e un altro è agevolare Moneti, Paterna, Tormenti, e company, che incarnano male la sambenedettesità calcistica; quello che manca è un punto di riferimento organizzato, stabile e locale, che possa rappresentare lo zoccolo duro del territorio rossoblù (non solo SBT ma anche il circondario) e renda giovanili e impianti indipendenti… Leggi il resto »
Ho ripreso una tua frase per questo motivo e cioè che nessuno va agevolato ma semplicemente controllato e supportato contemporaneamente.
Sul Porto d’Ascoli non ti eri spiegato bene.
Tutte lodevoli e giuste le Vostre considerazioni, ma Signori miei quello che il Vostro Amore non vi fa considerare e’ che…È FINITA! Noi quasi cinquantenni e oltre viviamo di ricordi che non vogliamo lasciare ma non sarà mai più quel che è stato! La Samb e’ qualcosa ormai che sta sui libri di storia e nel cuore di chi, come noi, l’ha vissuta fino agli anni 80, ma ora è finita e non tornerà! Vi siete accorti che ai giovani non gliene frega più niente, per i giovanissimi e’ un argomento che non esiste e che non esistono più imprenditori… Leggi il resto »
Lei è forse un profeta? “La Samb è finita e non tornerà”. Sono comunque quasi d’accordo con il suo pessimismo anche se i giovani o giovanissimi che vanno allo stadio non sono pochi. A meno che la curva non si riempie ogni partita in casa con ultra 50enni. A me pare di no. La strada però è quella che indica lei, se si continua di questo passo. Il mio DisAppunto rappresenta proprio questo pericolo ma contiene una via d’uscita per la quale rassegnarsi è sbagliato. Con un po’ di buona volontà 15 sambenedettesi da 20 mila euro si trovano. Se… Leggi il resto »
È vero però sarà molto più difficile, di questo passo, che i ì tuoi figli abbiano qualcosa da raccontare ai tuoi nipoti
Appunto, e’ proprio questo il punto!
Finché la Samb non tornerà ad essere una società di calcio “vera”, senza interessi ” sciacallistici ” e senza promesse di compensazioni di qualsiasi tipo e genere – e non mi riferisco alla attuale proprietà – la Sambenedette Calcio sarà solo un grande ricordo del passato.
Lo dice uno che ” buttò ” 20 milioni per fare bella la Samb anche fuori dal campo di gioco; era la Samb di Venturato. Capii tutto in 15 giorni, la storia terminò lì.
Non credo proprio. Anzi, no sicuramente. Sanno della nostra correttezza.
Il punto e’ io la Samb la seguo, abbonato e appassionato molto più di quanto lei può immaginare e questo avviene ininterrottamente dai tempi del Ballarin in cui facevo anche la moscotte circa 42 anni fa…ma guardare in faccia la realtà, comprenderla ed analizzarla non significa pontificare!
Infatti non mi riferivo a chi continua a seguirla, ma a chi non ci va più perchè la categoria è infima.
E per “pontificare” intendevo quelli che vivono solo di ricordi e ritengono una specie di idioti quelli che vanno ancora alla partita.
Quelli che dicono “i soldi miei non li vedono più” e poi magari pagano l’abbonamento a Sky per vedere il “sano” calcio di serie A.
E sta a noi genitori non far contagiare dalla TV i nostri figli, ma coltivare in loro il culto della domenica allo stadio.
L’imprenditore onesto, motivato o forse tifoso di una squadra, non può essere un filantropo. Tutti sanno che quando un’attività chiude in pari è comunque una rimessa, e queste pretese della tifoseria devono finire. Chi investe nella Sambenedettese deve avere il proprio ” manifesto” ed “onesto” tornaconto in termini economici, così egli è motivato ad investire nella squadra e nella città di San Benedetto del Tronto, a beneficio di tutti. La dirigenza Rossoblu su questo punto è stata chiara: se volete arrivare in B, qua ci vogliono i soldi. Gli imprenditori locali hanno rifiutato, e come dargli torto (se vediamo gli… Leggi il resto »