SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il brodetto divide la città, dopo la pubblicazione della ricetta che rappresenterà il piatto sambenedettese all’Expo 2015. Federico Palestini, cuoco dell’osteria Caserma Guelfa, ha optato per l’utilizzo di pesce senza spine e di tre sole tipologie: gattuccio, palombo e seppia, con pomodoro acerbo, peperone ed aceto.

Una bestemmia per i difensori dell’identità e della tradizione, che oggi insorgono anche per tutelare l’immagine di San Benedetto oltre i confini territoriali.

Passino nove, dieci tipi di pesce anziché i dodici, ma tre sono improponibili, questo piatto è una lontana parentela di quello originario”, contesta Sandro Assenti della Confesercenti. “Da anni stiamo cercando di valorizzare il brodetto, con convegni e manifestazioni. Abbiamo coinvolto associazioni di pescatori, figure storiche, ristoratori e riviste internazionali come il Gambero Rosso”.

Assenti confessa di aver parlato con Palestini: “Lo stimo, non ho niente da eccepire sulle sue qualità, ma ha snaturato un piatto. O si cucina in un certo modo o non si cucina affatto. Non voglio fare polemica, voglio raggiungere l’obiettivo. L’Expo sarà una vetrina, non puoi fregiarti dell’appellativo di brodetto sambenedettese se brodetto sambenedettese non è. Mettiamo il caso che un turista lo mangi a Milano e poi voglia riassaggiarlo nella nostra città. Si ritroverebbe a tavola un altro piatto”.

Per quanto riguarda il brodetto, è in fase di approvazione il regolamento che disciplinerà gli ingredienti da utilizzare. “Con l’Alberghiero siamo d’accordo, sono quindi stupito di questa strada che hanno deciso di percorrere. Rischiamo di sparare sulla Croce Rossa”.

Il pensiero vola immediatamente alla querelle tra Carlo Cracco e il Comune di Amatrice: “Solo per aver detto che mette l’aglio nell’amatriciana è scoppiato il finimondo. E’ stato messo in croce. Capisco che il turista aveva difficoltà a mangiare pesci spinosi, tuttavia la rielaborazione non può stravolgere i sapori. Dobbiamo valorizzare pure il pescato nostrano, sono convinto che il Comune seguirà la nostra corrente. Non voglio apparire bacchettone, ma se stiamo lavorando per una ricetta originaria bisogna attenersi alle regole. Non puoi rappresentare San Benedetto e fregiarti di un brand che con forza stiamo cercando di riproporre nei tavoli. Mi auguro che entro maggio Palestini rivisiti e riveda il piatto. Ci deve essere necessariamente del pesce spinato, che sia emblema del territorio come lo scorfano, la razza, il pesce ragno”.