NEW YORK – Cinquant’anni fa, a New York, fu assassinato Malcolm X. Fu considerato uno dei più grandi, e controversi, capofila afroamericani del ventesimo secolo. Dopo una lunga e complessa evoluzione del suo percorso spirituale, sostenne che l’Islam era capace di abbattere ogni barriera razziale e forma di discriminazione. Negli anni 60 la battaglia per il conseguimento da parte delle persone di colore dei diritti civili era in gran fermento.
La vita di Malcolm X fu molto difficile. E’ raccontata in maniera esauriente ed efficace in “Autobiografia di Malcolm X”, un libro autobiografico scritto dal predicatore afroamericano con la collaborazione del noto scrittore Alex Haley. Da questa autobiografia si basò la sceneggiatura del film “Malcolm X” diretto nel 1992 dal regista Spike Lee e interpretato dall’attore Denzel Washington. Malcolm Little nacque il 19 maggio 1925 a Ohama in Nebraska. L’infanzia fu particolarmente complicata. Il padre Earl, predicatore battista e sostenitore di Marcus Garvey (invocava il ritorno di tutti gli uomini di colore in Africa), fu assassinato da persone affiliate al Ku Klux Klan (organizzazione terroristica e razzista) però ufficialmente le autorità parlarono di suicidio. Da quell’episodio la famiglia di Malcolm X si sfaldò. La madre Louise, che aveva sempre sostenuto la tesi dell’omicidio, fu internata in un manicomio e i figli furono affidati a varie famiglie di tutori. Malcolm X, nel periodo dell’adolescenza, fu un bravo studente tanto da diventare capoclasse. Pensò di diventare avvocato. Abbandonò gli studi e comincio a perdersi dopo che un insegnante gli disse senza mezzi termini che fare l’avvocato “non era un obiettivo realistico per un negro”. Cominciò a vivere da sbandato. Lavorò come lustrascarpe in un locale e come cameriere in un treno. Però si specializzò in affari illeciti come lo spaccio di droga, gioco d’azzardo, prostituzione, rapina ed estorsione. A soli 20 anni, nel 1946, fu arrestato e condannato a dieci anni per violazione di domicilio, possesso illegale di armi da fuoco e furto. Era diventato un vero criminale.
In prigione avvenne la rinascita spirituale di Malcolm X. Grazie a un suo fratello si avvicinò alla religione islamica e al movimento Nation of Islam con capofila Elijah Muhammad. La tesi di questo gruppo era che la maggior parte degli schiavi africani erano musulmani prima di essere catturati dagli americani e che quindi i neri dovevano riconvertirsi all’Islam. Altra tesi sostenuta dal movimento era di creare una “nazione nera” separata all’interno degli Stati Uniti per ottenere i diritti civili di cui non privilegiavano. Malcolm X fu affascinato da queste teorie e divenne un lettore accanito di libri di storia e filosofia. Divenne un uomo di cultura e condivise il pensiero che tutti gli uomini bianchi erano diavoli, ripensando anche alla sua vita fino a quel momento condita da personaggi che a suo parere l’avevano spinto nella cattiva strada. Uscito dalla prigione, si recò da Elijah Muhammad e cambiò il suo nome originario in Malcolm X per simboleggiare il rifiuto del suo cognome da schiavo e l’assenza di un vero nominativo africano-musulmano. Divenne parte attiva del movimento e andò per le strade a predicare la parola di Elijah Muhammad e dell’Islam. Nei templi teneva comizi duri e impetuosi riguardo al fatto che l’uomo di colore era stato sfruttato e calpestato dall’uomo bianco ed era giunta l’ora di ribellarsi e ottenere con ogni mezzo i diritti civili e umani finora negati. La sua predicazione portò molti adepti e la Cia cominciò a seguire e temere le mosse di Malcolm X. Come citato prima, erano anni in cui molti predicatori afroamericani, di varie religioni, auspicavano i diritti civili per la propria gente. Tra i più celebri Martin Luther King. Malcolm X ebbe diversi scontri con loro perché non sopportava il loro buonismo alla “zio Tom” verso l’uomo bianco. E i loro attacchi a Elijah Muhammad. Malcolm X si sposò in seguito con Betty Shabazz ed ebbe sei figlie.
Nel corso degli anni cominciò ad avere degli scontri con membri del movimento e con lo stesso Elijah Muhammad. Venne a conoscenza delle avventure extraconiugali di quest’ultimo e rimase deluso dalla sua spiegazione che essendo “inviato di Dio” aveva il diritto di avere più donne e ingravidarle. Inoltre alcuni adepti cominciarono a essere invidiosi della popolarità di Malcolm X. Il movimento si arricchì, alle spalle di Malcolm X, e cominciarono a venire fuori interessi che con la religione islamica non avevano nulla a che fare. Ci furono pure discussioni su certi eventi. L’assassinio di quattro bimbe di colore cristiane a Birmingham secondo Elijah Muhammad non doveva essere condannato perché quella comunità si era dimostrata buonista nei confronti dell’uomo bianco. Ma per Malcolm X erano inaccettabili il silenzio e questa discriminazione. La goccia che fece traboccare il vaso fu il silenzio imposto dalla Nazione dell’Islam inerente all’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy perché “uomo amato dalla gente”. Questo pensiero andava contro i principi creati inizialmente dal movimento. Malcolm X, più per sfida che per convinzione, commentò invece il fattaccio dichiarandosi “felice” per la morte del presidente americano. Questo gli costò il divieto di parlare in pubblico, da parte del movimento, per novanta giorni. Lo stato d’animo di Malcolm X fu scosso da tutto ciò. Cominciò a dubitare della parola che fino ad ora gli era stata insegnata e credeva che il vero Islam non fosse quello di cui parlava Elijah Muhammad.
Si separò nel 1964 dal movimento e creò l’associazione Muslim Mosque. La principale differenza ideologica fu l’abbandono del presupposto religioso come elemento di coesione per il popolo nero. Malcolm X si convertì all’islamismo ortodosso e cambiò il suo pensiero inerente al fatto che “tutti gli uomini bianchi erano diavoli”. Tutto ciò cominciò a creare delle tensioni con la Nazione dell’Islam e ricevette continue minacce di morte. Per approfondire il concetto della religione islamica decise d’intraprendere il pellegrinaggio alla Mecca. Durante questa esperienza condivise il pensiero che l’Islam poteva abbattere qualsiasi barriera razziale.
Riguardo a ciò lasciò un messaggio: “I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore. Perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. Da quando alla Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini di tutti i tipi – cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti – alcuni sono addirittura degli ‘zio Tom’. Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi”.
Al ritorno negli Stati Uniti si unì insieme agli altri predicatori, tra cui Martin Luther King, nella battaglia per i diritti umani. Il 21 febbraio 1965, durante un comizio a New York, fu brutalmente ucciso da sette colpi di arma da fuoco. Tre membri della Nazione dell’Islam furono fermati e giudicati responsabili dell’omicidio. In molti però pensano che dietro a quest’assassinio ci sia stata anche l’impronta di qualche federazione governativa americana dato che Malcolm X era diventato un personaggio scomodo.
Aldilà di tutto la vita del predicatore afroamericano può essere presa come esempio. Da sbandato divenne un uomo ammirato e rispettato in tutto il mondo. Commise degli errori e ne pagò le conseguenze. Sopravvisse agli infernali gironi della malavita e riuscì a riscattarsi diventando un uomo perbene che lottò per i diritti degli uomini di colore. Certo, in maniera forte e decisa, ai limiti della provocazione. Ma non scatenò mai tumulti o fatti incresciosi di violenza.
Nel mondo occidentale ed europeo si ricorda molto di più la figura del cristiano e pacifista Martin Luther King. E’ giusto, naturalmente, ricordarlo (di recente è uscito nelle sale cinematografiche il film ‘Selma, la strada per la libertà’) per tutto il bene che ha fatto. Ma è giusto ricordare anche l’importanza di un personaggio come Malcolm X. Un musulmano. Perché in questi tempi, tra minacce terroristiche da parte dell’Isis e di altre organizzazioni, si commette l’errore di pensare che la nostra religione sia migliore delle altre. Non dovrebbe esistere una classifica di gradimento. Molti non sanno che il Cristianesimo e l’Islam provengono dallo stesso ceppo. Nel Corano sono presenti Gesù, Abramo, Mosè e la Madonna. I terroristi non sono musulmani. Non sono religiosi. Combattono una guerra lucrando sulla “parola di Dio”. Errore commesso in passato (anche recente) pure dagli stessi Cristiani. Il Cristianesimo e l’Islam professano l’uguaglianza e l’amore tra tutti gli individui della Terra senza nessun tipo di discriminazione. Come capì lo stesso Malcolm X. Purtroppo gli interessi egoistici e affaristi dell’uomo hanno creato apposta varie discriminazioni e messo l’uno contro l’altro. Una verità dura da ammettere.
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