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SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Schiacciata, palleggio, bagher, servizio, pallonetto. Per chi non è profano del genere questi termini rimanderanno in maniera univoca ed elementare ad una sola cosa: la pallavolo. Universamente conosciuto come volleyball o semplicemente volley, questo sport, americano di nascita ma antichissimo per concezione se pensiamo all’idea di colpire una palla senza che essa tocchi terra, si è portato sempre dietro l’etichetta di sport per donne, grazie alla sua natura che esclude il contatto fisico e perché no anche grazie all’alimentazione mediatica di tale stereotipo: chi di voi infatti non ricorda Mila e Shiro, manga e anime giapponese simbolo degli anni ’80 quasi quanto i “Duran Duran” e “Blade Runner” che narrava le vicende amorose e sportive di una pallavolista giapponese?

Questo stereotipo, in parte smentito dalla storia se solo pensiamo alla “generazione dei fenomeni”, quella nazionale italiana maschile degli anni 90’ che poteva tra gli altri annoverare tra le sue fila Lorenzo Bernardi, nominato miglior giocatore di volley del 20esimo secolo, è comunque poggiato su alcune basi reali, a partire dalla storia della nazionale di volley femminile, altrettanto foriera di campionesse e di vittorie e soprattutto può poggiare le basi su un trend che vede questo sport come il nettamente preferito in Italia dalle giovani donne. Un esempio di ciò lo abbiamo anche sotto i nostri occhi a San Benedetto, più precisamente nel quartiere Agraria dove una società in particolare, la “Athena Volley”, porta avanti questa tradizione tutta italiana.

Circa 100 tesserate, divise in sette differenti gruppi che vanno dal mini volley, che si rivolge alle bambine delle elementari, passando per le adolescenti divise in due gruppi di under 13 e un gruppo di under 14 fino ad arrivare alla seconda divisione, cioè ragazze del ’98 e ’99 e alla prima divisione, che dispone di una rosa di 12 giocatrici “tra cui  due quarantenni ma dove la media di età è comunque molto bassa con giocatrici che vanno dai 16 ai 19 anni” ci spiega Gianni Talamonti, direttore tecnico della società e coordinatore degli allenatori dell’Athena.

Con un passato da giocatore dilettante a Bologna ai tempi dell’università, Talamonti ha le idee chiare sul futuro dell’Athena, “l’ambizione è arrivare ai campionati di serie D o di serie C” ci spiega “e per farlo possiamo contare su una base di iscritte che è in crescendo visto che per la stagione 2014/2015 c’è stato un incremento di 20 tesserate rispetto all’anno scorso”. Aiutati anche da una campagna pubblicitaria tramite cartelloni e social network, quelli della Athena possono però contare sulla tradizione, quella tradizione di cui parlavamo e che porta storicamente le giovani ragazze a preferire la pallavolo tra tutti gli sport.

Qualche spinta in più però non guasta ed ecco che da qualche tempo, ci dice sempre il tecnico, “è partita un’opera di radicamento sul territorio che ci spinge a collaborare con le scuole per far conoscere il nostro sport alle bambine e perché no anche ai bambini delle elementari”. Secondo Talamonti in definitiva “il lavoro che si sta facendo con le ragazze è un lavoro di qualità, nonostante i problemi”. Problemi che nascono dalla mancanza di una struttura fissa in gestione alla società che deve quindi essere ospitata dalle scuole o affittare una struttura, il tutto gravato dalla difficoltà nell’attrarre, in questi momenti di crisi “sponsor che coprano almeno una parte dei costi, comunque”, conclude l’allenatore, “avere una base di seguito così nutrita è sintomo di passione e già questo è incoraggiante, per spiegarvi il nostro movimento basta infatti leggere il nostro slogan “non si può descrivere una passione, la si può solo vivere”.