Carnevale story. Un disappunto piccolo piccolo che un po’ mi pesa anche. Mi pesa perché la mia piccola critica devo rivolgerla ad un ragazzo scrittore e storico che ho sempre apprezzato moltissimo come uomo e come professionista, Giuseppe Merlini.

Sull’ultimo Bum (Bollettino Ufficiale Municipale) del comune di San Benedetto ho letto in prima pagina il richiamo ad un articolo titolato “LA STORIA DEL CARNEVALE SAMBENEDETTESE”. Essendo io un appassionato (adesso non più) ed avendovi partecipato, sono andato a leggermi il servizio, firmato appunto Giuseppe Merlini e a lui mi rivolgo.

«Caro Giuseppe quando si fanno ricerche storiche per le quali sei bravissimo, come riconosciuto ‘universalmente’, non si possono spendere due sole righe per un periodo che ha segnato la storia moderna del carnevale sambenedettese più di ogni altro dopo i fasti antecedenti il 1959. Fasti che nel 1970 eravamo intenzionati a ripetere tanto che dal 1970 al 1973 ci fu un crescendo tale che le sfilate stavano attirando grande attenzione come a i bei tempi.

Il nostro gruppo della zona nord “I monterò” ma anche altri, costruiva i carri e i relativi pupazzi di cartapesta in posti di fortuna per poi rivenderli a carnevali minori. Il contrario di quanto accaduto negli ultimi anni. Gli artefici erano gli eredi di quei sambenedettesi che avevano lanciato Viareggio. Il patron era Giuseppe Valeri.

Il primo carro, modesto ma con una grande cornice di maschere bellissime, fu Brancaleone alle crociate, una parodia al film di Vittorio Gasmann che ebbe un grande successo nel 1970. Gli anni dopo, con l’entrata dell’Iva, costruimmo un enorme Orso Bianco (alto 6-7 metri) con un igloo davanti al quale c’era scritto: “L’Iva la pagano anche gli eschimesi”, l’anno dopo “Mao Ping Mao Pong” con Carlo Fabi, recentemente scomparso, nella parte del leader cinese. Di foto ce ne sono tantissime. Non sto qui a spiegare i motivi perché finì ma credo che quel tentativo di rinascita non merita di essere ricordato così: “Dal 1959 la sfilata dei carri carnevaleschi ebbe un arresto, ad eccezione del 1971». Non una parola o una riga in più.

Pensandoci bene però l’omissione è spiegabile: passi per Giuseppe, che a quei tempi forse non era ancora nato ma essa dimostra che, all’interno del nostro Comune, la sambenedettesità si sia completamente persa. Mi auguro che la mia amica Renata Brancadori non abbia letto il Bum prima che andasse in tipografia.