
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Volano i piatti in casa Pd. Alla vigilia dell’Unione Comunale di mercoledì sera si è inasprito il confronto tra la segretaria Sabrina Gregori e il suo vice Tonino Capriotti.
Motivo della querelle? Le dichiarazioni rilasciate dalla Gregori al “Messaggero”, con le quali condannava il dinamismo di Fabio Urbinati in vista delle elezioni regionali. “Mi sembra assurdo – accusa Capriotti – e non capisco da dove derivi tutto questo accanimento verso l’assessore Fabio Urbinati, amministratore serio e preparato, il cui lavoro viene riconosciuto non solo a livello locale ma anche regionale. Ci sembra un attacco del tutto strumentale in quanto l’assessore Urbinati si è sempre dichiarato a disposizione del partito senza mai autocandidarsi, ma anzi, si è dimostrato sempre coerente in tutte le scelte sia amministrative che di partito. Siamo preoccupati dal comportamento del tutto sorprendente e di parte del segretario dell’Unione comunale di San Benedetto. Ci chiediamo se questo sia un comportamento consono ed in linea con il ruolo ricoperto da chi, in un momento delicatissimo per il Pd locale, dovrebbe solo garantire l’equilibrio e la massima partecipazione democratica di iscritti alle primarie del primo marzo, e non la scelta stessa del futuro candidato alla presidenza della Regione”.
L’assessore, si sa, è uno dei favoriti per la corsa ad un seggio a Palazzo Raffaello, con i renziani che hanno sposato da tempo la sua possibile candidatura. “Come mai la segretaria non ha fatto altrettanto la scorsa estate, quando a mettersi a disposizione dalle colonne dei giornali locali fu proprio il sindaco Gaspari? Come sempre, le primarie del primo marzo saranno uno strumento di democrazia, e chi perderà si metterà a disposizione di chi avrà vinto. Da parte sua, il vincitore avrà bisogno tanto di chi lo aveva sostenuto, quanto degli altri. Concentriamoci sulla politica e sui bisogni dei cittadini marchigiani, queste discussioni è bene che rimangano all’interno degli organi di partito, dopotutto interessano poco ai cittadini stessi, alle prese con problematiche molto più serie rispetto alle candidature del Pd”.
Parole che testimoniano l’esistenza di una frattura profonda e forse insanabile all’interno del primo partito di maggioranza, chiamato a fare i conti con la convivenza forzata tra i fedelissimi del sindaco e la sempre più nutrita corrente renziana, nell’ultimo periodo avvicinatasi oltretutto a Paolo Perazzoli (assieme al consigliere regionale ha infatti sposato la candidatura di Pietro Marcolini).
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