DA RIVIERA OGGI IN EDICOLA N. 1010 DELL’8 NOVEMBRE 2014

SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Che siate o meno appassionati del genere, probabilmente a tutti voi sarà capitato, almeno una volta nella vita di vedere un film di Bruce Lee, attore e artista marziale statunitense ma cinese di origine morto tragicamente nel ’73. Tra una capriola e l’altra le pellicole con Lee protagonista, oltre al loro valore cinematografico ebbero un altro importante merito: quello di aumentare la popolarità in Occidente delle discipline marziali orientali e del Kung Fu in particolare, fino a quel momento scarsamente considerato in Europa e Nord America.

Anche noi di Riviera Oggi nel nostro piccolo ne abbiamo voluto sapere di più e per questo ci siamo rivolti alla TFKA, acronimo di Traditional Kung Fu Assosiation, una associazione di Kung fu che opera in città e che risulta anche una delle prime in Italia per data di fondazione visto che “la prima palestra è stata inaugurata proprio a San Benedetto nel 1974 mentre ora conta più di 1100 allevi in tutta Italia distribuiti in oltre 40 scuole, con addirittura due filiali negli Usa, tutte fondate dal “patriarca” della TFKA, il sambenedettese Luigi Guidotti” ci spiega Giancarlo Morganti responsabile della palestra di San Benedetto, palestra che conta circa 30 allievi divisi nei corsi di Kung fu per Adulti, per bambini e nel corso di Taj Chi Chuan, uno stile più morbido e maggiormente indicato per le persone non più giovanissime “visto che la disciplina è l’ideale per la preservazione fisica e in particolare dell’elasticità muscolare” ci spiega ancora il “maestro” Morganti. Sempre in zona poi sta nascendo in questi mesi una nuova scuola, a Monteprandone, in cui verrà insegnato il Kung Fu ai ragazzi e agli adulti e in più sarà possibile per le donne frequentare un corso di difesa personale corredato da incontri con psicologi ed esperti legali in materia di violenza sulle donne, il tutto supervisionato da Matteo Rosati, maestro della nuova scuola e anche lui allievo di Guidotti.

Il Kung Fu come tutte le arti marziali e quindi di guerra ha un aspetto, legato alla violenza e la “pericolosità” potenziale dei suoi colpi, che in molti genera dubbi e interrogativi, prontamente fugati però dallo stesso Matteo Rosati che descrive questa antica disciplina (la sua storia risale a oltre 5mila anni fa ndr.) come la più “completa che esista, laddove l’aggettivo  completa si riferisce ai molteplici aspetti che il Kung Fu si propone di curare e l’aspetto fisico e del combattimento è solo uno di questi” precisa Matteo. “Il percorso di chi si avvicina al Kung Fu” continua Rosati “è un percorso molto lungo, basti pensare che per diventare maestro occorre superare circa 15 esami e in media si impiegano dieci anni di intensa attività e studio”. Sì avete capito bene studio, perché il Kung Fu non è solo sviluppo del fisico e della tecnica ma anche sviluppo della mente o meglio, di una certa filosofia di pensiero. “E’ raro infatti” spiega in tal proposito Roberto Verdecchia, uno degli allievi della TFKA “che un ragazzo che segua e comprenda a pieno la disciplina la usi poi nella vita vera come strumento per perpetrare violenza visto che nelle nostre lezioni si insegnano per prima cosa il valore dell’equilibrio psico-fisico e soprattutto il valore-guida dell’utilizzo delle tecniche di difesa solo in caso di reale necessità”.

Proprio questa maniacale cura della filosofia e degli aspetti “della mente” porta “qualcuno a considerarci solo dei bonzi” spiega ironicamente Matteo Rosati “ma non c’è niente di più sbagliato, vi posso assicurare che le nostre tecniche sono molto efficaci in caso di pericolo”. Gli artisti marziali della TFKA sono insomma dei veri e propri puristi, tanto da ripudiare il concetto di competizione nella loro disciplina, così come la presenza di punti, arbitri o giurie, visto che, come amano dire “il nostro non è assolutamente uno sport ma una pura filosofia di vita che mira alla crescita e all’elevazione globale dell’individuo”.