A meno che la Bce e Berlino non decidano un programma di trasferimento di 200 miliardi di euro annui verso il Sud Europa (ipotesi di scuola), Tsipras dovrà scegliere tra un accordo moderato sul debito, con sollievo immediato ma tutt’altro che glorioso nel medio periodo (con una disoccupazione a due anni al 15%, ad esempio), o diventare bandiera di un nuovo sistema economico, privo di vincoli e follie matematiche.

In questo momento la Grecia deve chiedere il massimo possibile delle concessioni alla Troika. Quindi riduzione del debito sia in conto capitale che conto interesse. Ne segue questo scenario potenziale.

A) Otterrà meno di quanto richiesto, come in ogni trattativa.

B) Dovrà “infischiarsene”. Non ha strettamente bisogno di accettare le nuove tranche di prestiti da parte della Troika. E possono bloccare (momentaneamente) la restituzione di tutte le rate in prossima scadenza. Non deve affermare che non le pagheranno. E’ sufficiente dire: “Pagheremo quando potremo e vorremo, nell’interesse pubblico“.

C) La Grecia annuncia il “default”. Nonostante questo, decide – almeno nella prima fase – di non privarsi dell’euro (questa è la scelta di Tsipras in questa fase e con questa occorre fare i conti).

D) Cosa può fare la Troika contro la Grecia? Poco. Può decidere di non prestare più del denaro, ma gli ellenici non ne hanno bisogno a stretto giro (vedi sotto). La Ue può multare per infrazione sul debito pubblico, ma le multe non saranno pagate. Non può mandare i carri armati. E nemmeno, politicamente, sanzionarla.

E) Perché la Grecia può permetterselo? Punto 1: la Grecia è in totale deflazione interna (scarsità di consumi) e questo le consente di non dipendere dalle esportazioni per le quantità importate. Cosa significa? Che non ha bisogno di prestiti per garantire l’attuale livello di consumi.

F) La Grecia può permetterselo anche perché, se dichiara default (temporaneo), le tasse pagate dai greci coprono oggi abbondantemente la spesa pubblica. Appunto l’avanzo primario, a seguito delle criminose politiche di austerità, è positivo. Se ci si rifiuta di pagare gli interessi e i debiti, la Grecia è autosufficiente sia per l’attuale livello di consumi (miserrimo), sia per l’attuale livello di spesa pubblica, sicuramente non sufficiente.

G) Un “default” greco avrebbe ovviamente ripercussioni, specie nel breve, sulla borsa, sui tassi di interesse, sui flussi di capitali (ricordiamo che parliamo sempre di un paese Eurozona e non di un paese sovrano, che avrebbe un altro approccio). Ma in una fase del genere occorre preoccuparsi dei cittadini e della vita reale prima di tutto. Quindi occorre immettere nell’economia nazionale nuova moneta.

L’economia è come un orto che va irrigato affinché dia i suoi frutti: la Grecia ha una quantità di acqua (moneta) troppo bassa affinché l’orto sia rigoglioso. Per evitare che un ulteriore shock faccia evaporare la quantità residua di acqua, posto che abbiamo visto come il livello di tassazione e il livello di scambi con l’estero non drenano via la moneta (acqua) esistente, occorre inventare qualcosa.

Poiché l’euro è moneta straniera, che può soltanto essere presa in prestito, e deciso di non prenderla ulteriormente in prestito, due sono le soluzioni che si aprono a questo punto:

G1) il governo annuncia di tassare e spendere in dracme, secondo lo schema spiegato da Warren Mosler (qui il Programma per l’Italia, qui e qui le sue puntualizzazioni sull’uscita mantenendo i risparmi in euro);

G2) il governo annuncia l’immissione di Certificati di Credito Fiscale. Questa proposta, anch’essa coniata inizialmente da Warren Mosler e Philip Pilkington, economisti Mmt, con i cosiddetti “Mosler Bonds” (qui l’articolo originario sul Levy Institute), è stata lungamente discussa in Italia tanto da essere presentata dallo stesso Mosler durante una audizione al Parlamento Italiano con il M5S; sono stati proposti dal movimento Me-mmt italiano anche a tantissimi sindaci. Marco Cattaneo, assieme a Giovanni Zibordi, ha scritto un libro su come dovrebbero funzionare i Mosler Bond o Certificati di Credito Fiscale e di recente ha ottenuto l’appoggio di Francesco e Stefano Sylos Labini e di Luciano Gallino.

I Ccf nella versione Cattaneo/Mosler sono praticamente una emissione di moneta da parte dello Stato sotto una forma simile ai titoli, quindi dal nulla, con la quale si accreditano imprese e famiglie garantendone il pagamento, dopo un certo periodo di tempo (ad esempio due anni), non solo con contante ma anche per il pagamento delle tasse e imposte.

Il punto g2) diventa interessante perché Cattaneo ha rintracciato un post di Varoufakis, ministro delle Finanza greco, in cui accenna a dei Future-Tax Coin, in sintesi simili a dei “Ccf” anche se meno espansivi rispetto ai Ccf e Mosler Bonds. Varoufakis ha anche scritto un libro con James Galbraith, economista Mmt americano. Insomma, ha, dovrebbe e potrebbe avere le conoscenze utili a comprendere esattamente il punto dove siamo arrivati. E ci vuole nulla a ricalibrare l’idea dei Ft-Coin in Ccf.

Quindi, di fatto, la Grecia “emetterebbe” moneta dal nulla, consente che questa moneta venga scambiata per i pagamenti e dunque re-immette acqua nell’orto, garantendo un più regolare funzionamento dell’economia.

H) La combinazione dei Ccf/Mosler bonds con la riduzione del pagamento del debito pubblico, assieme, garantirebbero una immediata ripresa dell’economia greca.

I) Sarebbe sicuramente una fase transitoria, perché nel sistema euro e nella situazione greca una ripresa dei consumi implicherebbe un aumento delle importazioni che rischierebbe di far saltare il precario equilibrio di cui al punto e) (import compensato dall’export). Dunque, appena assestata e valutati i rapporti coi creditori, la Grecia dovrebbe annunciare quanto prima il punto g1), ovvero iniziare a tassare e pagare con la nuova dracma. Anche i Ccf/Mosler Bonds, a quel punto, potrebbero essere convertiti in nuove dracme, lasciando sempre la possibilità di tenere i risparmi in euro per quei greci che lo volessero, con le modalità descritte nei link su Mosler presenti in quest’articolo.

Quanto sopra esposto è al momento di fondamentale importanza per tutti i popoli europei e non solo. Dimostrebbe, con i riflettori del mondo puntati addosso, come anche una piccola e attualmente povera nazione può “non finire il denaro” (persino se non lo emette, il che apparirebbe come rivoluzionario) e adoperarlo per creare ricchezza e benessere con investimenti e detassazione. Finirebbe il ricatto del Fondo Monetario (attualmente in azione in Ucraina) e finirebbe il ricatto della Bce e della Germania verso le popolazioni europee.

Se invece questo percorso sarà timido o, come dice Bill Mitchell, non radicale, allora la prospettiva rischia di essere misera per Syriza che finirà dispersa, con gravi conseguenze per il fronte anti-austerità europeo. Ma di questo parleremo in un prossimo, e storico, articolo.