L’incontro di presentazione del nuovo lungomare nord di San Benedetto, di cui potete leggere qui tutti gli interventi o rivedere la differita video, oltre che leggere le considerazioni di Nazzareno Perotti qui, avvenuto nella serata del 28 gennaio, dà modo di ampliare quanto meno alcune informazioni precedentemente raccolte (ed è proprio questo il senso di questi appuntamenti).

Rispetto a quanto già espresso da Primo Angellotti, col quale mi trovo sostanzialmente in sintonia nei punti base (invito a leggere il suo articolo qui), vorrei aggiungere alcune riflessioni.

1. CI SARA’ MODO DI ESPRIMERSI SUI “TECNICISMI” Con questo intendo che sulla pavimentazione, l’illuminazione, la disposizione dei parcheggi, i cordoli e tutti i dettagli ulteriori, ci sarà modo e tempo di intervenire. suggerire, verificare. Gli interventi della serata (non molti anche perché non è facile intervenire a botta calda per chi non ha ancora ben chiaro il tipo di progettazione) hanno riguardato essenzialmente la pavimentazione, richiedendo che non sia come quella di Porto d’Ascoli. Lo stesso progettista Davarpanah ha ammesso che a Porto d’Ascoli alcuni errori sono stati commessi.

Questi aspetti avranno modo, io credo, di essere completamente messi a fuoco dai cittadini perché l’attenzione su ciascuno di essi sarà elevata. Riviera Oggi cercherà di essere un ulteriore elemento di contatto tra progettazione e verifica della cittadinanza.

2. PARTECIPAZIONE Una partecipazione reale e paritaria prevederebbe che, prima della progettazione, vi fosse una raccolta (scritta e non orale) di impressioni, idee, richieste da parte di tutti i soggetti e cittadini interessati ad esprimere un parere sul lungomare. Questo passaggio purtroppo è mancato nonostante anni di richieste e persino un forum gratuito e composito avviato e portato all’attenzione della giunta. Dispiace che gli sforzi e la disponibilità di professionisti, rappresentanti di associazioni e cittadini non sia stata presa in considerazione. Una amministrazione che agisse su questo sentiero “incastrerebbe” anche quelle future a muoversi su questa linea, cambiando di fatto lo scenario di cittadinanza municipale rispetto al passato. Sarà – purtroppo – per la prossima volta.

3. DI POSITIVO Il progetto presentato nei primi 400 metri è in fondo una sontuosa riqualificazione e non “rinnovamento radicale”. Ovvero, sostanzialmente, la fruizione del lungomare resta tal quale è ora. Se questo non entusiasma quanti vorrebbero invece una spinta innovatrice in grado di consolidare San Benedetto nei prossimi decenni (esattamente nel vero spirito del progettista Onorati negli anni ’30: questo è l’elemento da proteggere e conservare, cara Sovrintendenza, non un marciapiede d’asfalto), vi è un aspetto positivo rispetto al quale, fino ad ieri, ero dubbioso. Infatti – al saldo di un parcheggio in diagonale od orizzontale o di un cordolo da lasciare o evitare, tutti elementi valutabili e modificabili – non sono previsti interventi di forte impatto quali possono essere quelli paventati come lo spostamento della linea di palme e oleandri dell’aiuola centrale o l’irrigidimento della pista ciclabile dentro un “incavo” di pietre irremovibili.

Cosa sto dicendo? Che così lasciato il lungomare potrà mantenere una certa flessibilità in grado, per chi ne avrà voglia e forza in un futuro anche prossimo, di adattarlo alle esigenze del momento. Il rischio più grande sarebbe stato, a mio avviso, rendere “immobile” la struttura – un po’ come avvenuto a Porto d’Ascoli dove però a giustificazione l’ampiezza complessiva è ben inferiore – e non poterla modificare in ragione di esigenze che a mio avviso sono già mature e andrebbero colte al più presto (ne scriveremo a breve).

4. QUATTROCENTO METRI E POI? Nel mio breve intervento durante la serata del 28 gennaio ho invitato a non avere fretta in questa fase, anche se le scadenze elettorali mettono fretta non fosse altro perché fra un anno l’amministrazione comunale sarà rinnovata e non potrebbe fregiarsi del merito della “prima pietra”. Questo è scontato nella dinamica politica, ma non dovrà poi costringere a soddisfazioni dell’oggi e rimpianti del dopodomani. Il carro tuttavia è partito, è guidato dall’amministrazione comunale ma da parte degli imprenditori prima e dei cittadini tutti vi è troppa morbosa attesa nel vedere e toccare la novità dopo anni di stasi. Difficilmente la mia considerazione sarà ascoltata, e capisco (ma non approvo).

Detto questo, se è vero che vi sono difficoltà nel reperimento dei fondi stante l’austerità europea e subita dal governo italiano, è anche vero che un intervento su 2 chilometri e mezzo (dall’Albula a Las Vegas) deve trovare un suo bilancio di impegni complessivo da sviluppare negli anni e scritto su carta. Il danno più grande che la città e il turismo soffrirebbe sarebbe quello di un breve tratto riqualificato che si alterna ad un altro lasciato com’è ora per poi giungere al lungomare di Porto d’Ascoli. All’occhio del visitatore – senza dimenticare i residenti che però… s’abituano – tanto disordine sarebbe la peggior cartolina, un anti-souvenir.

Quindi occorre essere seri, realizzare un business plan complessivo di costi stimati e fondi necessari da reperire, e stabilire una tempistica dell’opera che obblighi anche la futura amministrazione ad osservare gli impegni (chi potrebbe andare a governare e stralciare un impegno preso nero su bianco?). Oltretutto una progettazione su tutti i due chilometri e mezzo consentirebbe di aprire lo sguardo anche alla partecipazione e alle possibilità di svolgimento dell’intera opera e non solo ai “tecnicismi” di cui sopra.

COSA VOGLIO NEL 2030? Questa è la domanda fondamentale da porsi. Immaginare l’evoluzione di San Benedetto (e anzi di tutto il Piceno…) nei prossimi decenni richiede uno sforzo del pensiero e previsionale da parte di tutti gli attori coinvolti e non semplicemente una riqualificazione doverosa e piacevole. Il mio personale e umile contributo, nella speranza che possa essere utile alla riflessione di chi lo vorrà condividere, lo scriverò in un prossimo post, essendo già l’attuale lungamente dettagliato su altri aspetti.

Gli incontri di due anni fa e le schede raccolte saranno utili per una prima sintesi. Tuttavia chiedo ai nostri lettori, in questi due/tre giorni, di indicare anche in questo articolo, sotto forma di libero commento, la propria idea di lungomare (e di conseguenza cittadina: è il caso di non fermarsi alla zona marina ma di connetterla con l’interno) da qui a 20/30 anni, in modo da fornire ulteriore stimolo e non solo allo scrivente, ovviamente.