SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Al bando il sindaco delle Marche. I sostenitori di Pietro Marcolini vogliono un presidente della Regione che programmi e non gestisca, “perché la gestione spetta ai Comuni”. Eccola la distinzione dall’outsider Luca Ceriscioli, ribadita a più riprese nel corso di una prima uscita che ha riscosso il tutto esaurito presso la sede dell’AssoPescatori di San Benedetto.

Renziani e cuperliani uniti in sostegno dell’assessore regionale al Bilancio, anche per una questione geografica: “Lo sfidante è ex sindaco di Pesaro che è a sud solo della Romagna – dice Paolo Perazzoli – almeno Marcolini è un po’ più vicino a noi”.

Discontinuo a Spacca, ma al contempo componente della sua giunta. La contraddizione rischia di segnare tutta la prossima campagna elettorale. Capita così che al governatore uscente (mai nominato dai presenti) vengano rinfacciati i ritardi e le sperequazioni a danno della sanità picena, con i meriti invece completamente attribuiti al candidato Pd.

A fiutare il pericolo è proprio Marcolini, che tenta di riordinare le carte in tavola: “Sentendo alcuni toni di amici del partito pare che in Regione siamo stati all’opposizione negli ultimi vent’anni. L’atteggiamento è quello di un cambiamento radicale di chi pensa di trovarsi di fronte a una situazione fallimentare. Io non la penso in questa maniera. Il governo è pieno di luci e ombre, abbiamo fatto quello che era possibile. Potevamo fare di più? Sicuramente”.

Per Ceriscioli confessa di provare stima. “Auspico che la scelta avvenga sulla base di un confronto serio e leale, senza scontri. Il Pd non sia divisivo, bensì unitario”.

Le primarie in realtà vanno giù a pochi. Gli intervenuti o non le volevano affatto, o peggio le temono: “Le regole siano certe e chiare fin da ora”, ripetono i militanti impauriti da un possibile remake del caso-Liguria.