Dal numero 1018 di Riviera Oggi, in edicola.

Tre indizi fanno una prova e noi proprio tre ne abbiamo raccolti. Abbiamo aspettato dieci giorni, controllato la casella di posta elettronica, sbirciato tra sms e chiamate perse. Niente di niente.

L’aggressione a due carabinieri da parte di tre ladri albanesi, fermati il 16 gennaio mentre stavano per compiere un furto in Via Aspromonte, non ha evidentemente scandalizzato il mondo politico che, se si è indignato, lo ha fatto sottovoce.

Il limite con la strumentalizzazione è sottilissimo e non è nostra intenzione oltrepassarlo. E’ tuttavia singolare che gli stessi partiti di maggioranza, oggi silenziosi, abbiano avuto modo di esprimere il loro sconcerto e sdegno in occasione di altri episodi, simili ma al contempo differenti sul piano mediatico.

Nel febbraio di un anno fa, i segretari di Pd, Idv, Rifondazione Comunista, Sel, Verdi e Socialisti si erano mobilitati in massa per stigmatizzare “l’aggressione di stampo squadrista ai danni di giovani sambenedettesi”.

“Condanniamo fermamente – si leggeva nella nota – qualunque forma di sopraffazione fisica, violenza o intimidazione perpetrata ai danni dei cittadini, di qualunque estrazione o matrice politica possano essere. Sebbene, come detto, la matrice delle aggressioni non sembra essere politica data la sostanziale estraneità delle vittime, appare comunque evidente che queste aggressioni siano maturate nel sempre fertile ambiente della destra neofascista, permeato da sempre da pulsioni violente e misogine. La reazione della città deve essere forte e unanime: il rifiuto netto del fascismo nella teoria politica e nella pratica; la lotta senza quartiere all’omertà ed all’indifferenza. Rivolgiamo quindi un appello ai nostri concittadini affinché non abbassino la guardia e denuncino alle autorità ogni forma di prevaricazione”. L’intervento conteneva un chiaro riferimento politico, nonostante la violenza – a detta degli stessi segretari – non sembrava ospitare matrici di quel tipo.

A dicembre altro episodio, con l’inquietante aggressione ad un venditore di rose bengalese. Un fatto per qualcuno riconducibile al presunto tentativo di rapimento di una bambina da parte di alcuni rom.

“Tutto questo ci lascia costernati e ci riempie di indignazione”, recitò l’ennesimo comunicato congiunto. “Questi comportamenti qualificano chi se ne rende responsabile che ne risponderà di fronte alla legge, e non rappresentano minimamente la tradizionale accoglienza che questa città ha saputo offrire a chi qui ha voluto stabilirsi anche giungendo da terre lontane. Chiediamo che si faccia immediatamente luce su questo gravissimo episodio e che si identifichino gli aggressori, rimarcando una decisa presa di distanza da questi gesti assurdi e pericolosi”.

La sensibilità appartiene alla sfera personale ed ognuno è libero di comportarsi come crede. Stride assai però lo sdegno ad intermittenza che, il più delle volte, fa rima con smania d’apparire.