Dal numero 1018 di Riviera Oggi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Bettino Craxi è stato uno dei politici più importanti della storia d’Italia. Fu Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1983 al 1987. È uno degli uomini politici più rilevanti della Prima Repubblica e anche uno dei più controversi. Fu il simbolo indiscusso del Partito Socialista. Ancora oggi molti collegano la sua persona al movimento. L’inchiesta Tangentopoli e le indagini Mani Pulite lo colpirono a inizio anni 90. Fu condannato per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Non scontò la pena in Italia perché si rifugiò in Tunisia mentre erano ancora in svolgimento altri quattro procedimenti giudiziari contro di lui. Craxi respinse sempre l’accusa di corruzione mentre ammise parte del finanziamento illecito dichiarando che era una prassi diffusa anche in altri movimenti per permettere la dispendiosa attività politica. Il socialista morì il 19 gennaio 2000 a Hammamet, da latitante. Non si è mai smesso di parlare della sua figura politica e anche recentemente sono stati sollevati dibattiti da parte di chi sostiene che Bettino Craxi sia stato incastrato e manipolato. Per il quindicinale della sua morte abbiamo voluto sentire la voce di un suo grande estimatore sambenedettese. Mario Narcisi. Il dottore è stato consigliere comunale dei Socialisti al comune di San Benedetto del Tronto e ha sempre avuto come fonte d’ispirazione lo stile di Bettino Craxi. Si scontrò varie volte con il sindaco Giovanni Gaspari per le questioni del Piano Regolatore e dell’ospedale cittadino.

Come si avvicinò al mondo della politica e in particolare alla piattaforma Socialista?

“Erano gli anni 70 e frequentavo l’università a Perugia quando fui rapito dalle idee politiche che Bettino Craxi stava presentando in Italia. Inoltre il quartiere dove risiedevo, Marina di Centro, era una roccaforte socialista. Comunque in quel periodo anche la marineria sambenedettese si rivedeva in quei valori. Per me il progetto di Craxi era concreto e realistico. Abbracciai in pieno le sue convinzioni e decisi di far parte del Partito Socialista Italiano per sostenerle. L’intenzione era di realizzare un socialismo liberale, libertario e riformista. Peccato che quest’azione sia stata volutamente bloccata.

Quindi lei afferma che i processi a carico di Bettino Craxi furono ingiusti?

“Semplicemente trovo strano che dopo le dichiarazioni di Craxi che affermava di voler costruire una scelta al Capitalismo e al Comunismo burocratico scattò l’operazione giudiziaria Tangentopoli, seguita poi da Mani Pulite. Non fu solo un’operazione giudiziaria. Questa è un’idea che ancora oggi è condivisa da molte persone. Conseguenze di quel blocco furono le continue rifondazioni che il Partito Comunista Italiano ha attuato senza trovare mai la propria identità. A differenza di noi Socialisti che l’abbiamo sempre trovata e difesa. L’idea ambiziosa di Craxi fu fermata dai processi inaspettatamente in modo ingiusto. L’operazione avrebbe dovuto seguire altre strade. La Procura di Milano sancì il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica ma non tutto riuscì come il progetto prevedeva. Il Partito Socialista Italiano fu addirittura estromesso dal Partito Democratico perché la nostra idea era troppo ingombrante e vincente”.

Attualmente come vede la situazione politica italiana?

“Oggi assistiamo a un riformismo senza testa e a un socialismo senza volto. È quello che è rappresentato dalla corte del Partito Democratico. Come dichiarai nel 2012, il nostro pensiero di socialismo Craxiano si può realizzare solo nel Popolo delle Libertà senza correre il rischio di essere scippati delle proprie idee, senza essere privati della nostra autonomia. In passato abbiamo pensato di poter modificare le cose nel Partito Democratico secondo il nostro pensiero, con un atto di presunzione. Fu una cattiva esperienza. Oggi assistiamo a quello che Craxi affermò. Il riformismo Craxiano è stata l’unica teoria politica che non ha perso il confronto con la storia. Aprì una nuova via tra il comunismo burocratico e il capitalismo. Un esempio evidente sono i continui incontri tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi”.

Tornando a San Benedetto, lei nel 2010 propose di intitolare la Pineta Nuova di viale Pasqualetti alla memoria di Bettino Craxi. Come mai?

“Era il decimo anniversario della morte del leader socialista e chiesi alla città e all’Amministrazione Comunale di dare il nome a questo luogo, destinato ai bambini, alla memoria dell’ex Premier per la sua idea di socialismo che permetteva a tutti di parlare, vivere da democratici, liberali e riformisti in una moderna democrazia che non sia basata esclusivamente sulla volontà della maggioranza ma anche e soprattutto sul rispetto delle minoranze. Un’iniziativa a mio parere lodevole. Peccato che ancora oggi sia rimasta inascoltata”.

Nel 2011 venne a San Benedetto la figlia di Craxi, Stefania, allora Sottosegretario agli Esteri, per sostenere la campagna elettorale sia di Bruno Gabrielli del Pdl sia la sua con la lista Coloriamo La Città e avvenne uno scontro con Giovanni Gaspari. Ci racconti questo episodio.

“Stefania Craxi giunse in città appunto per appoggiarci durante la campagna elettorale per l’elezione del primo cittadino e durante un convegno dichiarò che lo stile delle amministrazioni di sinistra che governavano le Marche non aveva nulla da invidiare agli stili mafiosi presenti nel Sud Italia. Giovanni Gaspari si offese per quest’affermazione e minacciò di querelarla. Denuncia mai pervenuta poi. Io non capì perché il sindaco reagì male a queste critiche, non volevano offendere la città o la Regione ma semplicemente la sua amministrazione e aggiunsi che probabilmente per Gaspari la lingua batte dove il dente duole”.

Le manca essere una componente attiva della politica sambenedettese? Ha qualche rimpianto?

“Quel 23 dicembre 2009 fu la goccia che fece traboccare il vaso. La mia astensione e assenza a quel Consiglio Comunale fu un gesto di dissenso rivolto a chi assisteva passivamente alle decisioni che sono prese nei corridoi da pochi preferiti e che poi vengono discusse in maggioranza con un semplice movimento del capo atto a dimostrare l’approvazione di quello che si è dovuto ascoltare. La vicenda del Piano Regolatore fu assurda. Gaspari non voleva le linee guida delle Marche e poi dichiarava alla stampa il contrario e subito dopo era annunciato l’abbandono. Riguardo all’ospedale in Comune sapevano tutti che sarebbe diventato una sorta di mega ambulatorio. La politica nostrana sta svendendo il Madonna del Soccorso. E’ inaccettabile che nella nostra struttura manchi un reparto come quello di ortopedia. Non è possibile che nella sanità delle Marche pervenga una sorta di Ancona centrismo. Tra i disastri dell’amministrazione potrei citare le questioni Lungomare, Stadio e Ballarin. Per non parlare dello stoccaggio gas. In campagna elettorale Gaspari sapeva bene di questo progetto ma non disse una parola perché sarebbe stato controproducente in ottica voti. E all’improvviso fa finta di cadere dalle nuvole e sale sul carro degli oppositori. Senza parole. Personalmente sono contrario alla realizzazione ma se prevalerà un cosiddetto beneficio economico purtroppo credo che nulla potrà fermare la sua attuazione. Considero quest’amministrazione indegna di governare e bugiarda. Ha fatto vergognare molti sambenedettesi.  In futuro potrei rientrare e dare un mio appoggio solo in caso di una creazione di una vera opposizione che contrasti realmente questo scempio e proponga qualcosa di reale e concreto. Esattamente come voleva il socialismo di Bettino Craxi”.