SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La polemica sui dipendenti pubblici si allarga e coinvolge la Cgil e la Cisl. “Riteniamo che le esternazioni di Urbinati siano state effettuate unicamente a fini propagandistici. I dipendenti non sono 400, come dichiarato dall’assessore, bensì 362. Relativamente alla professionalità dei dipendenti, riteniamo che questa sia di livello medio alto così come ampiamente riconosciuta dal sindaco nella missiva al personale inoltrata in data odierna. Qualche disfunzione che dovesse emergere è sicuramente attribuibile all’organizzazione o alla gestione e quindi non imputabile al personale dipendente.”.

Sindacati contro renziani, pure a San Benedetto. Capita però che ad Urbinati vengano imputati anche alcuni paragoni con Grottammare e Monteprandone da lui mai sostenuti e frutto esclusivamente dell’autonoma ricerca giornalistica di Riviera Oggi. “Il confronto con i Comuni confinanti è del tutto inappropriato e contraddice lo stesso amministratore in quanto a Grottammare risiedono 16.001 abitanti ed in Comune sono in servizio 119 dipendenti; a San Benedetto del Tronto con 46.962 abitanti ci sono 362 dipendenti: un rapporto sostanzialmente paritario con un Comune ritenuto virtuoso dal citato assessore. Per quanto riguarda il paragone con Monteprandone, Urbinati dimentica che in quest’ultimo ente operano un’infinità di dipendenti delle cooperative di gran lunga superiore agli stessi dipendenti comunali per cui il confronto non risulta possibile”.

Si torna quindi alle dichiarazioni (quelle vere) di Urbinati: “Sconcerta comunque che abbia condiviso tutte le scelte effettuate dalla giunta in merito al personale ed oggi ne disconosca la paternità. Ed ancora, sconcerta dover rilevare che in un momento così difficile per la nostra economia e per la nostra società, pur di conseguire consensi non abbia perso l’occasione per individuare un capro espiatorio nei dipendenti del Comune di San Benedetto, amministrazione, tra l’altro, da lui diretta e controllata”.

Chiamato in causa, Urbinati non indietreggia di un millimetro: “Il mio pensiero rimane identico”, ribadisce alla nostra testata. “In Italia scontiamo trent’anni di mancate riforme nella pubblica amministrazione che ci hanno portato ad un sistema dove la burocrazia vince sul merito”.

L’assessore riporta l’esperienza di otto anni passati negli enti pubblici: “Ho avuto modo di notare che spesso il lavoro di persone straordinarie a tutti i livello viene messo allo stesso livello dei cosiddetti fannulloni. Mi rifaccio alle linee guide del ministro Madia, che poggia le basi sul merito, valorizzando chi lavora e fa il proprio dovere. Urge una riforma. E a chi mi accusa di non aver fatto nulla per risolvere questa piaga rispondo che non ero e non sono in possesso delle leve necessarie per intervenire”.