SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è tenuto sabato scorso 10 gennaio presso l’aula consiliare del Palazzo dei Capitani il convegno “L’eroe dimenticato” in ricordo della tragedia che il 14 febbraio 1965 colpì il calcio piceno.

Si giocava al “F.lli Ballarin” il derby Sambenedettese-Ascoli. La causa uno scontro di gioco, poi rivelatosi assolutamente fortuito, tra il portiere dell’Ascoli Roberto Strulli e il centravanti della Samb, Alfiero Caposciutti. La diagnosi fu terrificante “frattura della mandibola, stato di coma e lesione alla base cranica“. Senza mai riprendere conoscenza spirò alle 5,45 di lunedì 15 febbraio 1965. Aveva 26 anni.

Un lutto che provocò forti tensioni tra le due tifoserie e forse l’inizio di una rivalità sportiva che ha pochi uguali in Italia. Si può ben dire che, prima di quel 14 febbraio, c’era una fortissima competitività tra le due squadre ma che non andava oltre le normali prese in giro ravvicinate e a distanza. Quel giorno nacque un odio che tutt’ora stenta a stemperarsi, nonostante che le due squadre non si affrontino da quasi 30 anni.

Ne è passato invece mezzo di secolo da quel tragico incidente e, su iniziativa del giornalista Bruno Ferretti, la città di Ascoli ha ritenuto doveroso ricordarlo con un incontro pubblico. Presente il figlio dello sfortunato calciatore, Roberto junior, che ha ora 50 anni perché venne alla luce un paio di mesi dopo.

La cerimonia ufficiale si terrà il prossimo 14 febbraio perché “il convegno del 10 gennaio – ha detto Ferretti – potrebbe servire alla giunta comunale ascolana per recepire la necessità espressa dalla tifoseria di intitolare a Strulli una struttura sportiva”.

Insieme al collega di Raitre, Giuseppe Buscemi, ho partecipato all’incontro, prendendomi la briga di portare con noi il buon Alfiero Caposciutti che, altrimenti, non sarebbe stato presente, causa un disguido. L’ex centravanti della Samb ha accettato molto volentieri il mio invito nonostante che qualcuno ritenesse fuori luogo ‘introdurlo’ in un ambiente teoricamente ritenuto ostile.

Così non è stato, anzi. L’intervento-documento, ma anche molto intelligente, di Alfiero a metà convegno è stato il più applaudito dalla platea dove non mancavano i rappresentanti dei gruppi cosiddetti ultrà. Alla fine una stretta di mano e un abbraccio tra Roberto Junior e Caposciutti ha fatto scorrere qualche lacrima tra i presenti. Tanti i tifosi ascolani che hanno voluto abbracciare l’ex centravanti rossoblu.

Chiudo con un auspicio che è anche una mia grande speranza. Quello che, dopo 50 anni, l’incontro tra il figlio di Roberto Strulli e il nostro concittadino (un toscano, Alfiero, che non ha sposato soltanto una sambenedettese ma l’intera città) sia servito a far tornare una rivalità accesissima ma normalissima quella che è diventata odio profondo negli ultimi cinquant’anni.

Che si torni agli sfottò, anche a qualche scaramuccia verbale con toni forti ma non più a quelle ‘guerre’ che hanno caratterizzato gli altri pochi derby disputati dopo quello sfortunato incidente di gioco.

Che si torni a gioire delle sconfitte altrui (nel calcio ci sta) e a quelle prese in giro a distanza che restano il sale di un gioco bello ma che non può esimere dalla forte competizione tra supporter. Senza, il calcio sarebbe meno bello e attraente.