
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Le primarie vanno abolite, non ne posso più”. Lo sfogo di Cesare Damiano viene accolto dagli applausi dei presenti intervenuti al convegno sul Lavoro del Pd, presso la sede dell’Associazione Pescatori.
“Le primarie sono lo strumento, non il fine”, dichiara l’ex ministro. “Siamo andati avanti per 40 anni senza, possiamo andare avanti senza per altri 40 anni. All’inizio erano entusiasmanti, pulite, fantastiche, successivamente ci sono stati degli elementi di degenerazione. Non oso immaginare cosa capiterà quando le faremo a Napoli fra poco tempo”.
Damiano corregge subito il tiro, generalizzando il problema. “Genova è come Napoli. E probabilmente nelle Marche sarà come Genova e Napoli. Quando una cosa non funziona perché ostinarsi?”.
Per l’onorevole piemontese il problema sta tutto nelle contaminazioni esterne, anche se la storia – recente e non -insegna che spesso i problemi vengono generati all’interno dello stesso Pd: “Le primarie sono inquinate dalla destra. Ci sia un albo certificato, oppure consultazioni riservate agli iscritti, sennò i tesserati a che cosa servono? Mica possiamo chiamarli solo per avere il posto in Parlamento. Abbiamo trasformato un metodo in finalità. Credo ancora alla capacità di gruppi dirigenti di trovare soluzioni unitarie. Sennò poi capita il paradosso che chi perde poi fa la lista autonoma e combatte contro quello che ha vinto”.
Damiano interviene pure sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e lancia la sua quaterna: “A meno che non vi siano assi nella manica, i nomi apparsi in maggiore evidenza sono Amato, Mattarella, Veltroni e Fassino. Preferirei un politico, che abbia levatura internazionale. Una figura che non porti Obama a dire Chi è quello lì?. Questi quattro personaggi hanno le caratteristiche ideali. Non ricommettiamo l’errore fatto con Marini e Prodi”.
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