GROTTAMMARE – “Facciamo finta che… “ fa il bis e ritenta la partecipata esperienza  del laboratorio teatrale tenutosi lo scorso anno al DepArt. Finalità di questa seconda edizione è il raggiungimento del benessere psico-fisico delle persone attraverso il gioco, in quanto veicolo per saziare la necessità di adattamento all’ambiente fisico e sociale.

Non casuale la scelta del luogo. Il laboratorio si tiene al DepArt, sede pubblica, e quindi di tutti senza differenze,  votata all’aggregazione giovanile.

Sedici ragazzi da 12 anni in su partecipano all’iniziativa. Sette sono affetti da disabilità e nove appartengono alla realtà Scout di Grottammare.

Attraverso il gioco, dunque, i ragazzi sono stimolati a sperimentare se stessi con l’altro, in uno spazio condiviso e protetto: “Il gioco è un’attività che produce piacere – fa notare  l’assistente sociale Antonella Traini citando i contenuti del progetto –, è una forma di espressione, ha tempi e spazi propri e soggettivi, si può fare liberamente e volontariamente ma ha regole ed obiettivi. Facilita le relazioni tra i componenti del gruppo e permette all’individuo di mettersi in relazione ed incontrare se stesso nella condivisione dell’altro”.

Coordinato dall’ufficio Assistenza alla Persona del Comune, il progetto rientra nel programma regionale “Centro per Famiglie”. E’ stato presentato ed è condotto dall’associazione Aradia di Castorano e si avvale della collaborazione dell’associazione Omphalos per il trasporto dei ragazzi.

“La seconda edizione  è partita con l’approvazione da parte della giunta comunale la scorsa settimana e si terrà tutti i venerdì pomeriggio con l’obiettivo di accorciare le distanze tra la disabilità e quella che viene chiamata normalità – spiega l’assessore all’Inclusività sociale Clarita Baldoni – Ritengo che il teatro come molte altre forme di arte, sia importante per l’inclusività di tutte le persone non solo per le disabilità ma anche per superare timidezze e avere un approccio diverso alla vita, per sognare, per divertirsi e potrei elencare mille di questi motivi per dire che è una splendida terapia per chiunque ci si approcci. Abbiamo voluto riproporre l’iniziativa anche perché nonostante le piccole problematiche emerse lo scorso anno  volevamo migliorare. I  ragazzi sono stati contenti di questa esperienza che ha coinvolto anche le famiglie che hanno partecipato all’esperienza  soprattutto nei momenti collettivi proposti e nella festa conclusiva”.