SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ho avuto il piacere di contribuire alla presentazione di due libri di sicuro valore, complementari forse l’uno con l’altro. Nella serata di ieri, martedì 16 dicembre, al Caffè Soriano di San Benedetto, erano in scena il saggio personaleCristiani e Anarchici – Viaggio millenario nella Storia tradita verso un futuro possibile” di Lucilio Santoni e il saggio filosofico-economico “Dall’economia all’eutèleia – Scintille di Decrescita e Anarchia” di Alessandro Pertosa. La presentazione è stata arricchita dal contributo di Katiuscia Chiappini.

Un pubblico numeroso e probabilmente anche molto appassionato ai temi trattati nei due testi che, come ho avuto modo di dire, meritano una lettura attenta e probabilmente una rilettura a distanza, come solo le opere di valore sanno meritare. Sambenedettese Santoni, di Rotella Pertosa, i libri da loro scritti presentano i due volti di una riflessione sul presente sui temi dell’anarchia, del cristianesimo, del dominio economico, delle relazioni sociali e umane che sembrano oramai venute meno nel caos sempre più malvagio del mercato, della competizione, della routine.

Ci sarà probabilmente modo, in futuro, di tornare nuovamente sui due testi (qui la presentazione di Katiuscia Chiappini su Riviera Oggi, con il contributo anche di Fabrizio Baleani e dello scrivente). Di seguito, tuttavia, mi pare giusto riproporre due passaggi significativi, che ho avuto il piacere di leggere durante la presentazione, in modo da aiutare il lettore a comprendere il tono e la portata di entrambi gli autori.

Da Cristiani e Anarchici di Lucilio Santoni: “Ascoltare i disperati per avere una speranza, è compito dei cristiani. Lasciare un mondo più libero alle prossime generazioni, è compito degli anarchici. 

Ristabilire il caos ogni volta, è compito dei poeti. (…) Se Gesù è il maestro di tutte le rivoluzioni, vuol dire che allora la coscienza da seguire è rivoluzionaria“.

Da Dall’economia all’eutèleia di Alessandro Pertosa: “I dominatori comprendono molto bene che non è sufficiente voler sottomettere l’Altro per riuscire nell’impresa di esercitare su di lui un vero controllo, e ciò è dovuto al fatto che per dominare appieno l’Altro è necessario che a un certo punto questi non percepisca più la sua condizione di Servo e si consegni dunque esso stesso, senza troppa resistenza, al suo destino di sfruttato“.