SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Quanti anni aveva quando ha iniziato a lavorare in mare? Ci racconti la sua esperienza.

“A 14 anni feci il libretto di navigazione ed andai in mare regolarmente, ma onestamente iniziai a 6 anni come battellante (ormeggiatore di porto) assieme a mio padre ed ai miei fratelli.

Il mio primo imbarco fu sul motopeschereccio “Santa Rita”, per un periodo di circa due anni, in Adriatico.

A 18 anni partii per la leva militare e fui inviato a Napoli, dove avevo il compito di rifornire le isole d’acqua.

Dopo ventuno mesi ottenni il congedo e tornai a lavorare in mare sul moto pesca “Trieste L” per la cattura dei tonni in Adriatico. Mi ricordo con meraviglia che, in una notte, riuscimmo a prendere 200 quintali di tonno! Una roba mai vista.

Dopo la pesca del tonno lavorai con la pesca a strascico nelle isole Meleta. Il pesce raccolto veniva, però, scaricato e venduto a Molfetta. Mi sbarcai perché il guadagno era poco rispetto alla mole di lavoro.

I miei genitori, a quel punto, decisero di costruire un’imbarcazione dal nome “Gelsomino”, con il quale effettuavamo la pesca locale, nei primi anni, ma successivamente, per recuperare più soldi ed estinguere velocemente i debiti contratti per la fabbricazione dell’imbarcazione, io ed i miei quattro fratelli decidemmo di andare a pescare in Tunisia. In Tunisia e più precisamente nella zona dell’isola dei Cani effettuavamo la pesca del gambero.

Il moto pesca “Gelsomino” fu costruito nel 1957 e fino alla data della mia pensione cioè fino al 1980 lavorai all’interno di questa imbarcazione con i miei fratelli. Andai in pensione giovane, a soli 51 anni, ma continuai a pescare, ma con ami e nasse.

Ho sempre ricoperto il ruolo di capo pesca”.

Mi racconti qual è stato l’episodio più brutto che le è accaduto durante il suo lavoro.

“Ricordo, ancora con terrore, che una volta venimmo catturati da una motovedetta slava e fummo condotti a Comisso. In giornata si effettuò un rapido e sommario processo che ci vedeva imputati, in quanto avevamo oltrepassato le acque italiane. Venimmo immediatamente condannati al pagamento di seicento mila Lire, assieme al sequestro dell’intera apparecchiatura e del pescato. Nel giro di tre giorni riuscimmo a tornare a San Benedetto con l’imbarcazione”.

Secondo lei è cambiata la pesca negli ultimi anni?

“Si, la pesca è cambiata perché il progresso ha portato nuove tecnologie che hanno potenziato le imbarcazioni”.

Secondo lei è diminuito il pescato?

“No, il pescato non è diminuito anzi si è arricchito di tante varietà di pesce. Attualmente si pesca solo tre giorni e la quantità del pescato è equivalente a quella di una settimana. Ora in Adriatico è possibile pescare, anche, i gamberi”.

Secondo lei sono diminuiti i motopescherecci?

“Sì, i motopescherecci sono diminuiti numericamente, ma sono aumentati di potenza”.

Consiglierebbe la vita del pescatore ad un giovane ragazzo?

“No perché è un duro lavoro, ma data la situazione economica italiana ed il numero dei giorni lavoratori si”.

Ha nostalgia della sua vita da marinaio? Come trascorre le sue giornate da pensionato?

“Un po’ si, ma non mi piace la mentalità troppo competitiva dei lavoratori. Mi dedico ad aggiustare le reti ed alla mia grande passione che è la caccia”.