Succede spesso che le cose non vadano come speriamo. Cantavano “The Rokes”: “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere”.

Quando si vince le cose vanno bene. E quando si perde? Spesso non basta cambiare l’allenatore, anzi, direi quasi mai.

Voglio ricordare un episodio biblico: la storia di Giuseppe. I suoi fratelli, per invidia, prima lo gettano in una cisterna, poi lo vendono a degli Ismaeliti. Male su male, c’è veramente da arrabbiarsi e probabilmente si arrabbia anche il nostro Giuseppe.

Un altro episodio più recente è la sconfitta di Matteo Renzi alle primarie del 2012 con Pierluigi Bersani. Ricordo benissimo il dolore provato per quella sconfitta, da molti ritenuta ingiusta, e dovuta anche a diversi comportamenti al limite della correttezza da parte della dirigenza del Partito Democratico. Renzi non nascose la delusione e il dolore dopo quella sconfitta.

Ma è vero allora che non tutti i mali vengono per nuocere? Andiamo a vedere cosa ha fatto Giuseppe. Per prima cosa ha accettato la sua nuova condizione: schiavo di Potifar, ufficiale del Faraone, dimostrò tutto il suo valore tanto che fu nominato da Potifar amministratore di tutti i suoi beni.

Matteo Renzi la sera della sconfitta disse: “Ho appena chiamato Pierluigi Bersani per fargli i complimenti per la vittoria, la sua è una vittoria netta che nessuna polemica sulle regole può mettere in discussione. Lui ha vinto noi no. Oggi dobbiamo prendere atto che gli italiani che sono andati ai gazebo hanno scelto l’altra visione, io ho perso”. Ha accettato immediatamente la sconfitta. Vittorio Feltri: “Matteo Renzi è il vincitore non solo morale. La storia gli darà ragione. Tempo al tempo. E il tempo vola”.

Continua la vita di Giuseppe tra tante vicissitudini, che qui non riportiamo, ed alla fine diventa una persona importante, molto vicina al Faraone, il quale gli dona un potere illimitato su tutto l’Egitto, fino a nominarlo suo vice.

Arrivano le elezioni: Renzi sostiene Bersani, si mette al servizio del Pd, che perde. Pierluigi Bersani dichiara: “Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi, e questo è l’oggetto della nostra delusione” e continua dando la colpa alla legge elettorale. Notate la differenza dalla dichiarazione di Renzi sopra riportata. Poi sappiamo come è andata a finire per l’ex segretario del Pd.

Ci fu una terribile carestia in Egitto e dintorni. Giuseppe aveva messo da parte molte scorte di grano prevedendola. I fratelli di Giuseppe, quelli che lo vendettero all’inizio della storia, andarono in Egitto a chiedere il grano. Giuseppe li accolse a braccia aperte e salvò la loro vita e quella della loro gente.

Si riaprono le primarie per la segreteria del Partito, Matteo Renzi stravince con oltre il 67% e diventa il Segretario del Pd. Quello che è successo nell’ultimo anno lo sappiamo tutti.

A mio avviso, pur non conoscendo ancora il finale della storia dell’attuale Presidente del Consiglio, leggo molti passaggi che si somigliano. Lo dico con tutto il rispetto per la storia di Giuseppe, che è “Parola di Dio”, mentre quella di Matteo Renzi è cronaca spicciola.

Cosa si deve fare quando si subisce una sconfitta o si perde una battaglia? Prima di tutto bisogna riconoscerla ed accettarla. Bisogna capire l’errore e la causa: cercare giustificazioni o dare la colpa agli altri ci porta fuori strada e soprattutto rischia di farci perdere una grossa opportunità. Ecco allora la morale: “Non tutti i mali vengono per nuocere”; aggiungo io: “ogni crisi è un’opportunità, un occasione per correggersi e per migliorarsi”.