
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ancora una volta la Sambenedettese. Evocata, citata, presa a paragone. Un termine entrato nel linguaggio comune degli italiani per accostare un concetto vincente ad una realtà inferiore, quasi goliardica.
La Samb riecheggia pure durante un omaggio a Sandro Ciotti. Andato in onda nel 2013 in occasione del decennale della scomparsa, lo speciale “Un uomo solo al microfono” è stato ritrasmesso mercoledì notte su Raitre.
Viene dipinto un professionista meticoloso, rigoroso, ma anche facilmente irritabile. Ciotti infatti non gradiva essere interrotto durante “Tutto il calcio minuto per minuto”, programma che faceva – e fa – dei continui rimbalzi di linea la sua carta vincente.
La figura di Ciotti è comunque trattata con i guanti, come impongono i tradizionali coccodrilli. “Molti non stavano ad ascoltare cosa lui dicesse, quindi lo interrompevano”, ha spiegato Gioia Paolini, segretaria di produzione di Radio Rai dal 1968 al 2000. Ed è proprio la Paolini a giustificare a spada tratta lo storico radiocronista: “E’ inutile che interrompi per dire che la Sambenedettese ha segnato, chissenefrega. Se lo dici trenta secondi dopo non muore nessuno”.
Una volta c’era la ‘casalinga di Voghera’, stereotipo della donna dal basso livello d’istruzione. O ‘Canicattì’, per indicare il non-luogo per eccellenza. ‘Sambenedettese’, parola lunga, zeppa di consonanti e dalla sonorità simpatica, viene invece presa in prestito per esaltare ulteriormente la divinità.
Che sia essa fisica o astratta poco cambia. Nel 2007 l’allora Ministro degli Esteri Massimo D’Alema abbinò la squadra rivierasca ai Red Devils: “Paragonare il progetto americano in Europa allo scudo sarebbe come mettere sullo stesso piano la Sambenedettese e il Manchester United”. Riferimento calcistico ripreso anni dopo da Beppe Severgnini ad “Otto e mezzo” per sminuire i Cinque Stelle: “Il dibattito in streaming tra Enrico Letta e Vito Crimi? Come mettere di fronte il Bayern Monaco e la Sambenedettese”.
Nulla di personale contro i rossoblu, usati come mero termine di paradosso. Nemmeno quando si finisce a “Controcampo” per volontà di Giampiero Mughini o nelle barzellette di Pippo Franco, che però fa semplicemente leva sul Santo di riferimento.
Prima di Ciotti, l’ultimo episodio in ordine di tempo risaliva a quasi un anno fa. Il deputato Pd Ermete Realacci si aggrappò alla Samb per attivare una riflessione sui media e sul fenomeno del movimento dei Forconi: “Twitter è come una piazza affollata, se non urli non ti sente nessuno; lo stesso vale per la televisione. Se i Forconi hanno avuto tutto quello spazio è perché c’era una domanda di quel tipo di comportamenti e di linguaggi che sembrava facessero audience. Se i tifosi della Sambenedettese avessero avuto lo spazio che hanno avuto loro, Piazza del Popolo sarebbe stata strapiena. Con tutto lo spazio avuto, a Piazza del Popolo c’erano quattro gatti, ma hanno avuto una rilevanza mediatica maggiore”.
In attesa della resurrezione calcistica, ci accontentiamo di altre ribalte. Si scherza eh…
Per guardare il video, clicca QUI (dal minuto 24.45).
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Oscar Wilde scriveva: “There is only one thing in life worse than being talked about, and that is not being talked about” insomma meglio essere menzionati, non importa se in bene o male, che non essere menzionati affatto.
Comunque tra i ‘menzionatori’ citati l’unico ‘cattivo’ mi sembra il funzionario comunista D’Alema. Perche’ menzionare la Samb quando poteve benissimo menzionare il Gallipoli?.
Caro Osvaldo non sono d’accordo perché, parlando di calcio, non ha senso parlare di Gallipoli (la città natale di D’alema) come esempio di città minuscola nel grande mondo del calcio professionistico. Come non avrebbe senso di prendere come ‘brutto’ esempio Canicattì o Grottammare. La Sambenedettese sì.
Non so se ho reso l’idea. Io di fronte a certe considerazioni non mi offendo: meglio essere piccoli e magari un po’ derisi tra i grandi che grandi tra i piccoli come oggi.
Il nome “Sambenedettese” comunque è cagofonico e ci può stare.
1) si dice cacofonico e ha un significato ben preciso.
2) cosa c’è di cacofonico nella parola sambenedettese lo vede solo lei.
3) se era ironico non fa ridere.
non sono ironico. Il nome San Benedetto del Tronto è lungo e suona male. Va bene che ogni scarrafone è bella a mamma sua, anche io sono di San Benedetto ma sono comunque obiettivo. San Benedetto giù andrebbe bene, ma “del tronto”… è brutto e ha pure poca attinenza con la città visto che il fiume è lontano dal centro e poco la rappresenta
comunque si parla della parola “Sambenedettese” non di “San Benedetto del Tronto”, ma non suona male.. perchè suona male? è una parola che muove brividi… ora leggi Sambenedettese… che t’ha fatto..?
il primo di tutti fu Beppe Viola in un Italia – Lussemburgo giocata a Napoli, alla fine del primo tempo in una intervista a non ricordo chi che fece questa domanda “come vedi il Lussemburgo? come una squadra di Serie B, una Sambenedettese, che dici?”