Dal numero 1010 di Riviera Oggi

Certamente gli amanti sambenedettesi (e non solo) della musica Rock ricordano e conoscono “Sotterranea“. Il contest italiano per gruppi Rock emergenti fondato a San Benedetto del Tronto nel 1993 dal giornalista Franco Cameli. Numerosi giovani provenienti da tutta Italia, in 20 anni, hanno potuto esibirsi, confrontarsi e mostrare le loro capacità musicali davanti a un pubblico competente e una giuria esperta. Nel 2013 hanno trionfato i Laika Vendetta di Alba Adriatica con il loro Indie Rock alternativo cantato in italiano e l’appeal da animali del palcoscenico.

L’edizione del 2013, svoltasi al Geko, è stata l’ultima “Sotterranea”. Temporaneamente. Nel 2014 il contest italiano non è stato volutamente fatto. A spiegarci il perché è direttamente il fondatore del contest, il giornalista Franco Cameli. “Ho deciso questa pausa di riflessione per vari motivi. Ho sentito la necessità di staccare con il mondo della musica e riprendere antiche passioni come la poesia. Sotterranea assorbe tempo ed energia. E anche gli stimoli. Dopo 20 anni ho voluto valutare anche la possibilità di dare spazio ad altre persone. Volevo dedicare tempo e spazio alla mia persona poiché negli ultimi anni mi ero occupato direttamente degli altri. Sono fasi che nel corso della vita senti di dover attraversare”.

Come e perché era nata l’idea del contest “Sotterranea”?

La nascita e la crescita di questa rassegna hanno avuto sempre un unico scopo. Dare visibilità a tutte quelle band emergenti che erano relegate nelle cantine e nei garage (da qui anche l’idea del nome). Dare la possibilità di esibirsi davanti a un pubblico vero e sfogare la propria passione su un palco. Volevamo dare merito alla creatività e all’originalità, non solo dei testi, ma anche dei ritmi musicali. Il cosiddetto successo tra le case discografiche doveva essere solo una conseguenza e non l’obiettivo principale come magari promettono altre rassegne simili. Noi aiutavamo con la visibilità pubblica attraverso la realizzazione di dischi e video. Però ci tenevo a rammentare ai ragazzi che il mondo discografico è un sistema complesso accompagnato da piccole lobby. Ci sono due tipi di acquirenti/ascoltatori musicali: chi cerca la musica e chi invece la subisce dal mercato. Ha più valore, naturalmente, l’opinione del primo”.

Quindi “Sotterranea” era una sorta di rampa di lancio?

“Esattamente. Molti ragazzi erano abituati a esibirsi nel proprio orticello. Davanti a familiari e amici. E spesso i giudizi erano soltanto positivi. A Sotterranea era presente una giuria che ti giudicava in maniera cruda e obiettiva, senza remore. I gruppi che non passavano le selezioni venivano poi a chiederti consigli per migliorare il loro genere e stile. Quindi alla fine diventava una sorta di piccola scuola. Uscendo dal proprio recinto e confrontandoti con altre band e con esperti competenti arricchivi notevolmente il tuo bagaglio musicale. Aiutare in questo modo i giovani emergenti era molto gratificante”.

Quali edizioni di “Sotterranea” ricordi con piacere?

“Me ne vengono in mente tre. Quella del 2007 svoltasi al Titty Twister (dove attualmente c’è lo Sugar Disco) per la splendida location e per il folto pubblico competente e attento che partecipò a tutte le serate. L’edizione del 2010, al Florentia, fu fantastica per l’alta qualità dei gruppi. Musicalmente davvero un gran successo. Voglio ricordare anche l’ultima rassegna, quella del 2013, per la location. Il Geko è un ottimo ambiente per fare e ascoltare musica live”.

Parliamo adesso di un’altra tua passione. La poesia.

“Dopo la pubblicazione del mio libro, nel 2009, Altre Visioni, ho voluto fare delle sperimentazioni. Più che poesie mi piace realizzare ballate in prosa. Utilizzare un linguaggio contemporaneo adottando i versi. Ammetto che la musica influenza la costruzione dei miei testi. Sono scritti musicali. Non sono presenti rime baciate ma comunque musicabilità. Oltre alle ballate in prosa mi diverte anche produrre delle filastrocche surreali, futuristiche. Nel costruire i versi utilizzo pure i suoni onomatopeici. Ora il mio progetto è in fase d’iniziazione. La pausa dalla musica, come detto prima, è stata decisa anche per questo motivo. Dedicare tempo alla poesia. La speranza è poi di portare il mio progetto attraverso promozioni e mandarlo in libreria”.

Torniamo a parlare di “Sotterranea”. La realtà giovanile di oggi ha i mezzi e la volontà per consacrarsi nel panorama musicale? Anche tramite le istituzioni?

“Secondo me è tutto caratterizzato dalla società. Negli anni 70 e 80 i giovani avevano solo la piazza come mezzo di esibizione. Perfomance collettive che nascevano e morivano sulla strada. Negli anni 90 si sono diffuse manifestazioni, dove ci si poteva esibire dal vivo e una grande mano la diede il centro di unione Totem&Tabù che organizzava questi eventi e aiutava in maniera diretta le band emergenti. Oggi tutto è cambiato. Le possibilità si sono moltiplicate grazie ai Social Network. Sono organizzati, in maniera spontanea, vari eventi live. In questo momento, dopo la pausa, non vedo nulla di simile a Sotterranea. Ma c’è uno spazio, caratterizzato dal Centro Giovani Giacomo Antonini, dove i ragazzi propongono idee e lavorano sulle band emergenti. Voglio citare anche l’associazione Implacabile e lo ZapFest. Le istituzioni cercano di dare il loro contributo. Mi sono confrontato con varie amministrazioni comunali. I progetti erano sempre effettuati per generare cultura. Non sono mancati momenti di disaccordo ma posso affermare che, con rispetto parlando, avevo comunque le mie idee e le ho sempre portate in fondo”.

Lei prima ha citato il Centro Giovani Giacomo Antonini. Ci vuol raccontare un po’ di Giacomo che ha avuto la fortuna di conoscere e collaborare insieme a lui?

Giacomo era una persona stupenda. Mi aiutò parecchio nei primi anni della rassegna nell’organizzare e contattare le band emergenti. Tramite il suo lavoro all’Informagiovani riuscivamo a reclutare molti gruppi e far conoscere il contest in tutta Italia. Cosa che ci ha resi molto orgogliosi. Il suo contributo fu molto prezioso. Ma ci tengo a sottolineare anche il grande lavoro di altri miei collaboratori come Giacomo Cagnetti, Rosita Spinozzi, Francesca Poli e Cristiana Saporosi”.

Quali gruppi musicali importanti sono passati sotto l’ala di “Sotterranea”?

“Tra i tanti bravi ragazzi che si sono esibiti, meritano una menzione speciale i Ministri, Soundsick, Riserva Moac, Julianmente e i Laika Vendetta”.

Se la sente di dire che presto torneremo a rivedere “Sotterranea”?

“Mai dire mai nella vita. Tutto può succedere. È una questione di fasi e sensazioni. Certamente tornerò a organizzare qualcosa che riguardi la musica. Ma non è detto che sia comunque una nuova edizione di Sotterranea”.