SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I sindacati fanno litigare il Pd anche a San Benedetto. E’ bufera infatti sull’assemblea congiunta organizzata per giovedì prossimo dai circoli Centro e Porto d’Ascoli.

Argomento di discussione? Ovviamente il Job Act. “Noi del Partito Democratico vogliamo dialogare e capire le questioni di tutti”, ha comunicato Roberto Giobbi agli iscritti. “Per noi democratici della prima ora questo è l’unico modo per provare a fare le necessarie e giuste riforme. Il governo Ciampi seppe coinvolgere le parti sociali per arrivare all’importante accordo del luglio del 1993, accordo fondamentale per superare la grave crisi politica e sociale di quel periodo”. Motivo per cui alla riunione sono stati invitati i segretari di Cgil, Cisl e Uil, che esporranno la loro posizione in merito ai provvedimenti sposati dal premier.

Nessuna traccia invece dei renziani, che denunciano l’ennesima estromissione dalla cabina di comando, vista pure l’assenza della sezione nord – guidata da Andrea Manfroni – dall’elenco degli organizzatori. “Vogliono attivare una battaglia ideologica sull’articolo 18 quando a livello nazionale è stato già dibattuto dal Pd”, accusa lo stesso Manfroni. “Perché questa presa di posizione oggi, a discapito delle tematiche locali? Per parlare di Job Act sarebbe stato opportuno indire l’Unione Comunale. I circoli dovrebbero occuparsi di problemi cittadini, cosa che in un anno non si è fatta mai”.

Padroni in Italia, minoranza in città: i renziani subiscono così una curiosa legge del contrappasso. I sostenitori dell’ex rottamatore lamentano una sistematica emarginazione e definiscono l’ultima fuga in avanti un abuso del simbolo del partito. “Si fanno riunioni per marcare le distanze metodologiche dal segretario nazionale, nonché Presidente del Consiglio”, tuonano dall’associazione Adesso. “A questo punto esiste un problema legato ad un uso improprio del marchio del Pd da parte di alcuni dirigenti”.