Cui prodest? – Frase latina (a chi giova?), tratta dal passo della Medea di Seneca, a. III, cui prodest scelus, is fecit «il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova»; per scoprire chi sia l’autore o il promotore di un fatto non necessariamente delittuoso, si deve partire dal presupposto che può esserlo soltanto chi pensa di trarne vantaggio.

Scanzèteve! (pronuncia scanzèt’v) – Imperativo vernacolare tipico della ridente cittadina adriatica di San Benedetto del Tronto, la nostra Sammenedètte (Samm’n’dètt): è un invito, non bonario ma piuttosto perentorio, a non ostacolare il percorso intrapreso, a scegliere rapidamente se togliersi di mezzo o a restare travolti.

L’insieme delle due locuzioni sintetizzano lo scopo primario di questo blog: analizzare i fatti problematici della città secondo una logica di costi/benefici, di chi ne trae vantaggio o svantaggio. Determinato a chi giova il fatto, se il bilancio per la collettività risulta negativo e si determina un danno sociale, allora scatta lo “scanzèteve”. Si concreta in un suggerimento, una proposta di soluzione, un invito deciso a rimuovere gli ostacoli lungo il percorso necessario per approdare ad una San Benedetto migliore, che sia capace di trarre il meglio dalla sua tradizione e dal suo glorioso passato, per proiettarsi verso il suo ruolo potenziale di regina dell’Adriatico, di posto incantato che fa dire ai poeti nostrani: “Dòpe de lu paradése vè Sammenedètte!

Sono fermamente convinto che per andare avanti sia necessario guardare indietro, un po’ come lu fenàre che “cammenì arrète pe’ terà avande”, quindi attingerò a piene mani alla grande e ricchissima tradizione vernacolare sambenedettese, in particolare a quella testimoniata da mio zio, il compianto poeta Giovanni Quondamatteo, che con i suoi scritti e con la sua trascinante oralità mi ha martellato per tutta la vita; sono martellate di saggezza, che in buona parte vorrei condividere e trasferire a chi seguirà questo blog.