
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per tutta l’estate ho sempre espresso liberamente le mie opinioni sull’andamento societario diventato pericoloso dopo il presunto accordo, con tanto di conferenza stampa, tra Gianni Moneti e i Longo. Chi non avvertì pericoli era fuori del mondo e lo scrissi in più occasioni prendendomi anche insulti di troppo da parte di qualche tifoso e da addetti ai lavori.
Era infatti chiarissimo che Moneti non poteva andare avanti da solo e tanto meno era realistico l’ingresso “corposo’ di soci di minoranza. Ha quindi condiviso onori e oneri alla pari con il giovane imprenditore romano, Manolo Bucci, al quale piace il calcio ‘serio’ ed in esso ha intenzione di investire. Un segnale di intelligenza e realismo da parte del presidente di Viterbo. Insomma si è realizzata una delle mie ipotesi-proposte del giugno scorso. Sta a voi indovinare quale.
Il nuovo arrivato Manolo Bucci mi piace per due motivi in particolare: perché è molto giovane (appena 37 anni, meno di Matteo Renzi!), perché nel suo passato non si trovano quelle motivazioni che hanno spinto alcuni ‘disperati’ a venire da fuori per fare cassa con la Samb, lasciando debiti a destra e a manca. A differenza di altre volte mi hanno telefonato da Roma per dirmi che è una brava persona, ambizioso e voglioso di affacciarsi nel grande balcone del calcio per far conoscere, anche nello sport più seguito nel mondo, le sue capacità imprenditoriali e manageriali.
Sa anche benissimo però (cose che ho dedotto in un paio di colloqui che ho avuto con lui) che i primi passi obbligati sono onerosi investimenti economici, necessari per lanciare una nuova azienda, oltre che diversa dalle altre che dirige: lavora nel mondo degli appalti per enti pubblici. Anche per l’Expo milanese? gli ho chiesto. “No, non ho interessi in quella direzione“.
Adesso molto intelligentemente e saggiamente si affida ai consigli del socio più esperto che, chiaramente, conosce il mondo rossoblu meglio di lui. “Vorrei cambiare qualcosa ma, se Moneti mi consiglia di non farlo, gli dò retta perché Gianni ha l’esperienza giusta per venire a capo anche di situazioni spinose che comportano implicazioni che ho trovato e non mi piacciono”
Implicazioni o complicazioni a parte (anche se sarebbe meglio che non ci fossero), credo che la Samb si stia avviando verso la strada giusta, sia per le intenzioni di Moneti e Bucci, sia perché lo stesso presidente onorario De Lillo può essere di aiuto se certe situazioni si complicassero. Anche per gli addetti ai lavori ora tutto appare più chiaro: il Dg Piccoli ha, giustamente, solo le mansioni che gli competono e nulla più, il segretario Marchionni ne ha viste di cotte e di crude e la sua importanza è palese. L’ufficio stampa ha adesso l’esperienza giusta oltre ad una professionalità e spirito di innovazione, rari da trovare anche in club di serie A.
Dulcis in fundo il braccio e la mente di tutto, una persona seria con conoscenze tecniche di valore assoluto. Non lo conoscevo Alvaro Arcipreti: addirittura in tutta la stagione scorsa non abbiamo scambiato nemmeno una parola. Del resto rimproverargli di aver fatto le cose TROPPO bene non era normale. Oggi che lo conosco meglio, lo apprezzo anche per motivi extra calcistici. Suo è il compito più difficile (lo fa però con la scioltezza e la sicurezza da chi è sicuro del fatto suo) perché, quando tutto fila liscio a livello dirigenziale, l’interesse generale viene rivolto al campo, alle vittorie e alle sconfitte, che diventano fondamentali per applaudire o criticare la società.
Qualcosa mi sento di dire anche sulla tifoseria che deve continuare ad avere il fiato sul collo di chi amministra la nostra amatissima squadra di calcio ma senza implicazioni di sorta che, con l’arrivo di Bucci, non hanno più ragion d’essere. Al limite, visto che nella vita non si può essere sicuri di niente, si può pensare ad una cooperativa di tutela che formi un capitale sociale da tenere fermo e magari incrementare con attività diverse, finalizzato al rilevamento dell’intera società, nel caso si presentassero nuovamente ipotesi pericolose. Speriamo di no.
Nella situazione attuale vedo molto utile la formazione di club di tifosi organizzati, legati alla società ma con un ruolo ben distinto. Per organizzare e moderare il tifo, per esempio, quando, per eccesso di amore, fa il male più che il bene della squadra che ama. Ricordo che negli anni d’oro di Bergamasco, i tempi di Guidolin, Colomba, Catania e compagnia bella, un gruppo di tifosi, tra i quali il sottoscritto, fondò il Club Samb77 con tanto di locali a scopo ricreativo nei pressi del Torrione. Organizzavamo trasferte (sempre a spese nostre), feste con i giocatori per aumentare quel feeling che li fa sentire più parte integrante della città per la quale giocano. È stato per anni un segreto che ha spinto le squadre rossoblu a dare il massimo.
Tutto però in un ambiente che non era assolutamente acritico, anzi. Sarebbe, infatti, il male peggiore se giornalisti e tifosi idealizzassero e mettessero in una campana di vetro i propri beniamini . Critiche sulla stampa, fischi quando non eravamo soddisfatti di quello che davano in campo, facevano parte del gioco. Ma tutto finiva lì, tra le quattro mura del vecchio e glorioso Ballarin.
Insomma (l’ultimo acquisto di un calciatore come Carteri lo dimostra ampiamente) Bucci, Moneti e Arcipreti non vogliono mancare l’obiettivo professionismo e, come loro tutto l’ambiente sportivo, affamato di calcio come mai in passato. Gli attuali dirigenti potrebbero aver capito che la loro voglia di far calcio diventerebbe meno gravosa economicamente e più gratificante se i necessari investimenti attuali (recuperabili nel tempo) facessero coppia con una conduzione trasparente: come la città pretende, nulla di più. Di questo e di altro parleremo domani sera, a tavola, in un incontro tra la società e la redazione sportiva di Riviera Oggi. Ci sarà anche il tecnico Andrea Mosconi sul quale personalmente ripongo una grande fiducia.
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Sacrosanto