GROTTAMMARE – L’informazione che entra nel carcere. La cronaca che rispetta gli errori, l’espiazione e la rinascita sociale. Questi i contenuti del primo incontro formativo destinato agli operatori dell’informazione sui temi della detenzione, organizzato dall’Ordine regionale dei giornalisti, con la collaborazione del Coordinamento Giornali dal Carcere delle Marche, in programma sabato 20 settembre presso la sala consiliare del Comune di Grottammare.

I lavori della giornata, dal titolo “La Carta di Milano e il peso delle parole”, avranno inizio alle 9.30 e si concluderanno alle 17. Il corso, che assegnerà 6 crediti formativi  ai giornalisti partecipanti, è patrocinato dalla Città di Grottammare e vedrà la presenza del magistrato di Sorveglianza Filippo Scapellato, della direttrice del carcere di Fermo, Eleonora Consoli, del sostituto procuratore Ettore Picardi, della giornalista Carla Chiappini, tra gli autori della Carta di Milano, e del presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, Dario Gattafoni. E’ prevista anche la testimonianza di un ex detenuto del carcere di Ascoli Piceno.

Il corso sarà moderato dalla giornalista Teresa Valiani, direttore di “Io e Caino”, il giornale del carcere di Ascoli Piceno, accreditato tra le testate del Coordinamento Giornali dal carcere delle Marche.

Al centro della giornata formativa i meccanismi che regolano la detenzione in Italia, dal momento dell’arresto alla concessione delle misure alternative al carcere, all’importanza e al peso di una corretta informazione nel delicato momento del reinserimento dei detenuti.

“Grottammare è onorata di poter ospitare questa esperienza formativa – così il sindaco Enrico Piergallini nel commentare l’iniziativa – La Carta di Milano è uno strumento che affronta argomenti fondamentali, il primo dei quali è il rapporto tra informazione, verità e rispetto delle persone. In una società che viene profondamente plasmata dai mezzi di comunicazione, essere consapevoli che il danno che le parole sbagliate possono provocare alla vita delle persone coinvolte è il primo dovere dell’onesta informazione. La riflessione potrebbe ampliarsi fino al rapporto più generale tra la giustizia e l’informazione, un nodo che deve essere sciolto, considerata soprattutto la frequenza quasi ossessiva dei processi mediatici”.