In mancanza di una banca centrale che risponda al potere politico, cioè sottoposta al giudizio democratico popolare e non issata al vertice della piramide istituzionale (è il ribaltamento definitivo della prima conquista della Rivoluzione Francese, ovvero adesso le oligarchie sono poste sulla cima, inattaccabili), e oltretutto, nel nostro caso, con le decisioni di bilancio prese da organi a-politici (non a caso chiamati “commissioni”) che rispondono a poteri stranieri (qui come in Francia o Spagna), non vi è alcuna possibilità per Italia, o Spagna, o Grecia, di tornare ad essere nazioni prospere.

Non vi è possibilità di cultura, ambiente, tempo libero.

Dunque il fumus mediatico di una riforma al mese – pardon, al giorno – non darà il lavoro al ragazzo appena diplomato (a meno che non ne accetti uno qualsiasi a 500 euro al mese per anni e anni), non consentirà al piccolo imprenditore di vedere ridotte le tasse, non permetterà alla mamma di vedere i miglioramenti nei servizi scolastici, né agli anziani progressi tangibili nelle cure mediche.

Il massimo ipotizzabile è un poco più di equità, una piccola razionalizzazione. Come facilmente può accadere che vi sia ancora meno equità e razionalizzazioni.

Non c’è speranza dietro le chiacchiere. Ma loro rispetteranno il vincolo del 3%.