SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Viaggio di un pomeriggio di fine estate. Sono mesi che leggo su Riviera Oggi Estate l’invito ad una mostra al Museo Sistino di Montalto Marche, quella del Reliquiario recentemente restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e restituito alle visite dei turisti.

Parto lungo la Val Tesino e il paesaggio diventa sempre più verde e distensivo. Dopo il caldo del ferragosto qui finalmente l’aria rinfresca. Ad un certo punto, man mano che la strada sale, un bivio. A sinistra si va per Castignano, dove da qualche sera è di scena il Templaria Festival, per rivivere il fascino della creatività misteriosa del Medioevo. A destra si gira per Montalto, per quattrocento anni sede vescovile della nostra diocesi, poi spostata nel 1924 a Ripatransone, più ampia come territorio e in posizione più centrale, e poi da qualche decennio fissata sul litorale, a San Benedetto del Tronto.

A Montalto visse Papa Sisto V, prima come Vescovo e poi come Cardinale, nato a Grottammare e poi rimasto sempre molto legato a questi luoghi di terra marchigiana. Trovandomi sulla strada tra Castignano e Montalto già inizio ad entrare in secoli di storia antichi, dove la vitalità un po’ caotica medievale e il nuovo ordine urbanistico razionale dettato nel ‘500 da Papa Sisto V facevano da contrappunto,  quasi completandosi a vicenda. Arrivato nel centro storico della cittadina mi accorgo che la cattedrale, rispetto alla semplicità della piccola piazza, è addirittura imponente.

L’entrata del Museo Sistino è proprio davanti alla chiesa. Gli spazi sono nuovi e ben allestiti, e un giovane ci accoglie in modo familiare chiedendoci se vogliamo anche essere accompagnati per una spiegazione delle stanze. Il biglietto, di soli 2 euro, si può pagare anche alla fine. Iniziamo la visita. I paramenti sacri esposti sono bellissimi, di colori tenui, dal dorato al verde al rosso e addirittura al rosa, ricamati  con preziosi fili d’oro o motivi floreali o anche ricavati da stoffe semplici, come tende donate dai fedeli. Ci sono dipinti, pastorali, un crocifisso ligneo dell’epoca giottesca, che in croce disegna con il corpo una leggera curva, come una danza, ed è simile ai ben più conosciuti crocifissi di San Domenico ad Arezzo e di Santa Croce a Firenze del Cimabue.

Nell’ultima stanza si arriva finalmente al reliquiario di Montalto, prezioso oggetto artistico di orafi francesi donato da Papa Sisto V alla sua città tanto cara. Dentro la teca la luce dell’allestimento ci mostra tutta la bellezza di questo manufatto in argento dorato e pietre preziose, zaffiri e rubini. Ammirato dall’opera, cerco dentro di me un particolare da riportarmi a casa, un appunto di viaggio che mi colpisca e che possa rimanere nel tempo. Guardo, osservo, poi la guida ci fa notare due dettagli. Nella parte inferiore della reliquia ci sono due piccole targhe incise. Quella sul retro celebra il pontificato di Papa Sisto, ma quella davanti, con la stessa scritta, è stata girata, e lì il Papa ha voluto incidere la sua dedica a Montalto, il pensiero affettuoso alla sua “patria carissima”.

Un gesto di delicata tenerezza verso la nostra terra, che mi commuove. Ma ancora non sono del tutto soddisfatto. Tanta bellezza e tanta ricchezza, ma ancora manca qualcosa. Poi la guida ci mostra dei cartoccetti piccoli, sono i pezzetti di reliquia, della Santa Croce, di San Pietro, di San Luca. Sono semplici, quasi insignificanti, ma sono il cuore dell’opera: tutte le pietre e l’oro stanno lì per esaltare quei segni di fede, grezzi e poveri come un saio francescano. La gloria nasce dalle cose più umili, e questo vale non solo per l’arte sacra, ma in tutti i campi. La bellezza, raffinata, elegante o imponente e maestosa che sia, è sempre il frutto della fatica e della semplicità laboriosa di tanti, dagli artigiani a chi dirige i lavori. Mi sento appagato. Ho trovato qualcosa da riportare a casa.

Posso tornare in piazzetta a prendere un gelato con i figli, mentre il più piccolo di tre anni, su un albero, meravigliato, scopre dei ragni e delle civette di gommapiuma attaccati: è quello che resta della “notte delle streghe e dei folletti”, un altro appuntamento estivo appena trascorso della nostra estate in riviera e nelle terre picene e d’abruzzo.

Un grazie a Riviera Oggi Estate il settimanale che, puntualmente aggiorna ogni sabato turisti e residenti, rendendo più agevole l’utilizzo del proprio tempo libero per tutta la bella stagione

 Giacomo Lauretti