SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Seconda parte dell’intervista realizzata con il co-presidente della Samb, Manolo Bucci, lunedì scorso 11 agosto.

Me l’hanno descritta come una persona un po’ ingenua, vista anche l’età può starci…

Sicuramente, quando si inizia una nuova avventura qualcosa si sbaglia. A me è successo da imprenditore e anche nel calcio ma l’importante nella vita è capitalizzare gli errori. Il mio mondo, quello che vedevo io, era molto diverso da quello che ho trovato, specialmente nel calcio. Dove c’è troppa improvvisazione, prima c’era più professionalità. I miei sbagli, frutto dell’inesperienza, sono stati tutti in buona fede. Pensavo che le persone con cui mi relazionavo fossero come me, che avessero i miei valori. Anche se un conto è essere ingenui, un conto fessi. Mi sono trovato ad essere una mosca bianca rispetto a gran parte delle persone che ho frequentato nel mondo del calcio. Adesso sono diventato più cattivo (nel senso… buono), gli errori servono per maturare.

Le attività le ha ereditate dalla famiglia?

Assolutamente no, mi sono fatto da solo. Ho iniziato dodici anni fa, ora sono nell’imprenditoria edile stradale. Prima facevo l’impiegato. Sono partito da zero. Ho 108 dipendenti, settanta mezzi, varie società.

Insomma non ha nulla da nascondere. Cosa non sappiamo di lei?

Su internet si può trovare tutto, la questione di Pergocrema dove sono stato ingannato da un certo Briganti ma non c’è scritto che il sottoscritto non ha mai mandato indietro una Ricevuta bancaria, che ha sempre pagato tutti, che non ha mai saltato un contributo fiscale…

In conferenza stampa Moneti le ha ricordato la fidejussione non presentata dalla Samb che fu la causa della promozione sfumata, cosa che non dovrà più avvenire; la prossima per iscriversi in serie C sarà di ben 800 mila euro.

Sono in causa con Briganti (un cognome … allarmante Ndd) perché diedi le garanzie per la fidejussione poi lui fece fallire la società. Figuriamoci se non la rifaccio qui insieme a Moneti.

Le quote che ha acquistato sono della Srl non più della Asd?

È così, l’Asd non esiste più, io e Moneti siamo amministratori con parità di doveri e senza clausole particolari, il nostro è stato un accordo siglato nella massima semplicità. Davanti ad un notaio Gianni Moneti, che aveva già trasformato la vecchia Asd in Rrl (si è poi corretto Srl. Ndd), ha ceduto a me il 50%. Ufficialmente però diventerò amministratore il prossimo primo settembre. Con poteri di firma congiunta. Sarà il valore delle persone ad essere determinante per il proseguo del nostro accordo paritario.

Si era parlato anche dell’ex arbitro De Santis che lo doveva seguire alla Samb…

Me lo hanno chiesto anche in conferenza stampa, non posso negare che lo conosco. Vive a Roma ed abbiamo avuto rapporti per attività lavorative e per altre cose. Non sono mai stato sfiorato dal pensiero di farlo venire qui.

Moneti mi confermò subito, quando uscì la notizia, che non poteva essere vera per il semplice fatto che, con lui in società, De Santis non sarebbe mai venuto a San Benedetto…

Che il mio socio abbia stima o meno dell’ex arbitro ha poca importanza, la realtà è che a me è piaciuta la composizione della squadra, tecnici compresi e li ho accettati in toto. Cosa, ripeto, molto difficile nel mondo del calcio ma io l’ho fatta. Se poi in seguito ci sarà necessità di un supporto amministrativo ne parleremo serenamente io e Moneti. Se c’è da registrare qualcosa per mancanze, ora non prevedibili, lo faremo. Oggi tutti i ruoli ci stanno bene così, se subentreranno incomprensioni, può succedere, le supereremo. Il futuro non ci appartiene. A me De Santis non mi ha mai chiamato per San Benedetto né io l’ho cercato, questo è fantacalcio che fa male alla Samb, il capitolo va subito chiuso.

In un lungo colloquio tra me, Guido Barra e Gianni Moneti mi colpì una domanda del presidente di Noi Samb che ritenni anch’io fondamentale per il futuro del calcio a San Benedetto: “Noi sportivi e tifosi della Samb chiediamo – disse Barra testualmente – una cosa molto semplice: non vogliamo che i calciatori, i dipendenti della società rossoblu abbiano più da lamentarsi per mancati stipendi, come regola principale in un’azienda che si rispetti. Tutto il resto è importante ma molto meno di questa nostra richiesta. I precedenti capitomboli hanno tutti questa radice… malefica” Da quello che sembra, Moneti, tranne piccoli residui, ha condiviso con lei una società senza pericolose pendenze…

Come spesso si fa, i male intenzionati pagano i primi mesi, settembre, ottobre e novembre e non con i propri soldi ma con quelli degli abbonamenti e biglietti, quelli cioè dei tifosi, poi si fermano.

Appunto. Poi i nodi vengono al pettine e si sfascia tutto. Con il suo arrivo possiamo sentirci tutti più tranquilli? Giusto?

Avete una ferita aperta che risale ad appena due anni fa, vincere un campionato e retrocedere immagino che sia stata una tragedia per l’ambiente sambenedettese.

Passiamo al progetto tecnico, che cosa vi sentite di promettere in tempi più o meno brevi?

Come tutti i progetti il nostro è pluriennale anche se proveremo a salire tra i professionisti sin da subito. Oggi tutte le forze sono rivolte a questo traguardo. Abbiamo un progetto tecnico ma anche di altro genere, mettere le basi di un settore giovanile che diventi una risorsa importante. Per farlo, indipendentemente da chi lo gestisce, la società stessa o Noi Samb, servono una serie di campi di varie dimensioni, una foresteria per accogliere i ragazzi. Tutto resterà alla Sambenedettese che rimarrà, mentre noi passeremo.

L’ideale, secondo me, sarebbe che si creasse intorno alla Samb una grande coesione tra le realtà calcistiche più vicine come Grottammare, Porto d’Ascoli, Monteprandone, Acquaviva, società che hanno ottimi campi di gioco. Insomma tornare ai tempi in cui i colori rossoblu erano quelli di un intero territorio; se non si recupera questa caratteristica sarà difficile tornare ai vecchi splendori. La mia idea sarebbe quella di un settore giovanile unico con i vari campi sedi delle squadre Primavera, Beretti, Giovanissimi, Allievi e a contorno una seria ed efficace Scuola Calcio…

Il progetto è di avere strutture di proprietà come investimento da fare una volta per tutte poi un contorno come quello che auspica lei sarebbe il massimo e la ciliegia sulla torta per raggiungere traguardi non importanti ma importantissimi. Più di quelli immaginabili oggi.

Molti settori giovanili, invece, risultano malati di una bruttissima abitudine: senza proprie risorse i giovani non trovano spazio, quelli… meno abbienti vengono solitamente penalizzati a meno che non si tratti di fenomeni che, anche chi è a digiuno di calcio, farebbe giocare

Questo purtroppo è uno scandalo che bisogna assolutamente eliminare. Tutti infatti parlano dei giovani ma nessuno ci crede veramente, questa storia di genitori che supportano le squadre di calcio in questo modo portano poi al decadimento della classe calcistica italiana. I risultati della nazionale italiana negli ultimi anni ne sono un esempio evidentissimo. Fattori schifosi come quello che lei dice esistono anche in squadre blasonate. Ci sono persone che, in questo modo, fanno cassa per se e in qualche caso anche con la complicità dei proprietari che sono partecipi. Altri proprietari nemmeno se ne accorgono. Se io venissi a sapere che una persona del mio staff fa una cosa del genere lo caccio a calci nel sedere. Perché è un vero schifo. Gli stessi genitori che si comportano così, non si rendono conto del male che fanno ai propri figli. Oggi addirittura anche gli addetti stampa, se non portano sponsor, non possono lavorare. È un mondo malato sin dalle fondamenta. Molti allenatori, molti team manager, per prender in mano una squadra di Lega Pro, devono portarsi uno sponsor altrimenti non li prendono.

Insomma una volta gli allenatori venivano pagati adesso devono pagare, seppur indirettamente, per poter lavorare, alla faccia del merito e delle capacità personali.

Proprio così.

Avete varato un progetto da presentare all’amministrazione comunale? Se sì, lo presenterete prima anche alla città in maniera trasparente? Se verrà fatto i cittadini potrebbero valutare ed essere da supporto morale per l’approvazione. Deodati per esempio è andato, insieme a Moneti, prima a parlare con il sindaco senza che la città sapesse quale sarebbero state le sue richieste. Poi non si è fatto nulla.

Deodati è venuto qui a San Benedetto ed ha incontrato il sindaco insieme a Moneti? Non lo sapevo. Io ho fatto il contrario perché credo che prima bisogna fare i fatti poi presenteremo le nostre richieste che oggi sono ancora semplici idee, niente di più. Penso che lo faremo nei modi che dice lei, perché no, qual è il problema? Stiamo lavorando per questo. In questo momento però sono sole parole.

Alla fine sarà il campo a fare da arbitro perché il responso dei risultati è quello che condiziona di più; anche una condizione societaria seria e corretta può essere messa in difficoltà da risultati che non arrivano subito.

È vero, capita che delinquenti che allestiscono formazioni che non sono in grado di supportare economicamente ma al momento risultano vincenti vengano applauditi più di chi programma ed ha cacciato veramente i soldi di tasca sua ma stenta decollare come risultati.

Verissimo, qui è successo appena due anni fa: chi ha provato a lanciare l’allarme con la squadra che vinceva fu trattato malissimo. Adesso le mie sensazioni sono buone e potrebbe essere l’occasione buona per recuperare tanti sportivi che negli ultimi anni si sono allontanati dalla squadra che amano. Lo zoccolo duro non può essere sufficiente per raggiungere quei traguardi che tutti auspichiamo.

Nella speranza di aver fatto conoscere Manolo Bucci a 360 gradi, aspettiamo i fatti con un ottimismo che prima avevano in pochi. Più di altri fattori mi ha fatto piacere la sua moralità e la sua grande voglia, non solo di far crescere la Samb, ma anche di dare un contributo a quella pulizia della quale il calcio italiano ha attualmente un grandissimo bisogno. Mi è stato detto che, se la tifoseria farà quest’anno prendere multe alla società o squalifiche del campo per intemperanze varie, Bucci potrebbe lasciare la dirigenza della Samb. Non si può che essere d’accordo, sia perché sarebbe un gesto bellissimo che testimonierebbe molte delle parole da lui dette in questa intervista, sia perché in casi del genere verrebbero penalizzati migliaia di sportivi per gesti inconsulti di pochissime persone.

Tanti auguri ai due co-presidenti, ai tecnici e agli sportivi tutti

FINE