SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La scultura fa parte della nuova produzione artistica dello scultore che si caratterizza per la presenza di inserti di pietre colorate .
In questo caso, la lastra di roccia scura orizzontale, inserita nella parte mediana della pietra chiara, costituisce la linea nevralgica da cui si irradia l’energia vitale di tutta l’opera.
L’impostazione prende spunto dalla forma de ” la greca” , che in questo caso viene sviluppata e riproposta all’interno di un prezioso scrigno costituto da due strati di pietra chiara che serrano e sigillano al loro interno una lastra scura simbolo archetipo dell’infinito.
Lo sguardo dell’osservatore è prima attirato a scatti verso la cavità centrale che rappresenta il punto focale, sottolineato dalla pietra nera che taglia ed attraversa tutta l’opera, quindi ritorna verso l’esterno seguendo l’andamento obliquo degli spigoli e le linee generate dall’intarsio.
L’ispirazione di questa scultura ha origine dalla passione dell’autore per le pietre naturali, in particolare, per quelle generate dalla sedimentazione di strati diversi che hanno riempito le spaccature provocate da terremoti, dando vita nel corso dei millenni a rocce policrome.
L’artista ha ricreato una nuova roccia naturale incollando strati di pietra colorati col quale è riuscito, con la sua sapiente tecnica di lavorazione, a scolpire nuove forme che sembrano originate dalle forze della natura.
L’opera, per le sue contenute dimensioni, vuole stimolare non solo la vista ma anche il tatto, infatti le cavità le sporgenze e la diversa lavorazione delle superfici creano non solo variazioni cromatiche ma anche sensazioni tattili che possono essere percepite dalle persone con disabilità visive.
La genialità dell’artista risiede nella sua capacità di rinnovare costantemente il suo linguaggio plastico che prende spunto dagli archetipi della cultura del passato che vengono rielaborati ed interpretati in chiave moderna e, come dice Stefano Papetti: “…Nascono così delle sculture capaci di suggestionare l’osservatore e di farlo riflettere sui misteri del creato, superando d’un balzo il vortice di suggestioni effimere suggerite dalla contemporaneità.”

(a cura di Remo Ridolfi)