GROTTAMMARE – Tante risate a Grottammare per altrettanti “Sorrisi nel deserto”. Alle porte della trentesima edizione, il Festival nazionale dell’umorismo “Cabaret, amoremio!” non manca di ricordare al suo pubblico la questione Saharawi, il Popolo costretto a  vivere profugo nel deserto del Sahara algerino dal 1975, con il quale il Comune di Grottammare è legato da un Patto di Amicizia.

Come ogni anno, le autorità del territorio invitate alla manifestazione hanno ricevuto la lettera del sindaco Enrico Piergallini in cui si rammenta la possibilità di contribuire, con il corrispettivo del biglietto di ingresso, alla raccolta di fondi a sostegno del Progetto di accoglienza sanitaria per i bambini della comunità Saharawi presenti in queste settimane, come ogni anno dal 1999, in città: “Da tempo l’amministrazione comunale di Grottammare promuove progetti che sostengono le popolazioni più deboli, afflitte dalla povertà o funestate dalla guerra. Pensiamo che anche la cultura possa dare il proprio contributo e che i rappresentanti delle istituzioni e della politica possano per primi impegnarsi in questa. Il ricavato sarà destinato al finanziamento delle iniziative attivate dal Comune di Grottammare. In questo modo, la  cultura potrebbe nuovamente essere un veicolo di pace e di solidarietà tra gli uomini”.

Il gruppo Saharawi attualmente ospite in città è composto da 17 bambini, tra i 6 e i 10 anni, e quattro accompagnatori. Tutti i piccoli sono affetti da gravi patologie, difficili o impossibili da curare negli ospedali da campo allestiti nelle tendopoli dove il loro popolo vive da quasi 40 anni.

In Italia, i bambini stanno seguendo percorsi sanitari ad hoc, sono assistiti da una rete di volontariato internazionale che fa capo all’associazione Rio de Oro, onlus che gestisce il  progetto di accoglienza.

La campagna “Sorrisi nel deserto” abbinata al Festival dell’umorismo è soprattutto uno dei modi con cui il comune di Grottammare  veicola presso l’opinione pubblica la causa di un Popolo che attende da decenni di rientrare nei territori di origine e di dare seguito al referendum per l’autodeterminazione.  Un diritto affermato anche da una risoluzione dell’Onu, totalmente disattesa dal governo marocchino, responsabile dell’occupazione delle terre Saharawi dopo l’abbandono della Spagna delle colonie nordafricane.