SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “E’ mancata l’umiltà ed il rispetto, che sono le vere forze della ragione, nell’avvicinarsi ad un mondo che è fatto di persone in tutto e per tutto”. Dalle parole di Gabriele Franceschini emerge rammarico e preoccupazione per una vicenda, quella di ‘Casa di Alice’, che rischia di compromettere inevitabilmente il futuro dei soggetti interessati. “Sono persone i ragazzi del centro, le loro famiglie, gli operatori. Sempre ed in ogni momento”.

Assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali ininterrottamente dal 1993 al 2001 durante le amministrazioni Perazzoli, Franceschini ricorda come quello degli educatori sia un mestiere delicato e sensibile: “E’ un lavoro difficile, durissimo. Si fa per passione. Bisogna supportare gli operatori, stargli vicino in ogni momento. Non accuso e non assolvo, non spetta a me e ho massimo rispetto per le indagini, ma l’opinione pubblica deve accostarsi al tema in punta di piedi. Questa storia non doveva accadere, per come individuata, per come raccontata, per come vissuta. Semplicemente perché non sarebbe potuta accadere qualora si fossero compiutamente applicati norme e protocolli di intervento; fosse esistito un team di supporto, formazione ed aggiornamento degli operatori; ci fosse stata e formalmente prevista la presenza delle famiglie in termini di necessità, conoscenze e pure di cooperazione; ci fosse stata, nella fattispecie, una concreta operatività ad alta integrazione sanitaria. Se così non è stato, si può allora parlare di progetto sbagliato. E dunque prendere atto che questo sistema, così come pensato e diversamente attuato, non funziona”.

Un’esperienza sul campo ed un percorso personale che l’ha portato per forza di cose ad immergersi nel mondo delle disabilità. “In otto anni mi sono circondato sempre di persone competenti – dice Franceschini – mi hanno aiutato, supportato, consigliato nelle scelte”.

I colori delle stanze? “Hanno una loro valenza scientifica accertata. Il verde è consigliato per le aule da pranzo, il giallo spinge a prendere le iniziative e si utilizza per i luoghi dove si svolgono attività formative, mentre l’azzurro ha funzione di rilassamento e di riposo”. Indicazioni che andrebbero incontro alle tonalità riscontrate nella camera della crisi della struttura grottammarese.

“Non c’è stata – conclude l’ex assessore – una visione d’insieme dei vari e diversi livelli di assistenza, cura e riabilitazione; dei livelli di gestione economico-finanziari e di risorse umane; di una effettiva messa in rete dei servizi e degli interventi, tutti comunque da rivolgere al medio e lungo termine per avere certezza di risposte ad indifferibili bisogni”.