Rinvio. Per motivi legati agli impegni odierni del presidente della Samb, Gianni Moneti, il previsto incontro chiarificatore e pubblico con il sottoscritto e Guido Barra è stato rinviato a domani. Domani però non sarà possibile fare riprese video per nostri motivi tecnici, riporteremo il tutto con un’intervista scritta e preventivamente audio-registrata.
Nei prossimi giorni ne faremo un’altra in video, possibilmente presso la sede del ritiro. Ne approfitteremo per avere i primi riscontri tecnici da parte del Diesse Arcipreti, del tecnico Mosconi e di capitan Tozzi Borsoi. A domani.
Il calcio che cambia. Ne approfitto per evidenziare ancora una volta che cosa è la Samb e cosa è stata nel panorama calcistico nazionale. Lo spunto me lo ha dato l’ex calciatore Demetrio Albertini, candidato alla guida del Figc. Ho letto oggi questa sua dichiarazione sulla Gazzetta dello Sport: “Le squadre professionistiche sono troppe, adesso 102. Al massimo, visti i continui fallimenti di squadre professionistiche, dovrebbero esserci 18 squadre in serie A e in B. due gironi di serie C con 20 squadre cadauno”. Insomma meno di 80.
Un’osservazione secondo me giustissima perché, un numero così alto di squadre tra A, B, C1 e C2, con costi di iscrizione assurde andava ad ‘arricchire’ solo Leghe e componenti. Oltre a snaturare l’aspetto tecnico, sempre più scadente, e a creare pericolose illusioni.
Le parole di Albertini mi hanno fatto pensare alla Samb e fatto fare un salto nel tempo di oltre 50 anni. Al campionato 1955-56 quando il calcio professionistico era composto da meno di 60 squadre suddivise in tre gironi, uno di A, uno di B e uno di C. La Samb vinse il girone unico di serie C e passò in B insieme al Venezia. Insomma eravamo fra le elette del calcio nazionale e non nella serie ultima ma in quella di mezzo nella quale sfiorammo addirittura la serie A nel 1960-61. Con l’ampliamento delle squadre professionistiche in serie C sono arrivati ‘cani e porci’, prima era un traguardo che distingueva veramente le capacità calcistiche tra le varie città italiana. La Samb era addirittura un paese.
Albertini ha ragione, secondo me, anche per un altro motivo. L’elevato numero di squadre definite professionistiche ha aumentato proporzionalmente la speranza di arrivarci in tanti genitori italiani che vi vedevano un miraggio lavorativo e gratificante oltre che economico. Tutto ciò ha creato in molti di loro l’idea di considerare un investimento inserire il proprio figlio nei sempre più numerosi settori giovanili, di squadre professionistiche e non. Anche a costo di pagare. E non solo per inserire il bambino in una scuola calcio (dove è ammissibile pagare qualcosa come per chi va in palestra) ma facendo nascere un giro peloso e vizioso a partire dalle categorie allievi, juniores e così via.
L’essere bravi è diventato meno importante del partecipare come titolari nelle varie formazioni giovanili. “Vuoi dare la possibilità a tuo figlio di mostrare le sue capacità calcistiche? Provo a darti una mano ma ha un costo“. L’ambizione, la speranza, la paura che, se non gioca non può capire quanto vale, ha spinto e sta spingendo tanti genitori a pagare pur di… provarci. La conseguenza è stata la degenerazione delle capacità calcistiche perché ha portato depressione in chi è migliore ma si vede relegato in panchina o in tribuna. I bravissimi no, loro lo spazio lo trovano sempre ma solitamente non sono più di due-tre su altri dieci, dei quali giocano sepsso solo i ‘supportati’.
Per tornare ad Albertini, se diventerà presidente della Figc ed attuerà le sue intenzioni, il fenomeno scandaloso appena descritto, si ridimensionerà automaticamente. In conseguenza delle minori possibilità di diventare calciatori professionisti.Magari dopo le società in grado di amministrarsi meglio e con le maggiore competenze calcistiche torneranno ad emergere. Come capitò a San Benedetto del Tronto. Quando il calcio era un gioco e non un commercio. Ma forse sto sognando.
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Sarebbe sicuramente meglio che l’incontro fosse ripreso dalle telecamere, come chiese lo stesso Moneti (un pò spavaldamente come se non fosse lui che ha da nascondere qualcosa ma gli altri). L’importante è mettere in luce tutte le attuali zone d’ombra, ma non sono molto fiducioso visto che ha citato un perdente come Albertini (opinione personale)… La cosa principale che mi piacerebbe chiarire una volta per tutte, è quanto costa quel 45% che è in vendita (magari espandibile a 50%), e quanto di quel corrispettivo finirebbe nelle tasche del venditore e quanto in aumento di capitale per la Samb secondo l’idea… Leggi il resto »
L’intervista è stata lunga e registrata. Prima di domani sera non ce la faccio a pubblicarla.
Luci e ombre? Scaturirà il quadro reale della situazione attuale, anche se non è stato possibile fare l’incontro davanti alle telecamere. La registrazione audio è durata due ore e in video non sarebbe stata possibile. Avremmo comunque modo di fare in video tutte le puntualizzazione necessarie. Secondo me hai capito molto ma io non ho capito cosa c’entra quello che ha detto Albertini con le zone d’ombra.
Era una battuta, Albertini mi sta poco simpatico e mischiarlo ad un discorso importante sulla Samb mi sembrava di cattivo auspicio… infatti mi aspetto cattive nuove per domani!
Immagino che Moneti abbia detto che le quote da 5000 euro le intasca lui come venditore, e che per il 45% vuole cifre assurde… aspetto con curiosità il resoconto!
C’è stato l’atteso incontro chiarimento?
Albertini ha ragione solo in parte, per cambiare davvero c’è bisogno di meno stranieri e di più under 21 che giochino in serie A e B.
Sì c’è stato e ci saranno anche le risposte alle sue domande.
La Germania è piena di stranieri, quelli argentini giocano tutti in Europa, se un giocatore è da nazionale gioca sempre.
Comunque la riduzione delle squadre professionistiche è fondamentale per il sistema calcio.
Innanzitutto perché il calcio non è un mestiere ma soltanto un gioco.
E senza aspirare a certi livelli è anche poco appetibile.
Subito dopo i mondiali, Albertini fu intervistato e si disse non contrario a creare un campionato riserve parallelo a quello di serie A e B, come in Inghilterra per esempio, i giovani resterebbero sempre nell’orbita prima squadra con possibilità immediata di salirci qualora si dimostrassero validi, invece che essere prestati di continuo in serie C e serie B ”a farsi le ossa”. Qualche anno fa l’Inter primavera vinse la coppa del mondo per club battendo in finale l’Ajax di Amsterdam, sono passati 4-5 anni e l’inter in prima squadra non ha neanche un giovane proveniente da quella primavera, l’ajax ne… Leggi il resto »
Il campionato parallelo esiste già da tanti anni. E’ il campionato Primavera. Purtroppo come hai già detto sono ben pochi quelli che vengono utilizzati in prima squadra. Diverso sarebbe se si mettesse anche in serie A la regola degli under. Infatti non mi sembra logico che detta regola esista in serie D e poi in A e B si prendano gli stranieri. Così una volta usciti dall’età under questi ragazzi si ritrovano in gran parte nei campionati dilettantistici. Il bello è che anche così le nostre squadre di club non hanno comunque competitività fuori dai confini nazionali, tanto che la… Leggi il resto »
Anche in Inghilterra hanno la primavera, ci mancherebbe, il campionato riserve è un bel po diverso, potrebbero giocarci i fuori quota, chi è reduce da un infortunio e deve rimettersi piano piano, chi ha perso il posto in prima squadra, diciamo che il livello agonistico e tecnico è superiore rispetto a quello primavera e poi sarebbe di stimolo per tutti a fare bene per andare in prima squadra. Per carità non sarà la panacea di tutti i mali, Pogba giocava col manchester riserve e Ferguson a centrocampo era troppo rispettoso dei senatori e non lo faceva giocare quasi mai. Poi… Leggi il resto »