SAN SEVERINO MARCHE – In attesa dei fermi nei riguardi delle persone indagate per l’assassinio di Pietro Sarchiè, gli investigatori proseguono negli interrogatori (anche dei parenti dei presunti responsabili) e nelle ricerche di altre prove concrete che possono confermare la tesi dell’omicidio per “rivalità” nella vendita del pesce.

Giuseppe Farina, 62 anni, ipotizzato dalle forze dell’ordine come esecutore dell’assassinio, non è stato ancora ascoltato dagli inquirenti, anche se ha fatto sapere tramite i suoi legali di essere estraneo alla vicenda. Nel frattempo è stato sequestrato il furgone con cui lo stesso Giuseppe Farina andava ad acquistare e vendere il pesce nell’entroterra Maceratese. Potrebbero essere presenti nel mezzo indizi e prove interessanti per gli inquirenti.

Secondo una nota dell’Ansa, la magistratura ha ritenuto particolarmente notevole la versione fornita dalla convivente del 41enne Santo Seminara, quest’ultimo indagato per favoreggiamento e concorso con Giuseppe Farina nella soppressione del cadavere.

La sensazione è che nelle prossime ore possano essere trovati altri elementi chiave per sbrogliare questo caso che sta sconvolgendo un’intera regione.

Gli inquirenti, dalle ultime indiscrezioni, sembrano convinti che sia stato compiuto un omicidio programmato ai danni di Pietro Sarchiè che ha visto il coinvolgimento di più individui. Le indagini potrebbero estendersi in Sicilia (regione da dove provengono gli indagati).

Secondo la Procura il delitto sarebbe stato pianificato da più persone, alcune da identificare, per imporre il pizzo ai venditori ambulanti di pesce della zona. Attesa per l’interrogatorio, nella giornata del 15 luglio, di Giuseppe Farina.