
ANCONA – “All’azione del governo regionale sono mancati i valori di riferimento riformisti di una sinistra moderna capace di saper interpretare i grandi cambiamenti che permeano oramai da tempo la società marchigiana, ulteriormente acuiti dalla grave crisi economica in atto”. Una nuova stoccata a Gian Mario Spacca arriva dall’onorevole Luciano Agostini, irritato dai continui riferimenti ad un terzo mandato sotto la sigla della lista Marche 2020.
“Il vero titolo da dare al confronto politico è Marche 2015 – osserva il parlamentare offidano – cioè come e con quale cambio di passo si chiude questa legislatura su temi fondamentali come il lavoro, lo sviluppo, la sanità, le infrastrutture materiali ed immateriali, nuovo assetto territoriale a seguito del superamento delle provincie. In tanti e da molto tempo, avevamo avuto il sospetto che questa associazione corrispondesse ad un progetto politico che dovesse spiccare il volo in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo. Non c’é nulla di male in tutto ciò: costruire un progetto politico alternativo al Pd è senz’altro legittimo. Ma la capacità del Pd e dell’intero centrosinistra di continuare a governare le Marche si misurerà dalle risposte a questi problemi ed in quali tempi, visto che quest’ultimi come il presidente del Consiglio Renzi ci insegna, non sono più una variabile indipendente”.
L’atteggiamento del Partito Democratico sarà decisivo: “Non mi convince neanche il segretario Comi che scartando la possibilità del ricorso alle primarie, costruisce un’immagine di un partito ripiegato solo su se stesso. É del tutto evidente che se le primarie vengono costruite con chiusura ed usate solo per fini interni la conclusione non potrà essere che quella di Urbino, ed io sommessamente aggiungo anche quella di Tolentino, Jesi, Porto Potenza Picena. Se invece verranno fatte con largo anticipo e vissute come strumento di partecipazione effettiva alla costruzione di un progetto politico nuovo, allora assomiglieranno a quelle di Pesaro e di altre svolte in decine di comuni delle Marche. Quindi per il Pd il problema è tutto qui: o ha il coraggio di sfidare Marche 2020 sul piano della costruzione di un progetto politico alternativo, indicando su quali priorità concludere una deludente legislatura ed indicando con chiarezza il percorso e la data delle primarie, oppure il rischio sarà quello di un partito che reciterà un ruolo subalterno e scivolerà lentamente verso una possibile sconfitta elettorale”.
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