Sono tempi renziani, questi.

Talmente renziani che basta indossare un giubbotto di pelle, ipersemplificare i contenuti, privilegiare l’efficacia mediatica, opporre “vecchio” e “nuovo”, vincenti e falliti e si vincono le elezioni.

Matteo Renzi ha innalzato la bandiera del PD sulla sua poltrona e a cascata nelle regioni d’Italia, nelle città. E a San Benedetto del Tronto, naturalmente. Il “fascino di Matteo” ha conquistato tutti. O quasi. Tutti ad appuntarsi l’etichetta, afferrando il Meccano della rottamazione con annessi slogan: «Cambiamo San Benedetto, Adesso!».

In realtà tutti a cambiare «Adesso!» solo la casacca affinché nulla cambi. Tutti a salire sul carro del vincitore per perpetuare il proprio potere già ben consolidato. I vecchi nemici si scoprono improvvisamente grandi amici, gli anti-renziani si scoprono improvvisamente renziani, i bersaniani si scoprono improvvisamente anti-bersaniani, i rottamati finiscono tra le braccia dei rottamatori.

Problema: se quelli che a livello locale dovevano essere rottamati dai renziani della prima ora si reinventano rottamatori, chi resta da rottamare?

Domanda che potrà apparire ironica ma, converrete con me, certamente pertinente. No, perché ci sono persone nel PD che pensano davvero di rappresentare il rinnovamento mentre difendono seggiole sfondate e orticelli amorevolmente coltivati per anni.

Fateci caso. Non è cambiato nulla. I nomi sono gli stessi, quelli di sempre, quelli che hanno amministrato e che  amministrano la città «Adesso!», quelli delle segreterie del partito frammentato in rivoli e correnti. Renziani, civatiani, cuperliani, bersaniani…

Qui, a San Benedetto del Tronto, si stanno già facendo la guerra (finta) per le primarie, pronti a deporre le armi non appena arriverà il momento di contrattare. Se non stanno insieme, muoiono insieme. Lo sanno bene tutti. E allora sapranno ricucire ogni falla per spartirsi la torta e imbalsamarsi su quelle poltrone per almeno un altro decennio. I soliti teatrini insomma, solo più coraggiosi e più impudenti di quelli precedenti.

Sono tempi renziani, questi. Però fino al 2016 è lunga e questo è un Paese strano: ti eleva al cielo, t’incensa e ti ammira con il naso all’insù per poi, un istante dopo, terminata l’esibizione, masticarti e gettarti a terra.

*di Katiuscia Chiappini, responsabile cultura coordinamento Forza Italia San Benedetto