SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Incontriamo Davide Del Giovine in spiaggia a San Benedetto, dove è nato e dove sta trascorrendo alcuni giorni di relax con la sua compagna e i due bambini di quest’ultima. Con una birra ghiacciata in mano, infradito ai piedi e un’aria rilassata Davide approfitta della pausa del campionato australiano per “riposarmi, trascorrere qualche giorno con la mia famiglia e per stare un po’ al mare visto che durante l’anno gli impegni sono molti”ci dice. Davide infatti è preparatore dei portieri del Sydney FC, dove divide la sua attività tra la prima squadra, le giovanili e la squadra femminile. A 39 anni ci sembra entusiasta come un bambino del paese che lo ospita da 4, totalmente innamorato di una terra che “essendo lontana da noi nei costumi quanto nella cartina o si ama o si odia, ma se scegli di rimanere è perché ne sei già innamorato e nonostante i ritmi di vita diversi, che nulla hanno a che vedere con quelli mediterranei, si fa presto a sentirsi a casa”.

Davide Del Giovine è partito per l’Australia nel 2010, “per scelta personale e parlando pochissimo inglese” ci confida, la situazione ora è profondamente cambiata visto anche l’inglese fluente con cui si rivolge alla sua compagna e viste le parole al miele che riserva al paese che lo ospita: “un’ altro mondo rispetto all’Italia, all’inizio stentavo a stare ai loro ritmi visto che la sveglia suona alle 5 e 30 mentre alle 9 di sera si è già tutti a letto, ma col tempo ci fai l’abitudine-ci dice- e impari ad apprezzare le vere qualità degli australiani, una su tutte la profonda civiltà che li guida, in questi giorni di soggiorno in Italia- ci rivela sorridendo- faccio fatica a spiegare ai bambini perché le persone non attraversano sulle strisce pedonali”. Poi ovviamente ci parla di Sydney, “coi suoi affitti alti ma proporzionati alla qualità della vita”, i ristoranti etnici e in generale la possibilità di “sentire a pieno un profondo meltin’ pot culturale che ti permette di vivere come un italiano, un cinese o un libanese per esempio solo spostandoti da un quartiere all’altro.” Tutti aspetti che probabilmente stanno contribuendo a fare dell’Australia una delle mete più appetite dai giovani nostrani, che sempre di più la scelgono per le vacanze, per gli studi o per lavoro e proprio ai giovani si rivolge Davide mettendoli in guardia dal non fare “il tipico errore che fanno molti italiani che vengono in Australia e cioè di non riuscire a staccare con il passato e di ricercare a tutti i costi un pezzo d’Italia magari mangiando solo italiano e frequentando solo connazionali, quando il bello di viaggiare sta sicuramente nel riuscire sviluppare la capacità di fondersi con le diverse realtà che si incontrano, certo- precisa – anche a me ogni tanto manca la mia famiglia, il calore degli italiani o il modo in cui sanno cucinare il pesce a San Benedetto(ride), ma sono riuscito ad ambientarmi, a realizzarmi professionalmente e pensare seriamente ad un futuro a lungo termine in quella terra fantastica”.

Già, la realizzazione professionale.  Di strada il ragazzo ne ha fatta da quando, quattro anni fa, con alle spalle qualche esperienza come preparatore dei portieri nelle serie minori marchigiane, approda a Sydney, “dapprima con Milan Academy, poi grazie al rapporto di amicizia con Zeljco Kalac (ex portiere del Milan dal 2005 al 2009), sono entrato nello staff tecnico del Sydney FC proprio al suo seguito quando, nel 2011, è stato ingaggiato come preparatore dei portieri.” Da quel momento Del Giovine entra in contatto con il calcio australiano, profondamente diverso dal nostro, a partire dall’organizzazione del campionato: “in Australia infatti- ci spiega- la A-League è un franchising, in cui ad un imprenditore interessato a rilevare una squadra, o a crearla da zero, basta acquistare la licenza e automaticamente si accede alla massima serie sfruttando l’assenza del sistema di promozione o retrocessione, un sistema molto più vicino alla Nba americana che alla Serie A nostrana”. Il calcio però non è il pane quotidiano degli australiani, anzi tutto il contrario “qui sport come il rugby o il football australiano sono inarrivabili per seguito e fatturato, durante, il campionato, per rendere l’idea, al massimo trovi un paio di pagine che trattano di calcio in fondo ai giornali sportivi, un risalto mediatico sicuramente diverso rispetto a quanto accade in Italia”. Il calcio pero è in crescita, “soprattutto fra le donne e i bambini”- ci spiega Del Giovine- “quindi speranze e aspettative per il futuro ci sono considerando anche le attenzioni che governo e federazione riservano a questo sport visto che era in piedi la candidatura per ospitare il mondiale nel 2022(poi andato in Qatar fra le polemiche ndr.) e visto che nel 2015 ospiteremo la Coppa d’Asia”.

E chissà se un contributo allo sviluppo del calcio in Australia lo ha dato anche Alex Del Piero, la leggenda della Juventus che dal 2012 fino alla scorsa stagione ha vestito la maglia light blue del Sydney Fc e che ha incrociato il suo cammino con quello di Davide Del Giovine in Australia. “Del Piero forse all’inizio non è stato capito dagli australiani, più che altro non hanno capito fin da subito la portata mondiale del personaggio” portata che invece era ben presente agli italiani e in generale agli europei in Australia che “hanno preso letteralmente d’assalto i nostri allenamenti, che sono accessibili a tutti, chiedendo ad Alex autografi, foto e dediche e trovando dall’altra parte sempre la massima disponibilità da parte di una persona davvero alla mano, nonostante la celebrità”.

Il contributo di Del Piero alla causa del Sydney è stato notevole sia dal punto di vista tecnico (24 i gol messi a segno dall’ex capitano bianconero in due stagioni) che dal punto di vista umano, nell’era Del Piero infatti ci dice Del Giovine “la media spettatori alle nostre partite è salita di diverse migliaia e addirittura la A-League è stata trasmessa anche in Italia, ovviamente tutto merito di Del Piero visto che in passato, notizie del calcio australiano sono arrivate da noi raramente, marginalmente e quasi tutte legate giocatori come Christian Vieri (e suo padre Bob) e Benny Carbone che hanno giocato per breve tempo nel campionato Australiano. Ma Del Piero è un’altra cosa “ dentro al campo è un fenomeno, fisicamente mostruoso nonostante qualche acciacco dovuto all’età e fuori dal campo è una persona fantastica, sempre disponibile con gli altri nonostante fosse sempre preso d’assalto da cronisti e fotografi.”

Una celebrità così grande quella di Alessandro Del Piero, che di riflesso ha influenzato anche la vita di Davide che ricorda scherzosamente come  “in molti tra amici e parenti dall’Italia mi chiedessero in continuazione notizie di Alex e anche t-shirt autografate. Nel primo mese che era qui penso  di aver speso buona parte del mio stipendio in magliette da inviare ad amici e familiari” ci dice col sorriso sulle labbra. Ora Del Piero non c’è più, forse giocherà un’altra stagione o forse no, nel frattempo commenterà l’imminente Mondiale per Sky, quello che è certo però, anche sentendo le parole di Del Giovine, è “l’immensa eredità che Piero ha lasciato al movimento calcistico australiano, un’eredità fatta di classe calcistica ma anche di comportamenti impeccabili nella vita di tutti i giorni, in sintonia con lo spirito pacifico ma comunque passionale con cui è vissuto lo sport dagli australiani”. Un motivo in più per conoscerli e per conoscere la loro terra insomma.