Quanti anni aveva quando ha iniziato questo lavoro? Per quanto tempo è andato in mare?

“Andai in mare per la prima volta nel 1951, avevo solo undici anni, durante le pause estive ed invernali della scuola. Nel 1955 raggiunsi l’età adatta per ottenere il <<libretto di navigazione>>, che mi venne rilasciato dalla capitaneria di porto di Ancona.

Il mio primo imbarco da mozzo (cioè da giovane marinaio) fu sul motopeschereccio <<Trionfale>>, dopo aver assistito al suo armamento, avvenuto a Porto Recanati. Dopo un anno di attività l’imbarcazione fu affittata ad un’azienda siciliana per il carico dei tonni, quindi anche l’equipaggio si trasferì a sud.

Nel 1957 io, mio padre ed i miei zii facemmo costruire un’imbarcazione in legno denominata <<Lupa di mare>>; quando raggiunsi ventuno anni m’iscrissi al corso d’ammissione da <<marinaio autorizzato>> ad Ancona.

Nella zona di Tripoli m’iscrissi ad una scuola media per ottenere la licenza, che non avevo mai preso prima. Conclusa quest’ulteriore esperienza scolastica m’iscrissi, ad Ancona, al corso per <<padrone marittimo>>. M’imbarcai così come ufficiale nel motopeschereccio <<Stanislava>>; dopo circa un anno si concluse l’imbarco presso questo natante e presi servizio presso la ditta Marchegiani Vittorio nella barca <<Giovanni Marchegiani>>. Nella baia di Nouakchott fui forzosamente dirottato ed internato dalle autorità mauritane, ma riuscimmo a architettare la fuga. Ciò mi valse il titolo di <<capitano coraggioso>>.

Nel 1968 celebrai il mio matrimonio con Giancarla e praticavo la pesca in Adriatico, Mediterraneo e Atlantico.

Nel 1971 la capitaneria di porto di Ancona mi fece la proposta di andare in Costa d’Avorio a rilevare un comandante di lungo corso: avrei preso il comando dei mezzi marittimi cioè rimorchiatori e pontoni semi-moventi per la posizione e l’appoggio della costruzione di un pontile a forma di T. Il pontile serviva per accostare le navi ed i lavori furono sovvenzionati economicamente dagli americani. Tale pontile serviva per l’estrazione della bauxite (roccia sedimentaria che costituisce la principale fonte per la produzione dell’alluminio). Gli americani stipularono una convenzione con le autorità ivoriane, quindi potevano estrarre <<gratuitamente>> la bauxite per venticinque anni e dopo tale periodo il pontone poteva essere utilizzato dalle varie ditte locali.

Dopo circa dieci anni di alternanza tra Italia ed Africa, decisi di tornare definitivamente a lavorare nel porto di San Benedetto e nel 1980 io ed i miei fratelli (Antonio e Giuseppe) facemmo costruire una barca in ferro di diciassette metri nel cantiere <<Catasta>> (situato ove attualmente è ubicata la capitaneria di porto).

Dopo due anni ci accorgemmo che la barca era piccola, quindi la vendemmo ed acquistammo un’imbarcazione più grande, che denominammo <<Nazzareno Grossi>>. Il 15 luglio 1985, presso l’isola di Pomo, alle ore 5, venimmo speronati da una motonave spagnola di centoventi metri di lunghezza per diciassette mesi di larghezza, nominata <<Calabria>> che trasportava i minerali a Venezia. In soli cinque minuti la nostra imbarcazione si inabissò e l’intero equipaggio venne messo in salvo dalla stessa nave speronatrice.

Dopo un mese io ed i miei fratelli acquistammo un ulteriore imbarcazione l’ <<Elda madre>>, praticando la pesca nel Mediterraneo e in Adriatico. Trascorsi cinque anni di duro lavoro sciogliemmo la società, vendemmo il motopeschereccio e prendemmo strade separate. A Mazara del Vallo acquistai l’imbarcazione <<Paolo Francesco>>, ma dopo circa cinque anni fui costretto a venderla e decisi di andare a Viareggio con mio figlio per acquistare una barca in ferro di ventidue metri che decidemmo di chiamare <<Do.Gi.El.Na>> (iniziali dei nomi della mia famiglia: Domenico, Giancarla- mia moglie, Elda- mia figlia e Nazzareno- mio figlio).

Nel 2004 vendemmo questo motopeschereccio ad una società di Mazara del Vallo per costruire l’ <<Helios>>, nave moderna ed innovativa, fabbricata ad Ancona con maestranza di Pesaro. La nave è stata costruita con le normative CEE. Dopo quattro anni di attività sono stato costretto a vendere questo gioiello per far fronte alle spese, che erano diventate insostenibili. Andai così in pensione con cinquantacinque anni di navigazione”.

Come mai ha scelto di fare questo mestiere?

“Per passione, ma anche per emulare mio padre, nonostante il suo parere contrario. Lui preferiva cha io studiassi”.

Quali sono la cosa più bella e la più brutta che le sono capitate?

“La cosa più bella in assoluto è la soddisfazione di essere stato richiesto nelle grandi società italiane, operanti all’estero, come tecnico di pesca e di manovre.

Dopo l’affondamento, gli episodi brutti sono rappresentati dalle intemperie e dal cattivo tempo.

Il mio rammarico più grande è la sconfitta di non avere la rilevazione della pensione per il lavoro svolto all’estero, quindi il mio indennizzo è la minima italiana”.

E’ cambiata la pesca negli ultimi anni? E’ aumentata o diminuita?

“No, quello che è cambiato è l’aumento delle spese di gestione che non permettono l’ammortizzazione dei costi. La quantità di pesce è aumentata, ma i costi di gestione sono triplicati”.

Ci sono molti pescatori? Ci sono molti pescherecci?

“Il numero dei pescatori locali è diminuito tantissimo e la maggior parte della manodopera è straniera. I pescherecci sono diminuiti del cinquanta percento”.

Ora che è in pensione, come trascorre le giornate? Le manca il lavoro in mare?

“Si, mi manca moltissimo ed è per questo che trascorro le mie giornate al porto.

Mi distraggo andando a ballare con mia moglie. Grazie alla maestra Luisa Filiaggi ho ripreso una vecchia passione di gioventù, che dovetti abbandonare per motivi lavorativi”.