Da “ilfattoquotidiano.it”
TASSARE DI PIU’ I CONSUMI E MENO IL LAVORO – Il giudizio sul bonus fiscale di 80 euro è di parziale sufficienza. Il fatto è che va garantito anche per il 2015 e da comunque da solo non basta: occorre “trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio” e “valutare l’efficacia della recente riduzione del cuneo fiscale assicurandone il finanziamento per il 2015″. Seguono altre prescrizioni: la delega fiscale va attuata “entro il marzo 2015″, approvando anche i decreti che riformano il sistema catastale per garantire l’equità e “l’efficacia della riforma sulla tassazione dei beni immobili“, “sviluppare ulteriormente il rispetto degli obblighi tributari, rafforzando la prevedibilità del fisco, semplificando le procedure, migliorando il recupero dei debiti fiscali e modernizzando l’amministrazione fiscale”, “perseverare nella lotta all’evasione fiscale e adottare misure aggiuntive per contrastare l’economia sommersa e il lavoro irregolare”. Più nel dettaglio servono poi misure sulle agevolazioni fiscali dirette (la cui portata deve essere “riesaminata”), sulla base imponibile (che va appunto “allargata”, soprattutto sui consumi) e sulle accise sui carburanti, in particolare l’”adeguamento delle accise sul diesel a quelle sulla benzina” e l’eliminazione delle “sovvenzioni dannose per l’ambiente“.

Che succede se si sposta la tassazione dal lavoro ai consumi con “pareggio di bilancio” e anzi “fiscal compact” (ovvero riduzione progressiva del debito di Stato e quindi dei risparmi dei cittadini?)
a) Aumenta il numero di lavoratori
b) Aumenta la produzione
c) Non aumentano i consumi (tassa sui consumi=minori tasse sul lavoro)
d) Non aumenta dunque l’inflazione che anzi diminuisce (più produzione e stessa quantità di moneta in circolazione nell’economia reale)
e) La maggiore produzione non può essere acquistata dai lavoratori a causa della tassazione sui consumi
f) La maggiore produzione può essere venduta solo all’estero
g) La maggiore produzione è concorrenziale nei mercati esteri perché, mancando una domanda forte interna, non subisce aumenti per inflazione (deflazione, quella che c’è attualmente) (punto d)
h) Ci sono più lavoratori ma complessivamente non si arricchiscono, e singolarmente si impoveriscono (lavorano tutti, producono di più, il consumo complessivo resta uguale, il consumo pro-capite diminuisce). Il lavoratore diventa più povero perché può consumare minori beni e servizi a fronte di una maggiore produzione
i) Gli esportatori si arricchiscono perché:
i-a) hanno più lavoratori allo stesso costo precedente;
i-b) aumentano la produzione;
i-c) non hanno una pressione inflattiva;
i-d) le loro merci sono più concorrenziali all’estero e così possono aumentare i profitti.

Quanto scritto è schematico e semplice ma è l’unico motivo per il quale una nazione con governo legittimamente in carica deve subire affronti di questo tipo, come capitato a Renzi e in passato a Berlusconi ed altri. Il Partito Democratico della Nazione fino ad oggi non ha capito quello che è accaduto. Può darsi che oggi qualcuno inizi a riflettere (l’1% del 40%, si spera).

D’altronde, in nessun giornale italiano oggi si legge qualche approfondimento in tal senso sulle strane osservazioni. Vi è una nuova classe dominante, gli esportatori, che in Europa sono grandi imprese, e in Spagna sono grandi imprese straniere trasferite in Spagna dopo la cinesizzazione di Rajoy. In Italia le medie imprese di eccellenza stanno passando in mano straniera – o delle poche grandi famiglie industriali italiane – e altre passeranno con la “raccomandazione” di nuove privatizzazioni: disancorate dal tessuto storico, culturale e sociale, il loro unico interesse è avere manodopera specializzata a buon mercato e prodotti competitivi sui mercati internazionali: se il mondo è un unico mercato, 6,95 miliardi di individui valgono più dei 60 milioni di italiani.

Altri approfondimenti erano già stati scritti qui, in merito alla cinesizzazione spagnola, e qui, in merito alla cinesizzazione italiana ed europea operata dopo Monti (intanto in Cina si inverte la rotta e si punta sui consumi interni, aumentando il deficit del 50%).

L’unica speranza, oggi (facciamo l’1%) è la vanità di Renzi. Il PDN gli andrà dietro qualsiasi decisione prenderà, gli italiani anche. Fra qualche mese invece non avrà più il potere che ha ora (figuratevi, a furia di manovre correttive e diktat commissariali). Ma questo è un discorso lungo.