Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di reti, social e “app”. Le tipologie di questi strumenti sono innumerevoli, ma tra tante ce ne sono alcune che sono utilizzate per la città e il territorio in modo innovativo.
Il primo sito è “[im]possible living” creata da Daniela Galvani e Andrea Sesta, lei architetto, lui ingegnere, fondatori del progetto crowdsourcing. Propongono un sito dove raccogliere e mappare informazioni su edifici abbandonati, totalmente segnalati dagli utenti del sito, dove ognuno potrà, suggerire proposte di recupero. In questo modo si creeranno gruppi di progetto che avvieranno localmente il processo di riqualificazione.
Sulla stessa traccia si trova “Urbanfile” che nasce in ambito milanese ma che nel giro di quattro anni si è ampliato in altre città. Nasce da una idea di Claudio Nelli, milanese, nella vita event manager e per passione inventore di Urbanfile insieme ai tre amici Roberto Arsuffi (grafico), Marco Montella (imprenditore) e Filippo Scotti (ingegnere) e nasce come idea per segnalare i cantieri dei lavori pubblici ma anche per dare la possibilità agli abitanti di segnalare lo stato di salute dei quartieri.
Il secondo strumento è un app per lo smartphone che si chiama “VAP” (Virtual Architectural Performance). VAP è uno dei dieci progetti vincitori della seconda edizione del bando Think Town, promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Cremona, e destinato a promuovere e sostenere la capacità progettuale e creativa dei giovani attraverso l’erogazione di contributi per la realizzazione di progetti innovativi. VAP è stato creato dagli architetti Davide Andrea Nolli e Francesca Alquati e fonde in se il passato di Cremona e il futuro, infatti tramite uno smartphone e un codice QR in punti chiave della città, il cittadino o il turista può interagire con il monumento o la piazza, vedendo come era o come sarà e potranno condividere direttamente l’esperienza con i loro amici attraverso i social network come Facebook ,Twitter, Linkedin, Behance, YouTube, Vimeo.
A livello ministeriale invece è stata avviata in via sperimentale un app per smartphone dall’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per segnalare presunte aree dove è avvenuta o sta avvenendo una trasformazione territoriale suscettibile di provocare nuovo consumo di suolo. I dati poi sono confrontati con la cartografia in possesso dell’Istituto.
Queste sono solamente quattro ma stanno nascendo in continuazione, ogni comune ne fa una, soprattutto a fini turistici, ma io vorrei portare l’attenzione invece sulla questione sociale, che ha anche dei riscontri di carattere urbanistico e architettonico. Alla base di questi siti c’è la voglia di dare la possibilità agli utenti finali della città e del territorio, tramite i nuovi strumenti come lo smartphone, di esprimere la propria opinione sulla qualità della città.
Questi strumenti oramai alla portati di tutti, si configurano come le nuove piazze, assemblee di quartiere, riunioni condominiali e consigli comunali aperti, dove discutere delle problematiche riguardanti il territorio. Soprattutto danno l’opportunità ai comuni e agli enti preposti a governare e amministrare il territorio, tramite la georeferenziazione (l’attribuzione a un dato di un’informazione relativa alla sua dislocazione geografica) di controllare il territorio rendendo attivo e responsabile il cittadino, gli enti potrebbero avere segnalato in tempo reale le problematiche della città ed emergenze sul territorio, avendo così il monitoraggio continuo tramite l’aiuto dei cittadini, in maniera gratuita come lo dimostra “Ushahidi”, che è una applicazione open-source e consente di segnalare incidenti/problemi e di ricevere avvisi.
Ulteriore utilizzo di tali strumenti è quello di carattere sociale. Ognuno di noi ad oggi ha uno smartphone, quindi grazie alla loro diffusione possono essere utilizzati per monitorare emergenze, mi viene da pensare alle categorie più svantaggiate: anziani, portatori di disabilità momentanea o permanente, potrebbero in ottica di rete territoriale accedere a servizi o avere assistenza immediata, limitando le permanenze nelle strutture ospedaliere. Il futuro del nostro territorio potrebbe avere un nuovo sviluppo sia economico che sociale, grazie a queste applicazioni sempre più in ottica di smartcity di cui tanto ultimamente si parla, logicamente tutto ciò è efficiente solamente se ci si integra, ci si aggrega, insomma se si fa rete tra enti e cittadini.
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Ho trovato interessante l’articolo, qualche anno fa ho avuto l’opportunità di ascoltare una conferenza al Forum PA sulle Smart City tenuta dall’architetto Carlo Ratti del Senseable Lab del MIT di Boston in cui si mostrava proprio come le nuove tecnologie fossero in grado persino di cambiare l’urbanistica delle città. Ho proposto in giro anche questa idea: http://www.slideshare.net/alessandrop84/san-benedetto20-6618797 ma senza padrini politici in Italia non si va da nessuna parte…
Grazie Alessandro, sono convinto come te che la tecnologia possa aiutare in positivo lo sviluppo (ma in Italia più il recupero) del territorio …. come sempre occorre una forte volontà politica di avviare certi interventi. Sono reduce da un viaggio a degli incubatori di start-up (h-farm, area science park e talentgarden) e ti posso assicurare che potenzialità ce ne sono
Potenzialità con questi rappresentanti della nostra politica non credo proprio
Concordo con il direttore proposi un paio d’anni fa un workshop sulle start-up a SBT ma l’amministrazione pensò bene di censurarmi
Intendevo che il settore ha delle potenzialità, alessandro mica male l’idea del workshop sulle start-up, magari tematiche sul turismo ….
Se vuoi possiamo lavorarci…
ok
si io ho anche degli interessanti contatti ….