
ACQUAVIVA PICENA – Nel gennaio del 2008 fu ritrovato in un casolare abbandonato vicino alla strada che conduce ad Acquaviva Picena, un corpo carbonizzato. Vicino alla contrada Fontepezzana. Il cadavere era di Keci Petrit, un giovane albanese. I carabinieri, durante le indagini, pensarono a un regolamento di conti perché il ragazzo era stato colpito da vari colpi di pistola in testa prima di essere bruciato. Fu dato alle fiamme per non essere riconosciuto.
Furono arrestati con l’accusa di omicidio volontario in concorso tre albanesi. Al processo di primo grado furono condannati a 30 anni di carcere da scontare a Marino del Tronto e la condanna fu confermata anche dalla Corte d’Appello di Ancona. La Cassazione annullò la sentenza rinviandola alla Corte d’Appello di Perugia che riconfermò la condanna data in precedenza. Ma ancora una volta la Cassazione decise di annullare il tutto e di rifare il processo a Firenze.
Un complicatissimo iter burocratico che ha inevitabilmente allungato i tempi arrivando infine alla scadenza dei termini della carcerazione facendo tornare gli albanesi in libertà. Attualmente i tre si trovano a San Benedetto del Tronto con l’obbligo di dimora. Hanno scontato solo sei anni in carcere sui trenta previsti.
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