SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una demolizione a metà, un rudere in bella mostra sul lungomare sambenedettese ed un mistero sempre più fitto attorno al destino di Villa Petrocchi, tuttora nelle mani della Magistratura dopo che lo scorso 23 aprile i Carabinieri del nucleo di Ancona hanno bloccato il cantiere chiamato a trasformare l’edificio in una nuova struttura chiamata ad ospitare appartamenti.

Il decreto di vincolo, firmato dalla Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche il 7 aprile, non sarebbe mai giunto nelle mani dei proprietari, che da sempre affermano di aver inaugurato la ristrutturazione al primo giorno utile, una volta scaduti i 120 giorni (che si aggiungevano ad ulteriori quattro mesi) richiesti da Ancona per la valutazione del manufatto.

La notifica è stata effettuata presso il Comune, come da prassi, e se ne ha conferma dalla cartolina di ritorno della raccomandata, firmata dal Funzionario Comunale Pompei, nella seconda decade di aprile”. A rivelarlo è il sovrintendente Stefano Gizzi a Riviera Oggi. “Ora – prosegue – sarebbe interessante accertare  come mai il decreto di vincolo sia sparito o sottratto in Comune, e dal Comune notificato ai proprietari con molto ritardo, nonostante la ricevuta di ritorno della raccomandata ritornata in Soprintendenza firmata e timbrata”.

Per quel che riguarda le caratteristiche artistiche del manufatto, Marco e Tiziana Egidi (figli di Cecilia Petrocchi) chiamarono in causa Vittorio Sgarbi, che in una relazione definì “privo di ogni interesse e dignità architettonica” il palazzo, etichettandolo di “fattura mediocre”.

Tesi totalmente rigettata dallo stesso Gizzi: “Il decreto di dichiarazione di interesse culturale  riguarda uno dei villini più significativi, dal punto di vista architettonico, del lungomare della cittadina costiera marchigiana, inserito in un insieme caratterizzato dalle presenza di altri manufatti fine-ottocento e liberty. Esso si differenzia da questi ultimi quale modello non comune di edilizia di stampo razionalista a San Benedetto, le cui caratteristiche morfologiche e tipologiche sono tali da inquadrarlo come testimonianza da conservare, nel territorio marchigiano, di una delle declinazioni locali del Movimento Moderno”.

Il sovrintendente ricostruisce quindi la vicenda: “Il procedimento per la dichiarazione del suo interesse particolarmente importante, conclusosi recentemente con il Decreto emesso dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche su impulso della Soprintendenza, è stato lungo e complesso. In sintesi, si sono avuti un primo avvio del procedimento nell’agosto del 2013, una partecipazione dei privati al procedimento e la produzione di osservazioni nel novembre 2013, una successiva nota di risposta della Soprintendenza a fine novembre 2013, un invito della Direzione Regionale alla Soprintendenza ad effettuare ulteriori approfondimenti, un secondo nuovo avvio del procedimento a dicembre 2013, ulteriori contro-osservazioni della proprietà a metà marzo 2014 e definitive controdeduzioni della Soprintendenza”.

I due principali rilievi su cui si fondavano le osservazioni degli Egidi poggiavano sulla datazione della villa (“che veniva da loro erroneamente ritenuta inferiore ai cinquant’anni occorrenti per il vincolo”) e all’assenza di decorazioni ed ornamenti. “Dalle ricerche effettuate presso il Comune di San Benedetto e presso l’ex catasto – informa Gizzi – la datazione risale alla metà della decade degli anni Trenta del Novecento e l’edificio stesso risulta già accatastato nel 1939, e le limitate trasformazioni successive non sono tali da inficiarne il valore e la qualità architettonica. La mancanza di decorazioni è una delle caratteristiche intrinseche dell’architettura di stampo razionalista, la quale, al contrario, vedeva proprio nell’ordine funzionale e nell’essenza tettonica degli edifici i principi cui attenersi, rifiutando il ricorso ad elementi di abbellimento esteriori”.

Contemporaneamente alla replica di Gizzi, i Vigili del Fuoco hanno effettuato un sopralluogo di routine presso Viale Marconi per verificare la stabilità della struttura.