SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Centrocampista gentleman, team manager dall’aplomb in autentico stile inglese. Fabrizio Malizia, si sveste di maglietta e pantaloncini per indossare abiti dirigenziali nella società dove è cresciuto e ha chiuso la sua carriera calcistica. Attento osservatore, tenace ma con garbo, elegante nell’infondere energia ai suoi ragazzi. La sua pacatezza è il miglior stimolo dato alla squadra per affrontare ogni partita, dietro alla quale si cela una determinazione vera forza del Porto d’Ascoli.
Hai appeso le scarpette, qualche rimpianto?
“Nessun rimpianto. A 30 anni esatti mi ero promesso di appendere le scarpe al chiodo, poi ho iniziato ad avere difficoltà a far conciliare gli impegni lavorativi con quelli sportivi, così ho deciso di smettere. Anche se non nego che ogni tanto ho un po’ di nostalgia nel vedere i miei ex compagni in campo”.
Avresti mai pensato di ricoprire il ruolo di team manager? Come ti sei trovato?
“Diciamo che mi ha sempre stimolato l’idea di ricoprire un ruolo da dirigente. La prima esperienza è stata sicuramente positiva facilitato ovviamente da un contesto organizzativo impeccabile”.
Cosa ti ha dato il Porto d’Ascoli e cosa speri di dare a questa società?
“Sono nato e cresciuto nel Porto d’Ascoli per cui per me è un onore far parte di questa società ed aver raggiunto insieme questi obiettivi. Spero di poter dare tutta la mia voglia di far bene e di migliorarsi costantemente”.
Lo scorso anno vincitore da giocatore, in questa stagione da dirigente. Stesse emozioni?
“Emozionante in entrambi i casi. Forse un po’ di più quest’anno perché abbiamo raggiunto un traguardo storico ed inaspettato per qualcuno”.
Fabio Straccia, amico nella vita e compagno in questa avventura. Se te l’avessero detto tempo addietro ci avresti creduto?
“Sinceramente no. Quello che mi lega a Fabio come a tanti altri ragazzi è un amicizia fraterna ed è davvero belle condividere insieme anche queste esperienze oltre a tutto il resto”.
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