SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un’assenza piena di significati, usata dal centrosinistra per passare al contrattacco. Il Popolo della Libertà diserta il Consiglio bis sull’assestamento e l’equilibrio di Bilancio, provocando la reazione agguerrita della maggioranza, decisa a rinfacciare la decisione dei berlusconiani di rimanere a casa.

Gaspari stavolta non ha problemi di numeri, anche se durante un animato intervento dichiarerà di non aver mai temuto scivoloni. Per questo motivo non fanno testo le presenze fin dall’inizio di Loredana Emili e Luca Vignoli. L’ex An è l’unico a rispondere all’appello tra i banchi dell’opposizione, a riprova di una frattura ormai irreversibile con i suoi colleghi di partito.

Se uno lavora per il bene della città si presenta in assise, in prima fila”, contesta il sindaco. “L’atto ebbe un problema d’origine, ma non possiamo dimenticare da cosa fu generato. Chi governa sa quali sono le difficoltà. Il 30 novembre ancora non c’erano stati i decreti attuativi. Nel 2013 sono stati penalizzati i Comuni che avevano approvato i Bilanci prima di giugno. Criticateci sulle cose serie. Quando una minoranza si mette sul piano del cavillo e del fioretto giuridico vuol dire che non ha argomentazioni”. Poi l’avvertimento: “Approveremo il Bilancio di previsione nella prima decade di maggio. Le stampelle? Sono una barzelletta, la maggioranza è di 13 consiglieri”.

Gaspari conferma il ricorso al Consiglio di Stato, smentendo di aver mai definito “politicizzato” il pronunciamento del Tar: “C’è stato un nostro atteggiamento di silenzio, attesa e rispetto. Sul tema sono state scritte le più grandi sciocchezze. Ci siamo rivolti al Prefetto, chiedendo cosa dovessimo fare. Ci hanno risposto di tornare in assise, senza una diffida. Questa ci sarebbe stata in caso di inadempienza entro il 30 aprile. Il nostro Bilancio è perfettamente in equilibrio, non ci possono imputare nulla”.

Il Pdl è lontano. Marca così la propria contrarietà alla riproposizione della delibera. L’atteggiamento disorienta pure i presenti, che si sarebbero aspettati una battaglia dialettica basata su un parere del Tribunale Amministrativo che, al momento, dà ragione al movimento azzurro.

“Avremmo voluto confrontarci con loro”, esordisce l’assessore Urbinati. Gli fanno eco Vinicio Liberati (“solerti quando fa comodo a loro”) e Claudio Benigni: “Un errore formale non inficia la sostanza”, dice il capogruppo Pd. “Bene facemmo a respingere la pregiudiziale. Prendiamo atto che a San Benedetto l’opposizione la fa il Tar”.

Duro, com’era immaginabile, l’intervento di Loredana Emili. “Se si partecipasse ad un bando e si arrivasse in ritardo di dieci minuti, la domanda presentata non sarebbe valida. Nel Lazio non furono presentate le liste in tempo ed il Pdl fu escluso dalle Regionali. Le regole valgono per tutti”.

L’esponente dei Diversamente Democratici rifiuta in toto le giustificazioni dell’amministrazione comunale: “Discutiamo di un errore, ma un errore presuppone inconsapevolezza, buonafede. Se uno è cosciente e commette ugualmente quell’azione diventa altro. Una cosa è certa: non c’è informativa, nota, parere, né del Ministero né del Prefetto che possa annullare una sentenza del Tribunale Amministrativo. Semmai c’è il Consiglio di Stato. Pertanto, si potrà parlare di tempo galantuomo il giorno in cui ci sarà la seconda sentenza. Va inoltre ricordato che con questa delibera, senza colpo ferire, è stata rimessa l’Imu sulla prima casa senza che il Pd facesse una riflessione. Alla faccia della diminuzione della pressione fiscale”.