SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un salto indietro di cinque mesi, senza la possibilità di mutare una virgola. Il Consiglio Comunale del 28 aprile non farà altro che bissare l’assise del 30 novembre 2013, con l’approvazione di un documento che non conterrà aggiunte, né aggiornamenti.

Una sorta di “Ritorno al futuro” che non terrà conto del corso degli eventi. A partire dalla spartizione legata all’aliquota Imu sulla prima casa, con lo Stato che all’epoca avrebbe rimborsato solo il 50% della somma. Il Comune si affidò alla nota stampa del Governo, datata 27 novembre, sostituita – a delibera approvata – da un decreto legge che stabilì il nuovo rapporto di 60-40.

La mini-Imu fu versata prendendo in esame la nuova proporzione. Su 2 milioni complessivi, 800 mila sarebbero giunti dalle tasche dei cittadini, mentre gli altri 1,2 direttamente da Roma.

A poche settimane dall’equilibrio di Bilancio, l’esecutivo guidato da Letta annunciò un taglio di 2,5 milioni, invece che di un milione. Un’azione che indebitò improvvisamente l’ente di 1,5 milioni, coperti per 500 mila euro dalla spending-review. La modifica della tariffa sugli immobili di prima abitazione servì pertanto a rientrare del restante milione.

“Non è detto che ci venga rimborsato tutto”, avverte l’assessore alle Finanze, Fabio Urbinati. “In ogni caso intendiamo restituire ai sambenedettesi la quota versata, mediante interventi che studieremo prossimamente”.

La lettera della Prefettura è stata inviata martedì ai componenti della Commissione Bilancio, che poi la gireranno ai consiglieri del partito di riferimento. I Cinque Stelle non hanno gradito il ritardo: “Ci tocca apprendere certe informazioni dalla stampa”, contesta Giovanni Marucci. “Documenti così importanti finiscono prima nelle redazioni dei giornali e solo dopo nelle nostre mani”. L’esponente grillino fa quindi sapere che non sa ancora quale atteggiamento adotterà il prossimo 28 aprile, giorno dell’assise riparatoria.

Di sicuro il Popolo della Libertà non garantirà il numero legale. Stesso atteggiamento verrà adottato da Loredana Emili, Sergio Pezzuoli e forse Domenico Pellei, che parteciperanno ai lavori solo in caso di reale svolgimento del civico consesso.

Gli occhi saranno più che mai puntati su Marco Calvaresi. Il presidente dell’emiciclo affermò che mai avrebbe disertato un appuntamento da lui fissato. Non sarà questo il caso, dato che l’ordine stavolta è arrivato dal Viminale. Calvaresi dovrà inoltre difendersi dalle accuse provenienti dagli ex dissidenti del Pd, inviperiti per la mancata attuazione della modifica delle Commissioni Consiliari. “Invito il presidente ad adempiere ai suoi compiti e a ratificare una volontà passata in Consiglio, altrimenti saremo costretti ad inviare una segnalazione al Prefetto”, tuona la Emili.

NEL PDL NUOVO CASO VIGNOLI Alla Commissione Bilancio non è  passata inosservata l’assenza del Pdl. Promotori del ricorso al Tar, che ha successivamente paralizzato l’attività amministrativa, i berlusconiani si sono aggrappati alla presenza di Giacomo Massimiani, in realtà  facente riferimento alla Lista Gabrielli. A rappresentare il movimento azzurro ci sarebbe dovuto essere Luca Vignoli, da tempo in rotta di collisione col suo partito e dunque non pervenuto.