da Riviera Oggi 986 in edicola

CASTORANO – “Conosci i bambini,  conosci le loro famiglie, vivi nello stesso paese, non puoi stare zitta o non preoccuparti, dovevo parlare e far sapere cosa mangiavano i piccoli a scuola.” Anna Maria Profili ha lavorato per 9 anni nella mensa della scuola materna di Castorano, “mettendo anima e cuore per preparare il pranzo ai miei bambini, arrivando anche a fare gli gnocchi a mano” ci rivela la stessa Anna Maria, le “polpette già pronte non le ho mai usate”. Nonostante la dedizione e l’attenzione messa nel suo lavoro, Anna Maria Profili, dallo scorso 21 marzo non ne ha più uno. Non ha più un lavoro perché  non ha voluto tacere, ha voluto rivelare che la cooperativa per la quale lavorava, la stessa che forniva i pasti alla scuola, non rispettava il capitolato d’appalto mettendo nei piatti dei bambini carni e latticini provenienti dalla Polonia al posto dei latticini freschi, delle verdure biologiche e delle carni marchigiane Igp concordate nel contratto stipulato col comune di Castorano.

“Un’autentica vergogna etica e giuridica il licenziamento della cuoca”  ha scritto la Ugl (Unione Generale del Lavoro) negli scorsi giorni “è stata licenziata perché non in linea con gli interessi della cooperativa” si legge nel comunicato del sindacato “ma una cuoca tra l’integrità alimentare, peraltro prevista dall’appalto, dei bambini e gli interessi della cooperativa per cui lavora deve sempre scegliere la difesa dei bambini.” Proprio per aver preso le parti dei bambini e delle famiglie in un’assemblea pubblica lo scorso 17 marzo, la signora Profili è stata licenziata nonostante “avessi tutto da perdere rivelando la verità, visto che il mio compagno non lavora e al momento non abbiamo un reddito” ci spiega la stessa cuoca “ma ho dovuto farlo, è una questione etica.”

Cerchiamo di capire però la questione nel suo insieme e dal principio. La signora Profili ha lavorato per  9 anni nella mensa della scuola, 7 dei quali passati alle dipendenze della cooperativa che il mese scorso le ha dato il benservito. In tutti questi anni si è sempre preoccupata della salute dei suoi alunni “curando direttamente i rapporti con i fornitori e spingendo sempre per avere carni e in generale prodotti italiani e di qualità” ci spiega la stessa cuoca. Tutto questo fino a settembre 2013 quando un’altra cooperativa inizia a provvedere, tramite una propria rete di fornitori, alle materie prime che occorrono alla mensa scolastica. In quei giorni Anna Maria inizia a sospettare che la cooperativa per la quale lavorava, avesse subappaltato a questa seconda cooperativa, la fornitura delle cibarie, cibarie per le quali l’impresa continua a ricevere 4,50 euro a pasto per un totale di circa 150 pasti giornalieri. Il sospetto di Anna Maria diventa certezza quando, una volta notato che carni e latticini che venivano scaricati erano di provenienza polacca, la stessa cuoca decide di chiedere delucidazioni ai nuovi fornitori. “Mi hanno risposto che per 1,70 euro a pasto non potevano permettersi di fornire qualcosa di diverso e in quel momento ho capito che la mia cooperativa continuava a percepire i 4,50 euro a pasto subappaltando il tutto però alla cooperativa che era subentrata” ci spiega Anna Maria.

Non è finita qui però. Nel dicembre scorso infatti la nuova scoperta. La stessa cuoca, navigando in internet sulla pagina del comune di Castorano si imbatte nel testo integrale del contratto d’appalto stipulato con lo stesso ente da parte dei suoi datori di lavoro. Dal contenuto del contratto, “di cui io ero sempre stata tenuta all’oscuro” precisa la Profili, ho letto che la cooperativa è tenuta a fornire carni marchigiane Igp, frutta e verdura biologiche, olio d’oliva biologico e latticini freschi e consegnati giornalmente. “Da qui il mio stupore visto che le carni che arrivavano erano chiaramente provenienti dalla  Polonia così come i latticini, i quali, tra l’altro erano consegnati una volta a settimana” continua la ex-dipendente. In quel momento la Profili decide di avvisare il comune, parte lesa nella faccenda, e dall’ente ottiene la promessa di controlli, i controlli arrivano a fine febbraio ma non vengono riscontrate irregolarità nella fornitura. Anna Maria invece viene prima messa in ferie “forzate” da parte dell’azienda per circa 15 giorni prima di essere definitivamente licenziata il 21 marzo scorso, al termine di un’escalation di avvenimenti “abbastanza strani” commenta la stessa donna “ visto che io dell’intera faccenda, con la cooperativa non avevo fatto parola.”

Nel frattempo, tra sospetti e verità nascoste, anche le famiglie dei bambini sono venute a sapere dell’intera faccenda, avvisate dalla stessa Profili, e dopo una serie di incontri con le autorità della cittadina e col presidente della cooperativa che gestisce l’appalto è scattata la denuncia ai carabinieri e un esposto alla Magistratura.

In attesa di ulteriori sviluppi rimane l’amaro in bocca per i genitori, sentitisi traditi dalla poca trasparenza mostrata dalle parti in causa. Una mamma ci dice infatti: “in famiglia lavora solo mio marito, paghiamo 50 euro al mese per i pasti a scuola, vorrei che almeno i nostri sacrifici fossero commisurati alla qualità dei piatti serviti ai nostri bambini” e ancora un’altra: “vorremmo che i nostri figli mangiassero cibo di qualità o comunque che almeno ci venisse detto con chiarezza cosa finisce nei loro piatti.” Già perché in fondo non è una questione di “pancia”, ma come ricordato da Anna Maria Profili, è una questione etica.