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Figli di un dio minore è un film del 1987 il cui titolo è entrato nel lessico comune per indicare un gruppo di persone che non gode della stessa considerazione sociale rispetto al resto della collettività. Proprio come i sordomuti del film di Randa Haines, gli abitanti del quartiere Agraria, tra allagamenti, improbabili progetti di impianti di stoccaggio e un livello di inquinamento decisamente superiore alla media, in questi anni devono essersi sentiti aggrediti, ridicolizzati, perseguitati, figli di un dio minore appunto.

Come se ciò non bastasse nelle ultime settimane un nuovo scandalo sembra aleggiare all’Agraria e si tratta di nuovo di uno scandalo ambientale che ha per oggetto questa volta la “Piattaforma Ecologica”di Via Val Tiberina 148, discarica abbandonata da anni che con i suoi rifiuti rischia di avvelenare un intero quartiere e non solo.

Da alcune settimane ci stiamo occupando del problema e, sin dall’inizio, la situazione attorno alla “Piattaforma Ecologica” è sembrata decisamente poco chiara a causa di continui cambi ai vertici delle società che controllavano il sito, un fallimento intervenuto nel 2009 e continui provvedimenti sospensori adottati dagli enti locali, tutti fattori che non fanno che addensare nubi attorno al problema soprattutto in relazione a quello che dovrebbe essere il fine che le autorità dovrebbero perseguire: l’accertamento dei reati ambientali commessi e l’individuazione dei responsabili.

Dai documenti emessi dalla Provincia, dai quali abbiamo appreso che nel sito sono presenti rifiuti pericolosi e altamente infiammabili come potassio persolfato e resine a scambio ionico, è pacifico  il fatto  che la discarica sia stata gestita in maniera scriteriata e nell’assoluta non curanza delle leggi ambientali vigenti e non a caso l’ente provinciale ha minacciato nel 2006 e nel 2009 la Piattaforma Ecologica di revoca dell’autorizzazione per illegale trattamento dei rifiuti.

Come se ciò non bastasse un ulteriore elemento rischia, nel caso venisse confermato, di dare dei contorni ancora più preoccupanti all’intero scenario ovvero il timore che nel sito siano presenti rifiuti radioattivi. Procediamo però per gradi: nel 2002 un’interrogazione parlamentare presentata tra gli altri dall’allora esponente della Margherita Ermete Realacci, chiedeva approfondimenti in merito alla presenza di grafite radioattiva nello stabilimento Sgl Carbon di Ascoli Piceno, grafite poi sequestrata dopo un controllo della Usl. Questo fatto di per sé non sembrava collegato alla Piattaforma Ecologica, almeno fino a qualche mese fa, quando un articolo di Pasquale Bergamaschi sul Resto del Carlino riportò le dichiarazioni di un dipendente della discarica in zona Agraria il quale asseriva che nel sito di smaltimento era presente una certa quantità di grafite radioattiva.

Il nesso logico che unisce i due avvenimenti è piuttosto marcato e al puzzle oggi possiamo dare un pezzo in più: grazie infatti alla preziosa collaborazione di Peppe Giorgini, attivista di M5S e soprattutto cittadino dell’Agraria , siamo riusciti a consultare uno studio sulla grafite sequestrata alla Carbon commissionato, a seguito dell’interrogazione parlamentare e delle inchieste di Legambiente, dall’Istituto Superiore della Sanità alle università di Urbino e Perugia. Dalle conclusioni dello studio  leggiamo che “le analisi chimiche svolte concordano tutte a concludere che i campioni di grafite presentano  una radioattività non di origine naturale, che la grafite contiene uranio sottoposto a processi di separazione chimica e isotopica e che quindi in conclusione la contaminazione è una contaminazione da uranio impoverito”. Lo studio poi si conclude  con l’accertamento che “le quantità in gioco erano tali da non costituire un rilevante problema radioprotezionistico e da non richiedere generalmente l’adempimento di obblighi derivanti dall’applicazione della normativa vigente” visto che l’ambiente in cui era presente la grafite (ovvero lo stabilimento Carbon ndr) era sufficientemente protetto e controllato. Lo studio tuttavia rileva anche che, leggiamo ancora “se in un altro insediamento produttivo o altro luogo di lavoro si riscontrasse una parte consistente del materiale immagazzinato con concentrazioni di attività elevate come quelle riscontrate in alcuni campioni sottoposti a misura, potrebbe sussistere un rischio non trascurabile di esposizione dei lavoratori alle radiazioni”. Quest’ultimo assunto in particolare, visto lo stato di assoluto degrado e abbandono della Piattaforma Ecologica, fa salire una certa preoccupazione e ingenera il dubbio che, nel caso le dichiarazioni dell’ex dipendente fossero vere, la grafite presente con tutta probabilità proverrebbe proprio dalla Carbon e, trovandosi in condizioni di stoccaggio inadeguate e pericolose, rappresenterebbe, proprio come descritto dallo studio del’Iss, un pericolo di contaminazione da radiazioni.

Spiegate le irregolarità e gli eventuali reati ambientali che si possono prefigurare attorno alla gestione della Piattaforma, spetta ora alle autorità preposte il compito più arduo ovvero l’individuazione dei responsabili. L’operazione non è però delle più semplici visto l’alone di incertezza che c’è attorno alla gestione del sito di stoccaggio il quale, dal 1998 ha cambiato più volte gestori, molti dei quali sono irreperibili o falliti come la Netturbà Srl, il che renderebbe i procedimenti penali e civili piuttosto difficoltosi soprattutto per quanto riguarda l’individuazione di un responsabile a cui chiedere il risarcimento del danno o il ripristino dello stato dei luoghi. Anche su questo fronte però abbiamo nuovi e interessanti sviluppi. Fino a poco tempo fa si pensava infatti che nessuna delle società coinvolte nello stoccaggio rifiuti del sito fosse ancora in attività tranne il consorzio Formula Ambiente di Forlì che è proprietario del terreno in via Val Tiberina 148 ma che secondo il testo unico sull’ambiente ovvero il decreto legislativo 152 del 2006 non poteva essere considerato responsabile nel caso fosse risultato soltanto proprietario senza nessun coinvolgimento nelle attività inquinanti. Oggi però, grazie ad alcune visure camerali ottenute da Peppe Giorgini, sappiamo che il suddetto consorzio Formula Ambiente non è stato sempre semplice proprietario dei terreni ma sappiamo che per un periodo, dal 16 marzo 2005 al 9 gennaio 2007 è stato socio unico della Piattaforma Ecologica srl e quindi coinvolto attivamente nella gestione delle attività della discarica, risultando così per il decreto legislativo 152/2006 come responsabile delle eventuali attività inquinanti.

Spetterà ora alle autorità competenti attivarsi per accertare i probabili reati ambientali, per ricercare i responsabili e soprattutto per ridare dignità a un territorio, quello dell’Agraria, troppe volte prevaricato e stuprato.