SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Arriva il momento in cui si rende necessario porre un argine, soprattutto quando ridicoli tentativi di satira possono diventare il ventaglio che alimenta un fuoco, quello della violenza. Violenza che finora si limita alle parole”. Comincia così lo sfogo di Giovanni Gaspari in merito ad un falso tweet a suo nome circolato nei giorni scorsi sui social-network.

L’ANTEFATTO Tutto ha inizio il 6 febbraio, quando comincia a farsi largo in rete lo screenshot di un finto cinguettio del sindaco, in merito alle vicissitudini societarie dell’Ascoli Calcio. “Bellini? Arusta furia”. Che tradotto vuol dire “mi gusta un sacco”. L’idea del fake viene percepita immediatamente, anche in virtù delle roventi polemiche piovute sulla testa della Presidente della Camera, Laura Boldrini, per un episodio simile.

Il primo segnale giunge dall’impatto generato dal messaggio, decisamente sorprendente e proprio per questo motivo poco credibile se messo in bocca ad un amministratore locale. Segue un altro immediato indizio: il testo non compare sulla bacheca ufficiale del primo cittadino e, ennesima anomalia, gode di ben 666 ‘retweets’ e di alcun cenno di gradimento (zero ‘favorites’). C’è poi la premessa di chi quel tweet l’ha fatto girare per primo: “Un po’ di satira non guasta – dice Piero Zazzetta su Facebook – pijemocela a ride, che sennò piagnemo sempre”.

La pratica, in graduale espansione, è facilitata dal sito lemmetweetthatforyou.com, che consente di confezionare gratuitamente cinguettii fasulli. Le potenziali vittime? Chiunque goda di un profilo Twitter: Papa Francesco e Barack Obama compresi.

INSULTI ALLO STADIO L’ironia però si è ben presto trasformata in insulti, pronunciati durante il match della Sambenedettese contro la Folgore di domenica pomeriggio. Nel mirino dei tifosi ovviamente Gaspari. “La città, la Sambenedettese ed i tifosi hanno già sufficienti problemi, per risolvere i quali occorrono serenità ed unità. Queste gesta, se volevano essere goliardiche, sono sicuramente di pessimo gusto e servono solo a buttare benzina sul fuoco, nel tentativo  abbastanza maldestro  di delegittimare un ruolo ed una persona. E l’unica cosa che hanno finora prodotto è stata una grande rabbia che è sfociata nei cori allo stadio. Credo che sia arrivato il momento per queste brave persone di vivere e brillare di luce propria, sempre che ne siano dotati, senza dedicarsi a screditare gli altri per tentare di alimentare il proprio ego. Qualcuno si diverte alle mie spalle, andrò alla polizia”.

IL CASO ‘GRAN PAVESE’ La stizza del sindaco si allarga tuttavia alla contemporanea ‘bufala’ di un premio – il Pavese Rossoblu – assegnato in passato allo stesso Francesco Bellini: “Una campagna denigratoria. Tra i premiati elencati sul sito ufficiale del Comune il nome non c’è. Ma gli untori sono passati al contrattacco facendo intendere che non fossi capace di attrarre gli imprenditori ed in particolare l’ italo-canadese, che per tutta risposta a questa scarsa attrattività avrebbe comprato l’Ascoli”.