RivieraOggi.it apre le sue pagine ai contributi di alcuni cittadini, provenienti da diverse esperienze professionali, culturali e sociali. In questo articolo ospitiamo Antonella Roncarolo, che proseguirà il suo contributo nelle pagine del blog “Note Ripetute“.

La scuola deve ritrovare il suo ruolo di formatore delle nuove generazioni, ma anche la sua capacità di sognare ed emozionare.

Raccontare la scuola è raccontare il mondo. Perché la scuola è il mondo, quello di oggi, ma soprattutto quello di domani, un mondo che ci racconta chi siamo stati, chi saremo, ma soprattutto quello che vorremmo essere.

Negli ultimi vent’anni, l’informazione ha trattato la scuola raramente e, quando lo fatto, ne ha parlato in maniera superficiale e volgare. E la gente ha registrato le notizie senza ascoltarle, senza spirito critico, ormai perduto, senza ribellarsi.

E oggi circolano solo e sempre le stesse basse opinioni: insegnanti fannulloni e incapaci o ancor peggio precari (aggettivo qualificativo dell’insegnante supplente con addebito di colpa non sua), alunni perditempo o pericolosi bulli, strutture fatiscenti.

Usando semplicemente un ragionamento induttivo, la scuola, per le famiglie, gli studenti e l’opinione pubblica, cioè per tutti, è “vecchia”.

E’ vecchia la classe docente che ormai supera in larga percentuale i sessant’anni e sono vecchie e fatiscenti le strutture edilizie.

Ma, se fosse così, e se vivessimo in un paese normale, la soluzione sarebbe facile.

Con un colpo di spugna si potrebbero pensionare i vecchi insegnanti sostituendoli con i giovani che sono in attesa e con qualche finanziamento ristrutturare e costruire nuovi edifici scolastici.

Purtroppo non è solo questo.

Si diventa vecchi quando si smette di sognare. E la scuola italiana ha smesso di farlo.

Ha smesso di sognare quando i presidi sono stati promossi a dirigenti scolastici, raddoppiando il loro stipendio e istruendoli da manager aziendali, perdendo quel rapporto umano e didattico che aveva caratterizzato la scuola italiana fino agli anni ottanta e che ne aveva fatto una delle migliori del mondo.

Ha smesso di sognare quando un fedele ministro del ventennio berlusconiano, Renato Brunetta, si è permesso di offendere insegnanti, bidelli e addetti all’amministrazione chiamandoli fannulloni e inventando una serie di leggine per controllare burocraticamente il loro lavoro come in un’azienda, non riconoscendo il grande ruolo sociale della scuola.

Ha smesso di sognare quando l’ex ministro Maria Stella Gelmini, ha fatto passare come una riforma epocale della scuola il taglio di 8 miliardi di euro dalle risorse scolastiche (nello stesso momento al ministero della difesa venivano erogati 29 miliardi di euro per l’impegno in Afghanistan), togliendo di mezzo maestri (ricordate la retorica sul maestro unico?), eliminando ore e materie dalle scuole superiori pubbliche (senza naturalmente toccare le ore di religione e i finanziamenti alle scuole private).

Tutto questo nel silenzio assordante dei sindacati, dei genitori e degli studenti che solo ora si accorgono dei danni che hanno subito.

Della scuola, della sua capacità di emozionare e sognare, dei suoi problemi e della sua valenza nella società.

Di questo e molto altro si parlerà in questa pagina.