L’è tutto un gran parlare (l’ho sentito condividere poco fa da Santoro, da Brunetta, che ha votato pareggio di bilancio e fiscal compact, da Rampini, che scrive nel giornale più filo-austerità d’Italia, e da Landini il sindacalista) che occorre trovare i soldi e che quindi occorre superare il vincolo del deficit al 3% imposto dall’Europa.

Tutto – assolutamente – vero e sacrosanto.

Il fatto che persino chi ha benedetto l’austerità ora lo dica, è positivo.

Ma costoro che pensano di far come la Francia (deficit 2013 al 4,5%), la Spagna (al 10,5%), forse non l’hanno capita.

Non l’hanno capita che fare deficit in una situazione in cui lo Stato non ha alcuna proprietà sulla moneta immessa nel sistema economico, significa veramente andare verso il fallimento, a meno che il prodotto interno lordo non superi l’ammontare di interesse reale. Che in Italia, adesso che Pinocchietto Letta sbuggera al Tg1, è al 3,3%, una enormità (in Giappone è al -0,5%).

Non l’hanno capita che lo Stato italiano, francese, spagnolo, portoghese, è stato annullato nella sua essenza e ridotto al rango di una famiglia o di una impresa e che quindi non può e non deve indebitarsi all’infinito e non ha capacità di immissione di moneta priva di debito, come una qualsiasi famiglia o impresa, a meno che il reddito generato dall’indebitamento non superi quest’ultimo.

Il che è di fatto impossibile.

Dunque stare dentro l’Unione Eurocratica rispettando il 3% (in maniera tanto malsana quanto Letta e Saccomanni hanno fatto, sul sangue degli italiani, per correggere lo 0,1%, su ordine teutonico) conduce alla morte per asfissia immediata l’economia; stare dentro l’Unione Eurocratica non rispettando il 3% conduce alla bolla speculativa pubblica, con immane e prossimi disastri.

Ditelo, Letta, Saccomanni, Brunetta, Landini, Rampini, e Santoro! Un passo alla volta, vi aspettiamo.